top of page
  • Immagine del redattoreMarco O. Avvisati

Vietato copiare la Vespa, sentenza storica: opera di design e d'arte da tutelare



Per il Tribunale di Torino si chiude così la contesa tra due potenti gruppi industriali, uno italiano e l’altro cinese. Vince la Piaggio, che aveva citato in giudizio gli imitatori orientali della Vespa. Ecco perché si tratta di una sentenza importante.

La Vespa esposta al MoMA di New York

La PiCi cinese aveva provato a copiare lo scooter per eccellenza, tra i maggiori simboli del Made in Italy nel mondo, esempio di stile, innovazione e intelligenza imprenditoriale. Non proprio un tarocco in senso stretto, dal momento che non si trattava di un’alterazione o usurpazione del marchio Piaggio. Ma la mitica Vespa, progettata nel 1946 su disegno dell’ingegnere aeronautico Corradino D’Ascanio, dal 2013 riviveva nei cloni della Zhejiang Zhongneng Industry Group, immessi sul mercato italiano con l’ambiguo nomignolo “Ves”. Identici all’originale.

VESPA - 1946 April, 23 Designed by Corradino D'Ascanio & Enrico Piaggio - iamcontemporary art.com

VESPA - 1946 April, 23 Designed by Corradino D'Ascanio & Enrico Piaggio

Fu allora che scattò l’allarme, in occasione della presentazione ufficiale al salone EICMA. Con tanto di intervento della Guardia di Finanza ed esposto al Tribunale di Torino. Da quel momento il Gruppo di Pontedera provò a far valere l’unicità del suo prodotto, mentre la società cinese rispondeva con un’altra citazione, rigettando ogni accusa di contraffazione. La vicenda si conclude oggi, dopo quattro anni di battaglie legali, con una sentenza storica. Tutta a favore dell’Italia. In sostanza: secondo la legge la Vespa è un oggetto assolutamente esclusivo, riconosciuto a livello internazionale, e che pertanto non può essere riprodotto da chi non ne custodisca i diritti. Si parla cioè di “marchio tridimensionale”: la forma stessa diventa brand e dunque la sua imitazione equivale a una falsificazione.

La Vespa utilizzata da Audrey Hepburn e Gregory Peck in Vacanze romane, esposta all'Ara Pacis di Roma - iamcontemporaryart.com

La Vespa utilizzata da Audrey Hepburn e Gregory Peck in Vacanze romane, esposta all'Ara Pacis di Roma per la mostra Audrey a Roma. Esterno giorno, 2011

“La forma della Vespa”, scrivono i giudici della sezione specializzata di Torino, “è senz’altro nota come oggetto di design industriale e nel corso dei decenni ha acquisito talmente tanti riconoscimenti dell’ambiente artistico (e non solo industriale) che ne ha celebrato grandemente le qualità creative e artistiche, da diventare un’icona simbolo del costume e del design artistico italiano”. E qui citano film, pubblicità, premi, pubblicazioni e anche esposizioni istituzionali, come quelle “presso le collezioni permanenti di prestigiosi musei quali la Triennale di Milano, il MoMA di New York e altri in tutto il mondo”.

Jude Law in Vespa da una scena del film Alfie - iamcontemporaryart.com

Jude Law in Vespa da una scena del film Alfie


Insomma, nessun margine di dubbio. Per quanto infinitamente riproducibile e .sottoposta negli anni a piccole variazioni, la Vespa Piaggio è equiparabile a un’opera d’arte. E chi la imita commette reato. La tutela va dai primissimi modelli del 1948 fino a quelli più attuali, inclusa la Vespa LX del 2005 a cui gli orientali si erano direttamente ispirati.

La targa commemorativa allo stabilimento Piaggio di Pontedera

Così è deciso. Sempre che la Zhejiang Zhongneng non pensi di ricorrere in appello. Intanto una cosa è certa: il fake cinese, al momento, non può essere commercializzato sul territorio italiano. Una sentenza che potrebbe fare scuola, in direzione di una tutela rigorosa del Made in Italy: imitare le forme del grande design italiano – anche in assenza di marchio tarocco – è già contraffazione.

