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  • Immagine del redattoreMarco O. Avvisati

INAUGURA A FIRENZE LA MOSTRA TENSIONI STRUTTURALI: LA FORMA E LO SPAZIO


Inaugura oggi 25 febbraio, a Firenze, alla galleria Eduardo Secci Contemporary la mostra Tensioni strutturali #1, mostra a cura di Angel Moya Garcia con opere di Carlo Bernardini, Monika Grzymala, Roberto Pugliese e Esther Stocker. La collettiva, con la quale la galleria fiorentina apre il nuovo spazio espositivo in Piazza Goldoni 2, è il primo appuntamento di un progetto organico in tre tappe, tre mostre indipendenti, ma interconnesse tra di loro, che saranno presentate gradualmente nei nuovi spazi della galleria.


Se la prima si focalizza sul ruolo centrale dell’individuo nella costruzione dello spazio percepito, la seconda analizzerà successivamente le diverse possibilità della materia come elemento di rappresentazione e, infine, la terza studierà i processi entropici dell’ambiente quotidiano. La prima parte di questa trilogia, Tensioni strutturali #1 appunto, viene sviluppata da Carlo Bernardini, Monika Grzymala, Roberto Pugliese e Esther Stocker, come un tentativo di esaminare, attraverso metodologie, poetiche e visioni diverse, lo spazio esperienziale della realtà e il ruolo dell’individuo nella sua costituzione. In particolare, nella prima sala Esther Stocker, attratta dai paradossi formali e dagli “errori”, realizza un’installazione ambientale configurata tramite elementi di disturbo e interferenze che sfidano i limiti e le possibilità della percezione e modulano lo spazio architettonico.


Nella seconda sala, Monika Grzymala disegna tridimensionalmente una drammatica deflagrazione, con filamenti di nastro nero che trafiggono lo spazio, ingannando la gravità e paralizzando lo sguardo dello spettatore. Nella terza sala Carlo Bernardini presenta un’installazione permeabile in fibra ottica, in cui è la stessa luce a generare lo spazio attraverso un disegno geometrico in negativo, che rimbalza fra il pavimento, le pareti e il soffitto. Infine, Roberto Pugliese, nell’ultima sala, proietta la tensione verso lo spettatore che si trova ad attraversare un corridoio in cui una composizione, elaborata tramite la traduzione di tutte le misure della stanza in frequenze sonore, lo costringe a non fermare i propri passi.


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