LA FORZA DELLE IMMAGINI/THE POWER OF IMAGES
Fondazione MAST
via Speranza 42 - Bologna
fino al 24 settembre 2017
La Fondazione MAST presenta una nuova mostra tratta dalla propria collezione di fotografia industriale. Sessanta autori dagli anni venti a oggi mostrano con oltre cento opere (alcune costituite da decine di scatti) il dirompente potere espressivo del linguaggio fotografico nei suoi molteplici significati. La mostra LA FORZA DELLE IMMAGINI raccoglie una vastissima selezione di scatti provenienti dal mondo della produzione, una pletora di impressioni, un profluvio di visioni dell’industria pesante e di quella meccanica, della digitalizzazione, della società usa e getta.
Thomas Struth Hot Rolling Mill, Thyssenkrupp Steel, Duisburg 2010 178,9 x 209,4 cm Chromogenic print © Thomas Struth, 2017
Lo sguardo di oltre sessanta fotografi ci conduce attraverso il regno della produzione e del consumo, aiutandoci a sviluppare nuove modalità di visione. L’esposizione mette a fuoco gli ambienti che caratterizzano il sistema industriale e tecnologico, tocca questioni chiave di natura sociale, politica, collettiva ma, più che i fatti puri e semplici, le immagini cercano di raffigurare nessi e riferimenti articolati, profondi, presentando all’osservatore realtà complesse, che determinano anche un coinvolgimento emotivo e sensoriale. L’universo iconografico dell’industria e del lavoro, della fabbrica e della società cui questa mostra dà vita è permeato dall’idea della pluridimensionalità: molti livelli diversi e linee temporali che corrono parallele o si incrociano. La mostra propone le opere di fotografi e artisti tra cui Berenice Abbott, Richard Avedon, Margaret Bourke-White, Thomas Demand, Simone Demandt, Jim Goldberg, Hiroko Komatsu, Germaine Krull, Catherine Leutenegger, Edgar Martins, Rémy Markowitsch, Richards Misrach, Jules Spinatsch, Edward Steichen, Thomas Struth, Shomei Tomatsu, Marion Post Wolcott e molti altri.
Marion Post Wollcott (New Jersey, USA, 1910 – Santa Barbara, USA, 1990) Figlio di minatori, West Virginia, 1941 c. Miner’s Child, West Virginia, c. 1941 Stampa ai sali d’argento Gelatin silver print 21,6 × 15,6 cm © Marion Post Wolcott
La mostra ci guida in un itinerario iconografico che presenta il mondo del lavoro, della fabbrica e della società industriale dal 1860 a oggi. La mostra racconta tutte le sfaccettature di questo mondo: si riconoscono i paesaggi industriali e più in generale quelli urbani, spiccano i macchinari e gli altri strumenti, la vita sociale dell’uomo-operaio, scandita dagli scioperi e dalle riunioni sindacali. Presenta un’ampia panoramica che copre molti settori industriali: dal metallurgico al minerario, dal tessile al chimico, dall’elettronico all’alimentare e molti altri ancora.
Diversi settori, diversi periodi, diverse atmosfere: la nuova mostra del MAST presentata al pubblico, costruisce un’epopea per immagini che riscopre e riporta alla luce il potenziale di queste fotografie. Riattualizza il passato, legge il presente attingendo da ciò che è stato per svelare i significati profondi e reconditi di questo mondo, il mondo del lavoro.
Kiyoshi Niiyama Senza titolo (Fogli di metallo distorti), anni cinquanta-sessanta Untitled (Distorted metal sheets), 1950s-1960s Stampa ai sali d’argento / Gelatin silver print 29,9 × 21,4 cm © Estate of the Artist – Kiyoshi Niiyama
L’obiettivo del percorso espositivo è quello di far interagire tra loro gli scatti dando vita a racconto su più livelli: giustapponendo le fotografie, si sviluppa una forma di narrazione unica nel suo genere, multiforme e a tratti enigmatica. Agli occhi dello spettatore appare «un’epopea fatta di immagini», «una danza di visioni del mondo del lavoro», che spazia dall’industria pesante e quella meccanica alla digitalizzazione del lavoro e della società. Dai diversi materiali, metallo, lamiera, acciaio, plastica, pneumatici, asfalto, catrame, alle macchine create, aerei, bombe, missili, automobili, dirigibili, treni, all’immaterialità con cui ha a che fare l’industria ultra tecnologica odierna.
