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  • Immagine del redattoreMarco O. Avvisati

IL CINEMA "RUBA" ALL'ARTE: LE SCENE DEI GRANDI FILM ISPIRATE DA OPERE D'ARTE.

Spesso il cinema prende spunto da altre forme d’arte, com’è accaduto con questi famosissimi film ispirati a note opere pittoriche e fotografiche. Un esempio di quanto le arti siano in stretta comunione tra loro. I registi spettatori di talento che riescono a realizzare ciò che un dipinto racconta ad ogni spettatore; prendendo spunto da un'immagine tutti noi possiamo immaginare ed addirittura creare il prima ed il dopo creando ognuno una proria storia

Psycho (Alfred Hitchcock, 1960) – Casa vicino alla ferrovia (Edward Hopper, 1925)

Il classico di Hitchcock è uno dei film più famosi di tutti i tempi, ma in pochi sanno che il design dell’iconica e sinistra casa di Norman Bates era ispirato a un’opera di Hopper. Molte altre scene del film presentano molte somiglianze con i dipinti dell’artista, come l’inquadratura iniziale che ricorda molto l’opera The City del 1927.

Barry Lyndon (Stanley Kubrick, 1975) – La carriera di un libertino (William Hogarth, 1732)

Barry Lyndon venne girato esclusivamente con luce naturale, per dare allo spettatore un approccio più realistico al periodo rappresentato. Molte delle inquadrature sono ispirate a dipinti dello stesso periodo (il Settecento), in particolare alle opere di Hogarth, il cui stile viene richiamato soprattutto nelle scene in cui vengono rappresentate decadenza e lascivia. La carriera di un libertino e The Country Dance sono i dipinti che, per tematiche e impatto visivo, hanno il riferimento più diretto nel film.

Profondo Rosso (Dario Argento, 1975) – Nighthawks (Edward Hopper, 1942)

L’arte di Edward Hopper ha influenzato molto il cinema, soprattutto negli anni ’60 e ’70. Un altro esempio è l’horror di Dario Argento Profondo Rosso, le cui atmosfere ricordano molto le opere dell’artista statunitense, sia per la prospettiva che per l’uso della luce, che donano alla pellicola quella sensazione di alienazione e solitudine che Hopper ha ben saputo rappresentare all’interno dei suoi quadri.

I giorni del cielo (Terrence Malick, 1978) – Il mondo di Cristina ( Andrew Wyeth, 1948)

La poesia visiva di Terrence Malick è portata all’estremo nel suo secondo sforzo registico. I grandi paesaggi dorati rappresentati nella pellicola sono a tutti gli effetti un personaggio di I giorni del cielo, che segue gli altri personaggi e i loro conflitti interiori e che ha un ruolo molto importante nella narrazione generale. Il mondo di Cristina ha avuto una chiara influenza sul film, dalla combinazione dei colori al paesaggio, passando per il sottotesto del dipinto di Wyeth.


Shining (Stanley Kubrick, 1980) – Gemelle identiche a Roselle, New Jersey, 1967 (Diane Arbus, 1967)

Basato sull’omonimo romanzo di Stephen King, Shining è uno dei film più sinistri e spaventosi mai girati. Stanley Kubrick ha cercato in tutti i modi di rendere indimenticabile il suo passaggio nel genere horror, e ci è riuscito meravigliosamente. Le iconiche gemelle che appaiono nel corridoio dell’Overlook Hotel sono un ingrediente fondamentale della natura disturbante della pellicola. A ispirare la loro creazione e il loro aspetto fu una foto di Diane Arbus che ritraeva due gemelle identiche incontrate nel New Jersey.


Labyrinth (Jim Henson, 1986) – Relatività (M. C. Escher, 1953)

L’illustrazione di Escher ha una grande importanza nella trama del film di Henson. Prima appare come poster nella stanza di Sarah (la protagonista), e poi in versione fisica nel pieno del climax del film. In questo punto Sarah deve capire come usare la scala per sfuggire da un David Bowie canterino e per salvare suo fratello.


Lost in Translation (Sofia Coppola, 2003) – Jutta (John Kacere, 1973)

L’inquadratura iniziale di Lost in Translation è un primo piano del sedere di Scarlett Johansson in intimo rosa. La dolce e allo stesso tempo provocante immagine è ispirata (come ammesso dalla stessa regista) dal lavoro di Kacere, in particolare da Jutta. Pur non avendo alcun legame col resto della storia, è un momento che serve a stabilire il tono del resto della pellicola.


L’esorcista (William Friedkin, 1973) – L’impero delle luci II (René Magritte, 1950)

Sembra strano abbinare l’horror più famoso di tutti i tempi al nome di René Magritte, ma non si tratta di un azzardo, perché la fotografia e l’uso dell’illuminazione di molte scene de L’Esorcista prendono chiaramente spunto dallo studio visivo di Magritte. Anche diverse inquadrature ricordano le opere del pittore belga.


Inception (Christopher Nolan, 2010) – Ascending and Descending (M. C. Escher, 1960)

I riferimenti di Inception all’opera di Escher sono sia letterali che metaforici. La scala di Ascending and Desending appare nella scena del film in cui Arthur (Joseph Gordon-Levitt) mostra ad Ariadne (Ellen Page) il mondo dei sogni. Ma in realtà tutto il film è un’interpretazione del disegno dell’artista olandese: il gioco intellettuale tra sogno e realtà ha molto a che fare con le intenzioni dell’illustrazione e il simbolismo di Escher è molto presente in tutti i film di Nolan.


Melancholia (Lars Von Trier, 2011) – Ophelia (John Everett Millais, 1851-1852)

La drammatica sequenza d’apertura del secondo film della Trilogia della Depressione di Von Trier (che ha inizio con Antichrist e finisce con Nymphomaniac), accompagnata dal Preludio del Tristano e Isotta di Wagner, è un vero e proprio test per il pubblico per la percezione degli eventi narrati nel film, in quanto rende chiaro il finale ancor prima che la storia abbia inizio. In una delle inquadrature di questo “preludio” al film, possiamo ammirare la reinterpretazione dell’Ofelia di Millais, con Kirsten Dunst al posto del personaggio shakespeariano. Il dipinto appare anche su una parete nella prima parte del film (in cui sono presenti moltissimi quadri, ognuno dei quali ha un forte legame col messaggio o l’atmosfera del film), e simboleggia la depressione della protagonista.




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