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Immagine del redattoreMarco O. Avvisati

ROBERT INDIANA ALLA GAM DI BOLOGNA dal 25 Gennaio 2016


Robert Indiana, LOVE, Red and Violet, 1966-1999, alluminio policromo, cm. 91.5 x 91.5 x 45.75

Vademecum Robert Indiana

Dal 25 Gennaio 2016 al 31 Marzo 2016

Bologna, Galleria d’Arte Maggiore G.A.M.

Info +39 051 235843 info@maggioregam.com


La GAM, Galleria d’Arte Maggiore di Bologna, continua con il suo approfondimento sull’arte americana più amata, ovvero la Pop Art. Dopo la mostra di Andy Warhol è la volta di Rober Indiana con il suo vasto repertorio di immagini iconiche, quasi “totemiche” che attraverso il loro indubbio impatto visivo e la loro efficacia e immediatezza comunicativa colpiscono istantaneamente lo spettatore. La mostra che aprirà il 18 gennaio prossimo, a cura di Franco e Roberta Calarota, è un excursus di immagini che appartengono alla vita di ognuno di noi. Un vasto e vario repertorio in cui predominano brevi ma efficacissime parole, realizzate sottoforma di sculture anche monumentali, con lettere cubitali, definibili come “poesie scultoree”. Tra queste le celebri Love o Amor, o ancora One Trough Zero, artistica serie dei numeri. Insomma un panorama figurativo costituito da simboli, marchi, numeri, parole appartenenti alla società dei consumi. Indiana riesce infatti a trasformare ciò che è ordinario in opera d’arte con una forte valenza espressiva.


Robert Indiana AMOR - 1984

Una particolare attenzione in mostra è appunto dedicata a Love, scultura ormai simbolo dell’artista. Creata su commissione del MoMa nel 1964 per una cartolina di auguri natalizi, l’opera è stata poi trasformata nel francobollo ufficiale statunitense, prima di diventare la scultorea scritta tridimensionale in alluminio policromo. A farle da contraltare Amor che, con la medesima tipografia a coppie di lettere sovrapposte, suddivide il vocabolo italiano in due parole inglesi d’uso quotidiano: AM e OR, arricchendone il significato: “I AM”, “Io sono”, poetica dichiarazione dell’essere (to be), seguita dal ragionevole dubbio umano “OR”, “oppure…”, che richiama alla memoria la fatidica questione shakespeariana, “essere o non essere”. Anche i numeri appaiono particolarmente significativi per l’artista che ha apertamente dichiarato questa fascinazione nata durante la sua infanzia. Di recente la serie di numeri di Indiana ha anche fatto parte della mostra Proportio di Palazzo Fortuny, durante la 56. Esposizione internazionale d’Arte della Biennale di Venezia.

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