Anton Stankowski, Stampa ai sali d’argento 7, Gelatin silver print 29,4 × 37,9 cm © Stankowski-Stiftung
«Un gioco di contrasti: similitudine, sdoppiamento, evidenza e impenetrabilità, pesantezza e lievità, pieno e vuoto, energia ed euforia contrapposte alla malinconia, alla tristezza, al mistero, in un mondo estremamente ricco di immagini com’è quello degli oggetti, del lavoro, dell’industria e della tecnica della nostra società». «Materia e idea, macchina e metafora». L’idea sottesa all’esposizione è quella di portare alla luce il potere evocativo, comunicativo e la capacità di emozionare di ciò che altrimenti, in particolare nell’ordine del concetto, non può essere detto. Le scelte fotografiche di Urs Stahel catturano i visitatori in una messa in scena del regno della produzione e del consumo.
Takashi Arai A Maquette for a Multiple Monument for B29: Bockscarfrom the series “Exposed in a Hundred Suns”, 2014 72,7 × 219,7 cm Daguerreotype © Takashi Arai Courtesy of Howard Greenberg Gallery
La fotografia è quell’arte alla quale appartiene anzitutto l’essere denotativa, ossia l’essere immagine-di-qualcosa, è qui proposta principalmente in un altro suo significato: le fotografie esposte intendono distinguersi dall’immenso flusso iconico che oggigiorno invade la vita dell’uomo, sono immagini che vanno oltre il punto di vista meramente descrittivo e aprono alla riflessione sulle potenzialità estetiche, sulla forza immaginifica e sulle suggestioni visive spesso tralasciate. Quelle incisive sanno penetrare sotto la pelle dello spettatore e toccarne le corde emotive. Quelle dense di messaggi connotativi, ossia di sfumature simboliche o metaforiche da leggere e comprendere a livello figurativo, sanno stimolare il pensiero critico del fruitore.
Edgar Martins Alto Rabagão power station: busbar shaft (view from the machine hall), 2011 120 x 150 cm C-print, mounted on aluminium The Time Machine © Edgar Martins (www.edgarmartins.com)
Immagini che cercano di raffigurare nessi profondi, presentando all’osservatore realtà complesse, in grado di determinarne il coinvolgimento emotivo e sensoriale. Dagli spazi interni delle industrie, ai capannoni e ai magazzini raccoglitori di oggetti, accomunati da quella freddezza che fa parte del mondo della fabbrica, ai veri e propri “ritratti” di macchinari e dei loro particolari, che assumono in foto le sembianze di enti animati, dotati del soffio vitale, simili a creature surreali. Ma è anche un viaggio alla scoperta dei veri volti protagonisti di questo mondo: i lavoratori di qualunque livello e settore, dagli operai ai manager, ritratti nelle loro mansioni o assorbiti dal ritmo della vita che scandisce la società industriale.
Rudolf Holtappel (Münster, Germania, 1923 – Duisburg, Germania, 2013)
Duisburg Bruckhausen, Ebertstrasse con stabilimento metallurgico
August Thyssen, 1968
Duisburg Bruckhausen, Ebertstrasse with August Thyssen Plant, 1968
Stampa ai sali d’argento
Gelatin silver print
29,1 Å~ 37,8 cm
Estate of the Artist
E, a proposito degli individui che fanno parte del mondo del lavoro, Urs Stahel afferma: «Sono stati gettati nel mondo, come ha affermato Jean-Paul Sartre, condannati a una libertà che spesso, nelle condizioni sociali in cui vivono, non sono mai riusciti a sperimentare. Paiono assai meno smarriti e alienati quando sono attivi e manovrano le loro macchine, le apparecchiature, gli strumenti. Allora sembrano meno vacui, più ricchi di significato. Il lavoro è una gigantesca macchina che produce identità».
VADEMECUM:
Fondazione MAST via Speranza, 42 - 40133 Bologna INFO: 051/647 4345 - E-mail: staff@fondazionemast.org - web: http://www.mast.org/
ORARI: martedì – domenica, 10:00-19:00
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