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ARTE CONTEMPORANEA: COME SI SCOPRE UN TALENTO. Per intuire chi vale nell’arte è un arte per cui ci v


In occasione di Artefiera, la fiera d’arte contemporanea che si svolge in questi giorni a Bologna, una delle domande più frequenti che mi vengono fatte da appassionati o più comunemente i curiosi d’arte è “come si riconosce un talento?” Come tutte le domande “difficili” la prima vera ed unica risposta è che dipende da chi lo chiede. Ma non riesco mai a cavarmela con questa semplice risposta ed allora proviamo a capire insieme perché la mia è l’unica risposta seria facendomi aiutare da una frase di Picasso: "ci sono pittori che trasformano il sole in una macchia gialla, ma ci sono altri che con l’aiuto della loro arte e della loro intelligenza, trasformano una macchia gialla nel sole". e poi cerchiamo di addentrarci a quella che è la vera domanda: come fare a riconoscere qual è un talento su cui puntare e come distinguerlo dalle bufale e come distinguere un artista contemporaneo che “spacca” o per meglio dire “spaccherà", in pratica come capire se è macchia gialla o sole.

Il dizionario definisce come talento quel complesso di doti intellettuali; capacità, bravura, ingegno, letterario, scientifico verso qualche attività e che il termine "talento" viene dal greco tàlanton, che significava piatto della bilancia, peso e poi di conseguenza denaro e valore. Quindi per distinguere un sole da una macchia gialla dovremmo essere dotati di una buona dose di intuito (una specie di fiuto per gli affari declinato sul talento), ma anche in assenza di tale dote naturale, ci sono un paio di cosette che, se le teniamo presenti, ci possono aiutare. Come dicevamo per riconoscere un talento bisogna partire da chi si pone la domanda e perché. Una definizione non convenzionale di opera d’arte ma che mi è cara è quella che la definisce un qualcosa che è capace di raccontare storie in qualità e quantità.

Questo sottintende che non è un semplice oggetto (lo è anche) ma che essa esiste perché appunto capace di raccontare con il presupposto che ci sia qualcuno che ascolti; in ultima analisi quindi la vera opera d’arte non sta nell’oggetto (dipinto, vernice, marmo o foto che sia) ma nella interazione tra oggetto e pubblico colui che riceve la “storia” e la sente e quanto più questa interazione è universale e tanto più l’oggetto sarà vera opera d’arte capace di superare il tempo e lo spazio. Non esiste arte che non si manifesti nel suo pubblico; la vera opera d’arte è quindi la manifestazione dell’opera nello spettatore. Il vero valore dell’opera siete voi davanti ad essa!


Se mi sono spiegato sufficientemente, comprenderete che essendo l’opera unica mentre il pubblico molteplice quella che poteva sembrare una battuta sbrigativa “dipende da chi lo chiede” alla domanda sul come si riconosce un talento appaia un poco meno sbrigativa. Insomma, se siete esperti d’arte, curiosi, collezionisti esperti o alle prime armi, se volete arredare casa, se volete investire, se volete fare i “fighi” con gli amici e così via la risposta cambia. Tenendo presente questo aspetto vediamo insieme qualche suggerimento per muoversi al meglio nel magico mondo dei diamanti grezzi delle arti visive.


Dove cercare i giovani o gli emergenti interessanti?

Per prima cosa occorre girare molto e vedere molto. Vedere anche, e in questo caso soprattutto, i piccoli: i posti piccoli, le piccole mostre, i piccoli concorsi. Come ormai in ogni campo, è utile usare molto il web e scandagliarlo con cura. Ne verranno fuori i primi risultati e potrebbero essere utili, a patto però che si abbia un minimo di conoscenza di arte contemporanea; dico conoscenza e non esperienza perché mi riferisco all’avere almeno grossomodo una idea di ciò che accade in questo momento nell’ambiente delle fiere e delle gallerie di pregio. Non essere abbastanza aggiornati, potrebbe far cadere in alcune trappole, come il trovare interessante un lavoro che invece è banale, già visto o superato (ma se non si è aggiornati, cioè non si osserva questo mondo, non si va alle fiere o alle mostre, non si sta attenti al sistema dell’arte, sorge il dubbio che sia l’arte stessa a non interessare e quindi non si capisce perché si voglia comprare o collezionare o fare il gallerista o il critico.


