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ARTE ED ALLEVAMENTO DELLE "BUFALE". TRA MISTERI POCO MISTERIOSI, UFO, E LA RICERCA DEL COM



Una delle caratteristiche dell'uomo è quello di cercare di spiegare l'inspiegabile, sondare i misteri è un istinto di conoscenza: conoscere, capire e poi trovare soluzioni è l'essenza del progresso; fin qui tutto bene, ma succede che alle volte non siamo ancora attrezzati per trovare spiegazioni logiche ed il rimanere nel dubbio è scomodo e per noi del tutto innaturale. A questo punto si crea un bivio: o si percorre la via stretta e tortuosa della ricerca oppure si crea una verità piu o meno di comodo; gli ingredienti della creazione però sono sempre gli stessi: ovviamente dare una ed una sola spiegazione, che sia il piu fantasiosa possibile per non essere smentita di lì a poco, che faccia leva sulle insicurezze collettive a cui aggiungere che deve riguardare qualcosa di molto noto a tutti.

Il meccanismo riguarda tutte le attività umane, ma a noi interessa la sua applicazione al mondo dell'arte che per sua natura si presta benissimo al tema delle bufale, dei misteri e dei complotti.


L'arte, o meglio l'opera d'arte, si presta così bene al tema perchè è uno strumento potente di interpretazione del tempo e dell'uomo creato dall'uomo stesso e la sua forza sta nella quantità e qualità di storie che sa raccontare attraverso il tempo; ciò spiega il perchè della continua rilettura delle opere del passato.

Abbiamo detto che al bivio del non sapere si pò percorrere la strada della ricerca o della fantasia. Alla prima deve rispondere la storia dell'arte e la scienza, alla seconda risponde il complottismo! La prima è un sentiero in salita, la seconda una autostrada in dicesa piena di bufale colossali! Chi non ha mai sentito, in relazione all'arte storie di UFO, di artisti misteriosi membri di ancor piu misteriose sette, di opere che contengono segreti sul destino dell'umanità, di predizioni, di ombre e nuvole che nascondono profili satanici e via dicendo? A me è capitato di sentire recentemente una teoria corredata da libro che vede la fusione tra la Gioconda, il ritratto di Michelangelo e niente meno che la madonna di Medjugorje!


Sia ben chiaro che è noto anche a noi che spesso in periodi di oscurantismo e caccia alle streghe alcuni artisti inserissero nelle loro opere una molteplicità di dettagli e secondi messaggi, ma non va dimenticato che queste opere sono sempre opere su commissione, in cui il messaggio "segreto" se ci fosse stato non sarebbe passato inosservato dal committente e quindi spesso quel dettaglio che per noi appare "misterioso" lo era molto meno per il mecenate che magari voleva ritrarre la sua amata ricordandole alcuni dettagli della loro vita che a noi non dicono nulla.


Insomma, il virus del complottismo percorre l'arte, e porta a non a vedere, ma a cercare il mistero in ogni dove scartando le ipotesi piu facili, ovvie e naturali: nella nuvola sembra ci sia un profilo capovolto del diavolo? Ebbene spiegarlo con l'ipotesi di un dipinto sottostante antecedente o di una pura casualità (come puo capitare alle macchie d'umido su di un muro) non ha lo stesso fascino del Satanasso infrattato, vai poi a capire perchè infrattato e pure capovolto. Cosa è successo alla storia dell'arte? Perché la rigorosa disciplina di Roberto Longhi ed Erwin Panofsky si è trasformata in un simile allevamento di bufale? Perchè i "complottisti" ed i "bufalari" hanno tanto successo nel settore dell'arte?


Per rispondere bisogna chiarire a chi non lo sa cos'è il complottismo e chi sono i "complottisti". Sono "persone che credono nelle cospirazioni", dice Wikipedia. Ma "credere alle cospirazioni" è una generalizzazione.Il complottista o cospirazionista in realtà è una persona convinta che i maggiori avvenimenti di attualità, politica, storia, economia e scienza siano frutto di un complotto organizzato e gestito da gruppi di controllo del nostro pianeta (a volte citati, altre volte "misteriosi") che decidono in questo modo i destini ed il futuro della popolazione mondiale.

Vincenzo Camuccini, 1798 – Morte di Giulio Cesare

È chiaro che i complotti esistono (dall'alba dei tempi, l'omicidio di Giulio Cesare fu una cospirazione), hanno scritto pagine di storia, non si tratta quindi di credere che un complotto sia possibile ma che la nostra realtà sia praticamente tutta un complotto. Prima di accusare di qualsiasi crimine un uomo, un governo, una istituzione religiosa, scientifica o un artista bisognerebbe però avere in mano delle prove, almeno dei documenti certi, punti saldi sui quali basare le proprie accuse. I teoremi dei complottisti invece sono opere incompiute: nessuna prova, nessuna evidenza documentata, forzature e solo supposizioni che trasformano qualsiasi evento in un piano alle spalle della popolazione inconsapevole.


Studiare il complottismo è un utile esercizio psicologico e proprio secondo alcuni psicologi la personalità complottista è legata a disturbi di personalità ben precisi, cha non a caso sono gli elementi caratterizzanti della nostra società contemporanea. Essere "complottisti" è uno stato correlato a difficoltà di relazione con il prossimo e ad insicurezza lavorativa (o irrealizzazione professionale) e soprattutto ad uno stato di anomìa (mancanza di norme e regole sociali che controllano il comportamento personale, scatenata spesso da un trauma o da cambiamenti continui della propria condizione personale) Tutte le teorie del complotto infatti (tutte, o non si chiamerebbero "teorie") non hanno una sola prova che ne confermi la plausibilità. È quello che succede con le medicine alternative: nel momento in cui dimostrassero la loro efficacia, cesserebbero per definizione di essere "alternative" entrando pienamente a far parte del bagaglio medico dell'umanità.


