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  • Immagine del redattoreMarco O. Avvisati

Perché alcuni quadri diventano icone?

Cos’hanno in comune la Gioconda e la Notte stellata di Van Gogh? Oppure la Venere di Botticelli e l’Urlo di Munch?

Apparentemente proprio nulla, eppure sono quattro tra le opere più famose e adorate della storia dell’arte.


Ma come funziona il meccanismo per cui un dipinto assurge al ruolo di icona, star incontrastata del panorama pittorico di tutti i tempi?

Se poi, alle opere già elencate, si aggiungono la Ragazza con turbante di Vermeer (oggi nota come Ragazza con l’orecchino di perla), il Cenacolo di Leonardo, la Persistenza della memoria di Dalì, l’Onda di Hokusai, il Bacio di Klimt e la Creazione di Michelangelo, sembra che la top ten (ma se ne possono includere tanti altri) si faccia ancora più complessa.


I generi sono differenti: si va dalla scena sacra al ritratto, dal paesaggio al racconto mitologico. I periodi artistici sono i più vari: c’è il Rinascimento, il Barocco, l’Art Nouveau, l’Espressionismo e il Surrealismo. Alcuni artisti, come Leonardo, erano già molto ammirati in vita, altri hanno avuto un’incredibile fama solo postuma (è il caso di van Gogh).

Eppure, a parte le questioni “esterne”, come i furti (per la Gioconda e l’Urlo) o i romanzi (per il Cenacolo e la Ragazza con l’orecchino) che hanno determinato o alimentato la fama di alcune opere, credo che questi capolavori abbiano comunque delle caratteristiche artistiche simili.

Insomma, di quadri ne sono stati rubati tanti ma non tutti sono diventati Monna Lisa, e non tutte le opere d’arte poste al centro di lavori letterari sono state mitizzate come la Ragazza di Vermeer.

Mettendo, però, a confronto le immagini più famose qualcosa emerge. Vediamo un po’:


1. SOGGETTO EVIDENTE


Il tema, il protagonista del quadro è molto chiaro. Dunque non è necessario che qualcuno ce lo spieghi. Il quadro-icona riesce a comunicarlo in modo diretto. Questo primo livello di lettura, il più istintivo, è percorribile facilmente e riesce a dare un appagamento estetico anche senza scendere a livelli di comprensione più profondi (analisi iconologica, iconografica etc.).


Insomma, si riesce ad apprezzare una tela come il Bacio di Hayez anche senza conoscerne il significato storico-politico (ma naturalmente una vera lettura dell’opera d’arte non può fermarsi ad una semplice contemplazione formale).



2. COMPOSIZIONE COMPRENSIBILE


La composizione dell’opera è piuttosto “semplice“. Figura e sfondo sono ben separati, i colori sono generalmente vivaci e appaiono pochi elementi sui cui focalizzare l’attenzione.

Naturalmente non vale proprio per tutte le superstar ma almeno una di queste caratteristiche visive è sempre presente.


Questo fa sì che l’opera sia immediatamente riconoscibile anche se rivisitata o mostrata solo in parte.

Ed è anche il motivo per cui tra le opere più famose non ci sia un’opera specifica di Claude Monet, sebbene l’artista impressionista sia uno dei più amati.


Nei suoi dipinti spesso l’immagine è sfocata, dissolta tra luce e colore, e le innumerevoli versioni dello stesso soggetto rendono quasi impossibile individuarne una da incoronare…



3. EMOZIONI PRIMITIVE


Il quadro-icona parla un linguaggio universale e si rivolge ad emozioni molto istintive: paura, serenità, amore, mistero, forza, dolore.


Eppure non tutti quadri che possiedono questa capacità comunicativa diventano icone.

Caravaggio, ad esempio, è letteralmente adorato per la suggestione provocata dalle sue opere. Ma qual è quella più famosa, quella più intensa? Medusa? La Vocazione di San Matteo? La Deposizione di Cristo? Giuditta e Oloferne? Forse ci manca il romanzo o il film a decretare il vincitore, dato che il furto non è bastato (anche perché, purtroppo, la sua Natività non è stata mai ritrovata).

Nel momento in cui un quadro inizia ad essere più visibile di altri, la sua fama si autoalimenta in una sorta di circolo vizioso (o virtuoso, dipende dal punto di vista).


Più l’opera è conosciuta e riconoscibile e più viene utilizzata nella comunicazione visiva, nella pubblicità, nelle reinterpretazioni. Cosa che la renderà ancora più nota soprattutto tra il pubblico giovane e digiuno di capolavori.


Persino i cartoni animati contribuiscono a questa creazione di miti collettivi diventando contemporaneamente causa ed effetto del culto per le opere-icona.


Naturalmente tutto questo è stato possibile in grande scala solo con l’avvento dei mezzi di comunicazione di massa e con la pop-art (Warhol in testa) che per prima ha “mercificato” le immagini dell’arte.

Aspetti sociologici non di poco conto nel momento in cui l’icona può innescare fenomeni economici e di consumo rilevanti!

Ma come trattare queste opere d’arte? Secondo qualche studioso la loro natura di capolavori indiscussi ne ostacolerebbe una lettura oggettiva e approfondita.

Bisogna capire cos’hanno di speciale (se ce l’hanno) anche attraverso il confronto con altre opere coeve o con lo stesso soggetto.

Magari, poi, si scopre che ci sono artisti che ci affascinano di più, ma sono ignoti alla massa o che un artista con alcune opere molto note ha prodotto delle vere chicche pressoché sconosciute.

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