Teniamo presente che un lavoro potrebbe essere banale in modo evidente, per i temi e la qualità tecnica ed esecutiva, ma anche in un modo più sottile. Togliamo di mezzo subito quelli che fanno ritratti del proprio gattino, fidanzatina, mammina, ecc. dove c’è sensazione di un qualche “ino”, insomma e altre banalità, per il resto si apre un mondo .


Capita infatti che molti aspiranti artisti a corto di idee copino lavori meno noti di artisti di grande livello internazionale, spacciandole per proprie con gli incauti. Qui perciò occorre quel poco di conoscenza di cui si diceva. Se siete un gallerista o un critico o un collezionista che coltiva molto il suo interesse, o ancora un entusiasta d’arte queste cose dovreste però saperle. Ma una persona alle prime armi o che si fida molto potrebbe cadere nella trappola, perciò occorre fare un po’ di attenzione. Poi, nulla vieta di comprare un lavoro che fa il verso a un contemporaneo più importante, ma in questo caso occorre: a. Distinguere la copia dalla citazione (altra cosa e ben più colta e interessante) b. Capire che se vogliamo comprare una scritta al neon che non è Kosuth, ma ci piace, nessuno lo vieta. Basta sapere che non è un’idea originale, però ed il prezzo deve essere di conseguenza.


Ricordate però a tal proposito ciò che diceva sempre Picasso, uno a cui non si può certo dire che copiasse: "I mediocri imitano, i geni copiano" dove intendeva dire che mediocri non fanno che "ricreare" in una maniera artisticamente sterile un'opera d'arte mentre i geni copiano perché nella copia c'è un grosso margine di indipendenza e libertà in quanto bisogna pur sempre rifarsi ad un (chiamiamolo così) "modello", una specie di fonte di ispirazione da trascendere, rileggere, trasformare ed interpretare.



Come distinguere un diamante grezzo da uno zircone?

Ci sono tanti artisti bravi in giro, ma ci sono anche molte cose che a primo acchito appaiono interessanti o addirittura geniali, e poi si rivelano delle fregature. Devo essere onesto con voi e premettere che in parte chi scommette su nuovi talenti, invece di puntare su quelli già storicizzati, deve giocoforza assumersi una certa dose di rischio. È nella natura della cosa, altrimenti di cosa stiamo parlando? Ma anche voi dovete essere onesti con voi stessi ed ammettere che se oggi puntate su un lavoro al momento sconosciuto, lo pagate poco, e domani lo rivendete a prezzi incredibili, oppure non lo vendete affatto, ma ve lo tenete potete per ben vantarvene con amici e conoscenti e sopratutto la vostra autostima schizza a vette inaspettate e con lei il vostro patrimonio. Per poter avere queste cose domani la conditio sine qua non è proprio il non aver puntato sul sicuro!


La sicurezza al cento per cento di non buttare via tempo e denaro, nell’arte, non la si può avere, e certo non posso darvela io, ma d’altronde non è forse così in tutte le cose della vita?. Tuttavia, qualche criterio per capire dove andare a parare esiste. In primo luogo, sarebbe utile identificare un esperto di arte di cui vi potete fidare, sia per cultura e preparazione che per lealtà e onestà; se non siete in grado di identificare queste qualità almeno sommariamente, il che ci stà nella vita di tutti, già sapete che avete dei problemi non solo in questo campo ma anche in altri. Se non ne avete voglia di consultare un “esperto”, o non vi fidate, o pensate che faccia il suo gioco invece del vostro, allora potete imparare voi qualcosa per muovervi al meglio.