Come accettare che un grande artista come Leonardo o Michelangelo, abbiano inserito una sagoma in un dipinto che somiglia ad un'altra, che la nuvola sembra qualcosa d'altro? Si sarà sbagliato il grande maestro? Inaccettabile e ragionevolmente non comprensibile. L'unica spiegazione può essere qualcosa di nascosto, di segreto: un complotto all'insaputa di tutti. Poco importa (e sopratutto poco affascinante) fare presente che all'epoca di Leonardo la conoscenza della morfologia del cervello era modesta e che anche egli studiasse cadaveri, il cervello si decompone in poche ore; chiarimento logico e semplice che dovrebbe fare la storia se non la storia dell'arte, ma dovrebbe essere appunto autorevole... Con la teoria del complotto si tende quindi a spiegare qualsiasi cosa che non si comprende. Non si tratta di esperti di arte quando si vedono gli UFO nelle opere al posto della raffigurazione della Grazia Divina che scende dal cielo, ma di semplici "uomini della strada" che formulano teorie così complicate basate su indizi fragilissimi usati a piene mani per diffondere questi dubbi quasi a farlo apposta...o forse proprio per farlo apposta...



C'è chi lo scrive e chi ci crede, senza una prova naturalmente. Così intanto si insinua un dubbio, un sospetto, infondato ma scritto nero su bianco, si diffonde una calunnia...Ecco, insinuare il dubbio su tutto, nulla è come sembra. Il metodo più tipico per "contagiare" il prossimo con il virus del complottismo è proprio questo, creare ad arte dei dubbi, sfruttare la scarsa preparazione in certi argomenti, toccare i tasti giusti approfittando della pigrizia di chi abbiamo di fronte che solo molto difficilmente andrà a verificare la veridicità delle affermazioni, sopratutto quando la classe degli esperti è autoreferenziale. Il complottista non si fida nemmeno "dell'altro complottista": potrebbe essere un infiltrato.


Se il complottismo è un virus dell'uomo e che trova nel nostro tempo un giusto ambiente per diffondersi, la responsabilità del mancato argine è del gioco di "rimessa" o difensivo ed elitario che le scienze, compresa la storia dell'arte percorre. Da una parte questa mutazione è uno dei sottoprodotti del ruolo che la storia dell'arte gioca nel discorso pubblico, specialmente in Italia. Essa è ormai, per il pubblico, sinonimo di «grandi mostre», anzi di «grandi eventi». E nella logica dell'intrattenimento spettacolare è assai difficile mantenere vive le regole, anche le più elementari, del sapere critico. Assai più che nella storia o nella filosofia, nella storia dell'arte si è così verificata una frattura verticale tra l'autoreferenzialità di chi studia seriamente, ma non ha né l'interesse né la possibilità di trasmettere la sua ricerca al grande pubblico e l'improvvisazione di chi ha invece accesso ai media, ma solo per fare «marketing» degli eventi. Ma, d'altra parte, bisogna riconoscere che l'involuzione investe ormai i meccanismi intimi della disciplina.



Si stenta ormai perfino a dirlo, ma la storia dell'arte è una scienza storica e l'attribuzione (cioè la capacità di riconoscere gli autori delle opere d'arte) non è una dote innata, ma il frutto di un lungo e faticoso esercizio, una tecnica che si impara e che si insegna, un metodo del quale si può dar conto razionalmente e i cui risultati si possono verificare e falsificare. Ma, perché tutto questo funzioni, occorre che la comunità scientifica si autogoverni e si autocontrolli: per esempio attraverso riviste autorevoli dotate di comitati di studiosi che vaglino preventivamente e trasparentemente le proposte e che in base a tutto ciò siano poi valutate. Invece, nella storia dell'arte di oggi le riviste sono troppo spesso legate a circoli chiusi e "parrocchiali". Peggio: le sedi completamente autoreferenziali e slegate da ogni controllo preventivo (come i cataloghi delle troppe, e spesso dannose, mostre, le strenne bancarie, i libri a vario titolo autofinanziati) sono importanti quanto, e più, delle riviste o delle collane dotate di vaglio scientifico.


Al giorno d'oggi poi la tecnologia e le tecniche di diagnostica scientifica aiutano molto la "lettura" tecnica delle opere entrando dove l'occhio anche piu esperto non può giungere. Purtroppo come spesso accade, il mondo accademico invece di approfittare di questa nuova opportunità negata ai grandi Loghi, Zeri, Argan, e tutti gli altri, la vivono come una "interferenza" una invasione di campo od una sorte di delegittimazione.

La storia dell'arte sta così rinunciando ad esercitare il giudizio critico su se stessa e rischia oggi di trasformarsi in uno «studio della domenica» assolto da ogni rigore.


La comunità degli storici dell'arte ha dunque una ragione tutta speciale per accettare di buon grado i meccanismi di valutazione e autocontrollo della qualità scientifica, che (seppur con molte contraddizioni) l'Agenzia nazionale per la valutazione dell'università e della ricerca sta cercando di introdurre anche in Italia e anche nei refrattari studi umanistici.

È vero che un controllo troppo stretto può, alla lunga, indurre al conformismo e rallentare il progresso della ricerca, ma in questo momento la storia dell'arte ha bisogno di iniezioni massicce di serietà e credibilità: se non vogliamo trasformarci in guardiani delle «bufale» dobbiamo provare a chiuderne l'allevamento.


 

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