La Vespa di Nanni Moretti in Caro Diario


Ma come nasce questo mito italiano e cosa si tutela con questa sentenza; ed in fine cosa rappresenta la Vespa per la nostra storia oltre il prodotto commerciale? Era finita la guerra e le aziende italiane, come la Piaggio, specializzate in produzioni belliche navali ed aeree dovettero riconvertirsi. I figli di Rinaldo Piaggio, fondatore, Enrico e Armando, immediatamente dopo la guerra curarono il nuovo avvio della produzione industriale. Il lavoro più duro toccò a Enrico, cui spettava la ricostruzione del grande stabilimento di Pontedera, anche recuperando parte dei macchinari trasferiti a Biella, in Piemonte.


Enrico Piaggio optò per una totale riconversione industriale, puntando sulla mobilità individuale di un Paese che usciva dalla guerra. Avrebbe realizzato la sua intuizione, creando allo stesso tempo un veicolo destinato a grandissima celebrità, grazie allo straordinario lavoro progettuale di Corradino D’Ascanio (1891-1981), ingegnere aeronautico e geniale inventore. La Vespa nasce della determinazione di Enrico Piaggio a creare un prodotto a basso costo e di largo consumo. All’approssimarsi della fine della guerra, Enrico studia ogni soluzione per rimettere in moto la produzione nei suoi stabilimenti. Prodotta in soli 7.000 esemplari la Vespa 53 U è tra gli scooter più ricercati dai collezionisti.

La prima vera Vespa, la 53 U - iamcontemporaryart.com

La prima vera Vespa, la 53 U


A cominciare da quello di Biella, dove venne realizzato un "motorscooter" sul modello delle piccole motociclette per paracadutisti. Il prototipo, siglato MP 5, venne battezzato "Paperino" per la sua strana forma: ma non piacque ad Enrico, che incaricò Corradino D’Ascanio di rivedere il progetto.

Il progettista aeronautico non amava però la motocicletta. Secondo lui era scomoda, ingombrante, con gomme troppo difficili da cambiare in caso di foratura; e oltretutto, per via della catena di trasmissione, sporcava. L’ingegnere trovò tuttavia tutte le soluzioni del caso attingendo proprio alla sua esperienza aeronautica.

Per eliminare la catena immaginò un mezzo con scocca portante, a presa diretta; per rendere la guida più agevole pensò di posizionare il cambio sul manubrio; per facilitare la sostituzione delle ruote escogitò non una forcella ma un braccio di supporto simile appunto ai carrelli degli aerei. E infine ideò una carrozzeria capace di proteggere il guidatore, di impedirgli di sporcarsi o scomporsi nell’abbigliamento: decenni prima della diffusione degli studi ergonomici, la posizione di guida di Vespa era pensata per stare comodamente e sicuramente seduti, anziché pericolosamente in bilico su una motocicletta a ruote alte.

La pubblicità della Vespa, fin d'all'inizio non era nemmeno necessario farla vedere perche si capisse cosa esprimesse.

Dal nuovo progetto di D’Ascanio nacque un mezzo che con il “Paperino” non aveva più nulla a che vedere: una soluzione assolutamente originale e rivoluzionaria rispetto a tutti gli altri esempi di locomozione motorizzata a due ruote. Con l’aiuto di Mario D’Este, suo disegnatore di fiducia, a Corradino D’Ascanio bastarono pochi giorni per mettere a punto la sua idea e preparare il primo progetto della Vespa, prodotto a Pontedera nell’aprile del 1946. Il nome del veicolo fu coniato dallo stesso Enrico Piaggio che davanti al prototipo MP 6, dalla parte centrale molto ampia per accogliere il guidatore e dalla “vita” stretta, esclamò: «Sembra una vespa!». E Vespa fu.




101 visualizzazioni0 commenti

IAM Contemporary art è una iniziativa curata e prodotta dalla associazione MADE Artis Comunicatio che ne detiene tutti i diritti

www.madeartis.org

bottom of page