Quando trovate un lavoro di un artista (si spera soltanto per il momento ancora) poco conosciuto, la prima cosa da capire riguarda il lavoro in sé. Deve essere al tempo stesso attuale, ma personale. Deve essere inserito in ciò che accade, parlare con il mondo dell’arte e della cultura com’è oggi e aver presente le tendenze attuali, nel senso più ampio possibile, ma deve anche saperle sviluppare con una propria capacità di elaborazione unica e (attenzione, punto importante) con un proprio linguaggio. So che non è facile, ma se tenete presente quanto abbiamo condiviso in apertura di articolo su cosa sia un’opera d’arte superando le emozioni istantanee o la fascinazione del momento, allora avete già gli strumenti in voi per “l’eggere” le qualità dell’opera su questi aspetti. In secondo luogo, l’opera deve avere delle qualità in cui si intravede un possibile sviluppo futuro. Tale qualità si vede ovviamente nell’opera in sé, ma si capisce ancora meglio osservando il suo autore.


Quindi dopo l’opera stiamo spostando l’attenzione dall’opera all’artista, in questo caso, quasi più delle sue prime opere. Io vedo che cosa lui o lei fa, per esempio, ma mi interessa ancora di più capire che cosa farà. Le qualità interessanti da notare hanno a che fare con la ricerca, la strada che l’artista ha percorso e quelle che intende percorrere. Dall’idea che lui ha in mente, capiamo dove vuole andare e come intende farlo. Chiediamoci anche se è informato, se legge, se studia, se è e come è connesso con il mondo che lo circonda e che testa ha. Queste sono cose importanti. È importante anche sapere se frequenta l’ambiente giusto, non neghiamolo, ma non è questa la cosa essenziale (inoltre su questo, se deciderete di seguirlo come galleristi o collezionisti, potrete facilmente intervenire voi).


Una valutazione su questo punto a mio avviso importante è quella di tenere presente che di talento il mondo è pieno a sfare, sopratutto nelle giovani generazioni di ogni epoca, ma non tutti questi talenti potenziali diventano poi talenti sviluppati perchè una cosa è avere talento, e un’altra cosa scoprire come usarlo. Per chiarire ciò che intendo mi affido spesso ad un parallelo semplice che qualche spocchioso considera blasfemo: in Italia di talenti calcistici sono pieni i campetti parrocchiali, così come le accademie d'arte. Prendiamo due ragazzini di pari età e talento di quel campetto, uno maturando finirà forse in serie A, l’atro invece maturando forse sarà un eccellente, che so, impiegato, commerciante, postino o mega manager, non ha importanza, ciò che importa è che se la mia intenzione è quella di investire in un calciatore e non in altro, devo investire sul primo. Ma visto che hanno ora lo stesso talento e la stessa età come faccio a capire chi dei due sia il “mio” cavallo vincente?


Dove sta la differenza tra i due che gli farà percorrere l’una o l’atra strada? Le variabili sono ovviamente molte e non tutte controllabili, ma una è fondamentale, il primo, quello che finirà in serie A, incontrerà sulla sua strada un allenatore serio e capace che alleverà il suo talento alle volte costringendolo a rinunciare a qualche divertente partitella per fare noiosi 100 giri di campo e 1000 tiri in porta da fermo, il secondo invece troverà sulla sua strada un sacco di partitelle, dei sinceri e buoni amici con cui investirà il proprio tempo in altro che non sia il diventare un professionista del calcio.


La differenza tra un artista in erba ed un calciatore in erba sta in chi incontra nella sua vita e quanta convinzione lui abbia di essere e non fare il calciatore o l’artista. Per un artista l’allenatore è un gallerista, un curatore, un manager serio e capace di allevare il suo talento ed investire su questo e che il giovane artista come il giovane calciatore, abbia la testa giusta (e qui spesso casca l’asino, ma pazienza).


Se ci siamo chiariti sul senso dell’allevare il talento, tenete presente che l’artista emergente non avrà ancora una visibilità sui media tradizionali, tipo testate ufficiali e note (se no, non è emergente o lo è meno, diciamo affiorante), ma sarà presente sui social e altri canali analoghi. Proprio come le compagnie che fanno hiring, dai social e da come sono usati potete già capire e vedere molto, anche della “testa” che dicevamo. Si vedono i lavori, innanzitutto, e si vedono le relazioni che l’artista intrattiene con spazi e realtà del settore. Si vedono i gusti, cosa importante. E poi si vede come il personaggio che ci interessa si comporta con le altre persone, cosa altrettanto importante, anche se non sembra.


