Gli scatti di Mustafa Sabbagh sono una manifestazione corporea, fisica, tanto fisica da superare la stessa dimensione del corpo; ogni scatto descrive precisi fenomeni soggettivi e obbiettivi e ciò che ne scaturisce è un inno alla bellezza.

 

Ma la sua idea di bellezza è di tipo sensoriale, che va oltre la vista, prevede un interrogativo che scava a fondo. L'impatto con le opere di Mustafa Sabbagh si propongono esplicitamente e senza filtri di catturare il lato più profondo, le inclinazioni più vere, la naturale essenza dell’uomo, libera dagli impedimenti e dagli stereotipi che sono il contrario della verità; e la fotografia è per Sabbagh il mezzo più veloce e democratico per arrivare alla verità.

 

Sabbagh sa che la sua indagine non può avere fine, perchè la verità ultima è una chimera, la varietà umana non la si può contenere in uno scatto ne in mille ed allora ecco che l'artista inizia, con i suoi lavori, un viaggio in cui ciò che conta è il percorso non l'arrivo: l'esperienza.

 

Sabbagh quindi percorre attraversa, analizza e ci rende partecipi del suo viaggio di scoperta fatto di fotografie singole ma che andrebbero piu vissute tutte insieme che singolarmente perchè le opere di Mustafa sono un invito; anzi il pubblico è parte essenziale delle sue opere; esse vivono nel momento in cui lo incontrano. I suoi lavori giocano su un delicato equilibrismo di chiaro scuri, sono un occhio viscerale e profondo sull’intimità, non sull'erotismo fine a se stesso. Con profondo rispetto, Sabbagh la mette a nudo questa intimità e per farlo invoca il simbolo della pelle: il nostro primo tramite con la vita.

 

 

 

           Marco O. Avvisati