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Immagine del redattoreMarco O. Avvisati

Venezia celebra Hieronymus Bosch a cinquecento anni dalla morte. Prime immagini dei due capolavori a


PALAZZO DUCALE Indirizzo: San Marco 1 - Venezia dal 17/02/2017 - al 04/06/2017

INFO: +39 041 2715911 - Email: info@fmcvenezia.it - Web: www.palazzoducale.visitmuve.it

Vernissage: 17/02/2017 ore 18 su invito​

Visioni inquietanti, scene convulse, paesaggi allucinati con città incendiate sullo sfondo, mostriciattoli e creature oniriche dalle forme più bizzarre: è questo l’universo di Jheronimus Bosch affascinante ed enigmatico pittore vissuto tra il 1450 circa e il 1516 a ’s-Hertogenbosch (Boscoducale) in Olanda, ricordato in occasione dei 500 anni dalla morte con due grandi mostre monografiche, rispettivamente nella città natale e al Prado di Madrid

A questo straordinario artista, Venezia, unica città in Italia a conservare suoi capolavori, dedica a Palazzo Ducale dal 18 febbraio al 4 giugno 2017 una mostra di grande fascino per il pubblico e di notevole rilevanza per gli studi, il cui punto focale sono proprio le tre grandi opere di Bosch custodite in laguna alle Gallerie dell’Accademia - due trittici e quattro tavole - riportate all’antico splendore grazie a una importante campagna di restauri nanziata dal Bosch Research and Conservation Project (brcp) e dalla Fondazione Getty di Los Angeles: Il martirio di santa Ontocommernis (Wilgefortis, Liberata), Tre santi eremiti e Paradiso e Inferno (Visioni dell’Aldilà).

Jheronimus Bosch Trittico degli Eremiti prima del restauro 589x420 - iamcontemporaryart.com

Jheronimus Bosch Trittico degli Eremiti prima del restauro 589x420

“Jheronimus Bosch e Venezia” è una grande mostra con quasi 50 opere di contesto provenienti da importanti collezioni internazionali pubbliche e private – dipinti tra gli altri di Jacopo Palma Il Giovane, Quentin Massys, Jan Van Scorel, Joseph Heintz, disegni e bulini straordinari di Dürer, Bruegel, Cranach e Campagnola, bronzi e marmi antichi, preziosi e rari manoscritti e volumi a stampa - condurrà i visitatori a scoprire una città che accanto al classicismo tizianesco e al lirismo tonale inseguiva una passione dotta per il tema del sogno e le visioni oniriche; chiarirà i collegamenti tra le Fiandre e uno dei più raffinati e colti protagonisti della scena veneziana, il Cardinale Domenico Grimani che volle i capolavori dell’artista; mostrerà le connessioni di questo ambiente culturale con la cabala ebraica e la cultura giudaica in generale; rievocherà i salotti e le straordinarie collezioni che a Venezia diventavano luogo e occasione di discussioni e scambi d’opinione di natura filosofica e morale.

Jheronimus-Bosch Trittico degli Eremiti dettaglio creature pannello sinistra dopo-il restauro1 538x420 - iamcontemporaryart.com

Jheronimus-Bosch Trittico degli Eremiti dettaglio creature pannello sinistra dopo-il restauro1 538x420

L’intervento conservativo non ha solo consentito infatti una migliore leggibilità delle opere ma ha portato anche alla luce una serie di indizi fondamentali per ripensare le molte questioni sospese: sulle origini e il significato dei lavori dell’artista, sulla presenza di tali opere a Venezia ma anche sull’impatto di Bosch sull’arte italiana. Bosch e Venezia risulta dunque un capitolo chiave nell’iter ancor pieno di punti interrogativi del grande pittore fiammingo, come è spiegato con dati nuovi e inediti nel catalogo e nella mostra, curata da Bernard Aikema con il coordinamento scientifico di Gabriella Belli e Paola Marini. Una mostra emozionante, che tra visioni infernali, “chimere e stregozzi”, per usare le parole di Anton Maria Zanetti, ci porta a riscoprire un’arte volutamente enigmatica e una cultura figurativa assolutamente ambigua che non smette di incuriosire, di far discutere, di meravigliare. Così come sarà emozionante, alla fine del percorso, entrare virtualmente nell’opera, immergersi negli anfratti dell’Inferno e nelle luci del Paradiso grazie a una modernissima installazione multimediale, che permetterà una visione emozionale, di grande impatto e totalmente immersiva delle Visioni dell’Aldilà di Jheronimus Bosch.

Jheronimus Bosch, Trittico degli Eremiti, dettaglio creature, pannello sinistra dopo il restauro - iamcontemporaryart.com

Jheronimus Bosch, Trittico degli Eremiti, dettaglio creature, pannello sinistra dopo il restauro

Fondamentale, nella ricostruzione del rapporto di Bosch e Venezia, risulta la testimonianza precocissima di Marcantonio Michiel, conoscitore e critico d’arte, il quale nel 1521, nel descrivere la collezione “lagunare” del Cardinale Domenico Grimani, nomina, accanto a una straordinaria serie di dipinti nord europei, tre opere di Bosch con mostriciattoli, incendi e visioni oniriche: opere che il cardinale alla sua morte, due anni più tardi, lascerà in eredità alla Serenissima Repubblica, insieme ad altre pitture e sculture. Casse piene d’opere rimasero nei sotterranei di Palazzo Ducale fino al 1615, quando un nucleo fu recuperato ed esposto nella residenza dogale. In realtà due soli lavori del pittore di ’s-Hertogenbosch attualmente conservati in laguna sembrano corrispondere a quelli descritti dal Michiel (della terza opera da lui indicata si sarebbero perse le tracce), ma si ritiene comunque che anche la tavola con la cosiddetta Santa Liberata - descritta a Palazzo Ducale nel 1664 dal Boschini e sulla cui autografa c’è sempre stata concordia - fosse in origine nella collezione del nobile ed erudito Grimani. I restauri effettuati mostrano come due delle tre opere conservate a Venezia - La santa Liberata e Inferno e Paradiso - fossero inizialmente destinate a committenze nordeuropee, modificate in seguito (magari da qualcuno dell’atelier, subito dopo la morte di Bosch) per adeguarsi a una raffinata clientela italiana e a un nuovo destinatario: probabilmente proprio il patrizio veneziano Domenico Grimani, cardinale e figlio di Antonio, il 76esimo Doge di Venezia.

Jheronimus Bosch Trittico degli Eremiti dettaglio cielo pannello di destra dopo il restauro 478x420 - iamcontemporaryart.com

Jheronimus Bosch Trittico degli Eremiti dettaglio cielo pannello di destra dopo il restauro 478x420


In arrivo per l’occasione, da Vienna e Basilea, visioni infernali e allucinanti spettacoli, come l’enorme tela di Jacob Isaacz van Swanenburgh, mostrano l’apoteosi seicentesca di Bosch in patria, mentre nella città dei Dogi sarà Joseph Heintz il Giovane (in laguna per oltre cinquant’anni, dal 1625 no alla morte) a far rivivere con i suoi “stregozzi” l’universo cupo e onirico, le creature deformi e grottesche di Bosch, in perfetta sintonia con il clima negromantico e gli interessi di molti esponenti dell’Accademia degli Incogniti. Ma i tempi ormai erano cambiati. Ora questa pittura è puro estetismo, di effetto: non ci sono più messaggi da ricercare e capire, non più retaggi religiosi o morali; la dimensione del sogno lascia il posto alla meraviglia del barocco.


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