Occhio, infatti. Se vi accorgete che l’artista è un continuo tentare di compiacere con metodi di persuasione o simili voi o altri tipo galleristi, collezionisti o critici, cassatelo immediatamente, sarà pure simpatico, ma è un parvenue. Non solo vuol dire che non è affidabile, ma probabilmente supplisce alla carenza di talento e capacità, con abilità di relazione che durano il tempo del suo interesse a spillarvi quattrini o contatti. Lasciatelo perdere, non merita la vostra attenzione.


Può non piacervi l’idea, ma un artista valido facilmente non sarà tanto compiacente nei vostri confronti, ma terrà fede alla sua idea di quello che vuole fare anche contro la vostra opinione, potrà anche non credere in se stesso come persona, ma crede fortemente nel suo lavoro, anche a vostro dispetto. Valutate questo aspetto più dei lecchinaggi vari, questo è un punto fondamentale.


Prestate particolare cura ed attenzione al fatto che spesso gli artisti giovani possono essere vittime di loro stessi o del mercato; non di rado ahimè un giovane talento dopo anni di dura gavetta emerge fulmineo alle cronache ed al mercato per una sua idea e trovandosi sull’olimpo voglia giustamente restarci, e dato che la vetta la ha raggiunta con un certo lavoro tenda a replicare all’infinito quel lavoro e quella sola idea in questo sollecitato da galleristi e collezionisti meno intelligenti, attenti e seri di voi (ora si che lo siete) interessati solo al loro personale portafoglio a breve.


In pratica l’artista smette di creare e passa a produrre; non coltiva più le vie del suo talento, non sperimenta più, riproduce, replica la medesima idea senza nulla aggiungere e come sapete dopo un poco voi ed il mercato se ne accorgerà e passerà ad altro lasciando l’artista al palo e chi lo ha comprato mentre era sulla cresta dell’onda con quotazioni via via più modeste. Ma da ciò si capisce anche che, social a parte, la prima cosa da fare è frequentare gli studi degli artisti e, dove possibile, gli artisti stessi. Parlare con loro, capirli. Per ragioni logistiche e di tempo spesso non si riesce, ma questo sarebbe davvero il punto fondamentale.

Come capisco che cosa accadrà in futuro? Se l’artista è davvero emergente e alle prime armi è molto difficile capire il suo futuro posizionamento nel mercato, per forza di cose. Troppi sono i fattori (ambientali, logistici, di mercato stesso ed ovviamente personali) da valutare e a meno di saper leggere gli oroscopi, non potete avere alcuna risposta scientificamente certa al riguardo. Tenete presente due cose però. Uno: se avete comprato qualcosa che vi piace e in cui credete, siete già ripagati dal fatto di possedere un’opera che vi piace e in cui credete. Se l’era vi comunica qualcosa di importante per voi non è cosa da poco, anzi! In più, trattandosi di un giovane, è vero che il suo futuro è incerto, perché dipende da troppe variabili, ma è anche vero che non avrete speso molto per la sua opera. Perciò la perdita, se amate il lavoro, non vi brucerà molto!


Secondo: cosa ancora più importante, occhio… siete voi i collezionisti o i galleristi, ricordatevelo. In realtà il futuro posizionamento nel mercato del giovane artista dipende in gran parte da voi, da come lo gestirete, da come investirete sul suo lavoro e da come, con chi e dove lo presenterete. Non è solo l’artista che deve avere talento, ma anche il collezionista deve avere il suo, ponetevi anche voi nell’esempio dei due ragazzini al campetto parrocchiale, come collezionisti, e scegliete se andare in serie A o meno. Un’idea potrebbe essere per esempio affidare a qualcuno esperto, magari, la cura della promozione dell’artista, investendo qualcosa, oppure se siete un gallerista lo farete voi.


Chiaro che, crisi o non crisi, quello che abbiamo fin qui condiviso non è facilissimo da mettere in pratica. Ma a parte il coraggio e il gusto per il nuovo e per la scoperta, che, come dicevamo, senza un pizzico di rischio non si ha. In ogni caso, per quanto complessi da affrontare, credo davvero che questi siano temi molto importanti a cui pensare, molto più di quanto oggi in effetti non accada. Perché alla fine, oltre ad essere un investimento finanziario, l’arte che scegliamo parla di noi come persone, come ruolo, come personaggi e, perché no, anche come brand (pensiamo alle corporate collections e altre realtà analoghe). E nel mondo della comunicazione.


Abbiamo quindi stabilito che non è mai possibile davvero prevedere il futuro, la fortuna di un’opera d’arte o in generale del lavoro di un artista. Potenzialmente, come la storia dell’arte insegna, la fortuna di un lavoro può essere altalenante, o giungere inattesa anche molti anni dopo la scomparsa dell’autore. È quasi banale dirlo.


Gli esempi a questo proposito sono molteplici, e vanno dai nomi storici più noti, da Van Gogh che in vita vendette un solo quadro a Caravaggio che dai fasti in vita fu quasi dimenticato per poi essere “riscoperto” nell’ottocento e via via scorrendo le carriere di artisti da questi in giù. Ma pensiamo, al contrario, a quanto invece è avvenuto ad una larga fascia di artisti considerati astri nascenti destinati alle più alte vette negli anni novanta e primi anni duemila e pagati come stelle e le cui opere ora giacciono, tristemente parcheggiate in qualche angolo più o meno buio del magazzino di qualche galleria valutate come stalle in attesa di essere riscoperti o forse definitivamente dimenticati.

La certezza, dunque, per un collezionista, di investire sul sicuro, è qualcosa di praticamente inesistente. Chi millantasse di poterla fornire, soprattutto a lungo termine, o è un veggente o, più probabilmente, sta imbrogliando. Che fare dunque? Come riconoscere un talento?

Il talento e il vostro “senso per l’arte” Volendo procedere con serietà, e se avete avuto la pazienza di leggermi fi qui, la serietà nei vostri confronti è un mio dovere ed allora entriamo più in profondità per voi pochi lettori superstiti e ribadiamo che cosa si debba intendere per talento oltre la definizione enciclopedica di apertura. Secondo James Hillman il talento è una cosa che tutti possiedono, ciascuno nel proprio personalissimo modo e ambito di realizzazione. A rigore, il talento per la cucina non è essenzialmente diverso o “maggiore” dal talento artistico o in ambito sportivo. Per Hillman ciascuno di noi ha dentro di sé il proprio daimon, che indica la strada della realizzazione personale e seguirlo è il punto più alto che una persona possa mai raggiungere nella propria vita.


Nonostante l’apparente democraticità di questa affermazione, dal dire al fare c’è una discreta distanza. Leggere il fondo della nostra anima, tirare fuori ciò che davvero sappiamo fare e agirlo nel mondo, sarebbe la cosa che ci regalerebbe la felicità, nel senso più profondo e vero del termine. Ma è facilissimo sbagliarsi, e sopratutto perdersi, dietro alle sirene di quello che il mondo e le persone che ci circondano si aspettano da noi. In sostanza, è ben più facile indossare una maschera, e perdere sé stessi e il proprio reale talento dietro le lusinghe di quello che gli altri si aspettano da noi, in cambio del loro amore e della loro attenzione, o anche solo di qualche like in più.


Qui però trattiamo di un genere di talento particolare, cioè quello artistico e in particolare quello che riguarda le arti visive. A questo punto dobbiamo compiere una scelta e decidere che cosa vogliamo fare. e tornare alla considerazione che siamo noi gli attori ed il centro della nostra domanda sul come riconoscere un talento, chiederci perché ci interessa sapere come riconoscere un talento nell’arte? Perché vogliamo acquistare arte?


A mio parere sono quattro le opzioni possibili:

Il cacciatore di trofei. Vogliamo comprare arte perché vogliamo investire del denaro e speriamo di capitalizzarlo (cioè venderlo in breve tempo con un guadagno o almeno senza perdite); I trendy. Vogliamo comprare arte perché ci teniamo ad essere considerati cool, vogliamo essere apprezzati dai nostri amici e conoscenti o, meglio ancora, vogliamo essere considerati “del giro giusto” da quelli che per noi fanno parte “del giro giusto”; L'esteta. Vogliamo comprare arte per puro piacere estetico. Un’opera ci piace, la vogliamo appendere in casa nostra e guardarla quando più ci aggrada. Magari perché s’intona con il divano oppure perché ci gira così e basta, non si sa e non dobbiamo renderne conto a nessuno; Coloro che Fecero l'Impresa. Vogliamo arte perché vogliamo avere una collezione, e vogliamo avere una collezione per passione, per fascino, per voglia di crescere intellettualmente e non. Siamo quel tipo di persona che crede nel talento e nell’arte e, siccome può permetterselo, vuole promuoverli.


Di queste quattro macro categorie di collezionisti ho trattato in un precedente articolo sempre su MADE Artis dal titolo I COLLEZIONISTI D'ARTE? SONO DI 4 TIPI e se volete approfondire quale sia la vostra “tribù” vi suggerisco la lettura. Qualunque “tipo” siate la parola chiave è passione, e ogni tipo sarà d’accordo nel riconoscere la propria: guadagno, estetica, tendenza e spirito di impresa come passione e come passione più che legittima perché abbiamo capito che lì qualcosa ci intriga, ci dà energia, ci incuriosisce profondamente. Abbiamo la sensazione che quando andiamo alle mostre la qualità della nostra vita, in termini di energia ed entusiasmo, sia migliorata, quindi (posto che possiamo proporzionalmente permettercelo economicamente) vogliamo dare un seguito a quella sensazione, vogliamo approfondirla, coltivarla ed affermarla. È chiaro che, a seconda di quale delle quattro categorie sopra elencate è quella in cui ci riconosciamo, cambiano radicalmente i criteri da utilizzare per decidere se un talento ci interessa oppure no, e se è il caso di investire tempo e denaro sul suo lavoro e sul suo futuro.


Procediamo passo passo… Nel caso apparteniate alla prima categoria di persone (gli affaristi), siete al tempo stesso i più fortunati ed i più sfortunati. Fortunati perché sapete certamente meglio degli atri che un investimento sicuro oggi non esiste neppure in banca, figuriamoci nell’arte contemporanea, e per di più quella emergente e siete i più sfortunati per la stessa ragione, perché non vi darò mai la certezza. Chi vi desse per certo che i soldi che investite in un’opera oggi, vi ritorneranno a stretto giro aumentati nel portafoglio, vi sta prendendo in giro. Consiglio in questo caso investimenti più redditizi altrove. Forse sono meglio addirittura i derivati e sappiate che esistono anche nel settore dell’arte…


Nel caso invece vogliate collezionare, o anche solo comprare un’opera, per sentirvi cool, la strada è semplice e piana, unica condizione è avere i soldi, farsi un giro sui siti delle maggiori testate di settore, scegliere le gallerie più di moda e accreditate appunto dal suddetto giro cool e recarsi lì libretto degli assegni alla mano. Tutto qui. Non avete bisogno di criteri o di sapere qualcosa, dovete solo fidarvi. Certo, magari cercate di scoprire che cosa hanno comprato i collezionisti giusti, dove e da chi, e semplicemente copiateli e vedrete che più girate, più arte vedete e più ne capirete qualcosa.


Ma attenti a non capirci troppo, qui per voi si annida il vostro maggior rischio, perché se sviluppate un gusto personale, non è detto che questo sia necessariamente quello più alla moda, precipitandovi pericolosamente (non sia mai!) nel baratro del non-cool o nelle altre tre categorie. Perciò, evitate di pensare. Il vostro unico lavoro sarà scegliere la galleria giusta, i posti e le persone giuste. Ma quale sia lo sapete già, di certo (per via del giro di cui sopra eccetera eccetera). La dritta che posso darvi è quella di Una dritta:, ascoltate, fiutate i trend e rubate con gli occhi dai vostri riferimenti di tendenza.


Se rientrate invece in una delle ultime due categorie, nel vostro caso, la difficoltà è maggiore. Ma almeno nel caso della categoria numero tre (che definirei anti-kantiana, dato che mette il bello e il piacevole sullo stesso piano), le cose non sono poi molto complicate. Tutto sommato, chi compra per piacere personale ha bisogno di una sola cosa: un buon rapporto con sé stesso e con il proprio intuito. Se è sincero con sé stesso, si orienterà verso ciò che soddisfa il suo gusto personale in maniera facile e spontanea. Forse non farà i soldi o non avrà la casa più cool del pianeta, ma comunque alla fine sarà soddisfatto dei suoi acquisti. E se proprio le cose non gli andranno bene, la cosa peggiore che gli potrà capitare sarà di dover cambiare il divano.


Se invece appartenete all’ultima categoria, permettete di farvi i miei complimenti. Siete delle persone rare, sempre che esistiate veramente. L’ultima categoria di acquirenti è evidentemente la più virtuosa e, quindi, come spesso accade, la più difficile di tutte. Chi compra per passione – vera – cerca un talento – vero. Siete capaci di interpretare il ruolo del talent scout, siete una sorta di “solitari cavalieri che fanno l’impresa” e non siete meno artisti di coloro che comprate. Quindi ha bisogno di sapere come muoversi e deve farlo consapevolmente.


Il bravo collezionista fa...

A tutti, mi sento di consigliare quanto segue secondo la loro “indole e passione":

  • Affinate bene la vostra sensibilità artistica. Guardando mostre, sì, ma anche leggendo libri, e non solo di arte, e andando al cinema e a teatro, e in giro. Parlate con la gente. Leggete il pensiero dei filosofi. Affinate il vostro spirito e la vostra mente, ma non dimenticate i sensi fisici, perché la bellezza è anche una questione di materia, corpo e spazio, odore e sapore. Sembra che questo consiglio non abbia nulla a che vedere con il fatto di riconoscere un talento al suo sorgere, nelle arti visive, ma non è così. Più cultura avete, più la vostra anima è abituata ad andare in giro per il mondo riconoscendo quello che davvero l’accende, e più avrete strumenti per comprendere le opere che incontrerete sul vostro cammino e riconoscere l’arte vera, quando c’è;



  • Affinate la vostra cultura artistica guardando tanta tanta arte. Leggete delle mostre passate che non potete più vedere, viaggiate, andate nei musei e nelle gallerie. Più arte vedete, più i vostri occhi si abitueranno a riconoscere l’arte vera, quando la incontrerete. Ma se davvero siete appassionati, queste cose le fate già;


  • Quando parlate con gli artisti, diffidate di quelli che non leggono, non amano il teatro, il cinema, i libri e la cultura in generale e che hanno idee confuse su sé stessi e il proprio lavoro. Non siete Rousseau, il mito del buon selvaggio in arte conta poco. E va bene essere spontanei e naif, ma se l’artista vuole parlare – ad esempio – di psicologia e non ha mai letto Freud (intendo i libri, non wikipedia), potrà anche essere considerato cool da Forbes e avere la copertina del Times (scherzo!), ma garantito che non durerà più di qualche stagione;


  • Sempre parlando con gli artisti e conoscendoli, diffidate di quelli che trovano una loro cifra e non la cambiano mai, e che se trovano qualcosa che funziona continuano per sempre a fare varianti della stessa opera. Ma diffidate anche di quelli che cambiano di continuo, e sembrano non avere una propria visione o direzione;



  • Diffidate infine da quelli che sono troppo intonati con la propria epoca storica, che sono troppo inseriti, troppo in linea con il loro tempo. Probabilmente non hanno una personalità vera, sono fenomeni del momento e scompariranno, o quasi, portati via dalle onde, al mutare delle mode e dei costumi.

Insomma, alla fine, nell’arte come in tutto il resto, per quando riguarda il talento, aveva ragione Hillman. Un artista deve avere un suo mondo, in cui ci fa entrare attraverso le sue opere. E deve essere qualcosa di solo suo, non preso in prestito dall’esterno, non atteggiato, non una maschera. Non è una frase fatta, ma una semplice considerazione. Se c’è questo dono, se c’è quel tocco personale e inconfondibile – che magari va contro le mode del momento, addirittura – se c’è una visione, una lettura personale del mondo e delle cose… beh, allora consideratevi fortunati.

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