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IL PIU GRANDE MUSEO D'ARTE CHE NESSUNO VEDE. Cosa sono i freeport e altre strutture che custodis



Se vi chiedessimo quale sia o dove sia il piu grande museo del mondo dareste ognuno grosso modo le stesse risposte: Louvre e Parigi, l'Hermitage e San Pietroburgo, il Victoria & Albert Museum a Londra. Ma nessuno direbbe d'impeto che lo sia un magazzino anonimo a Ginevra ed invece è cosi.

Il porto franco di Ginevra, un capannone doganale in Svizzera è il posto migliore per commerciare merci nel mondo. Il porto franco di Ginevra, una casa whare house svizzera, per questa ragione è il più grande museo d’arte nel mondo. Una zona portuale quasi incolore vicino al centro di Ginevra, con il suo complesso di magazzini grigi circondati da binari ferroviari e recinzioni di filo spinato, sembra l'ultimo posto sulla Terra dove si possa trovare qualcosa di bello. Eppure, ordinatamente nascoste tra le sue mura, da qualche parte circa un milione delle più belle opere d'arte mai realizzate sono confezionate e sigillate in angusti spazi in questo che è di fatto un deposito.


L'estensione del freeport di Ginevra

Nascosti e incarcerati in casse di legno del porto franco di Ginevra, i tesori della storia dell'arte sono nascosti in un dedalo di chilometri di corridoi tutti uguali con porte chiuse a chiave nell’ambiente forse più anonimo che ci possa essere.

Queste opere d'arte non sono il tesoro di una proprietà o di una singola istituzione: no, sono proprietà di un gruppo indefinito di mercanti d'arte, collezionisti e società offshore, che godono tutti dell'anonimato e della sicurezza simile a una prigione della altamente specializzata struttura svizzera.


l'interno

La ragione per cui scelgono di conservare i propri preziosi in tali condizioni è semplice: l'élite finanziaria mondiale investe sempre più in cose costose, ed i porti franchi stanno diventando i loro caveau. I freeport offrono sicurezza e riservatezza, la possibilità per i proprietari di nascondersi dietro alias o falsi intestatari e una serie di vantaggi fiscali.

Il porto franco di Ginevra è probabilmente il porto più interessante del suo genere.

Come funziona un un porto franco e quale impatto ha sul mondo dell'arte?




Custodire: una missione

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UK Freeport a Londra

Per dare una idea di come funzionano i freeport, abbiamo bisogno di alcuni numeri. Il leggendario Museum of Modern Art di New York possiede quasi 200.000 opere d'arte di vari tipi e qualità, un numero effettivamente impressionante. Tuttavia, questo sarebbe  relativamente poco a ciò che pare sia effettivamente custodito nei complessi magazzini senza finestre nel sud-ovest della Svizzera.

Il termine "pare" è inevitabile, in quanto nessuno in realtà sa esattamente quante opere d'arte sono conservate nel porto franco di Ginevra. Qualche dirigente si lascia scappare che ci sarebbero circa un milione di opere d'arte, ma il New York Times  che il numero è più vicino a 1,2 milioni. E questo è solo uno dei freeport al mondo.


Il Geneva Freeport Facility

Il perché così tanti proprietari vogliono tenere le loro opere d'arte chiuse a chiave senza portarsele a casa o nei caveau delle loro banche di fiducia è un puro calcolo finanziario e fiscale. Se ad esempio qualcuno compra un dipinto da 50 milioni di dollari ad un'asta a New York, sa che dovrà pagare circa 4,4 milioni di dollari di imposte sulle vendite. Spedendo il pezzo acquistato appunto in un porto franco, i proprietari fanno in modo che la fattura fiscale scompaia, almeno fino a quando non arriva il momento di riportarla negli Stati Uniti.


Nascita ed evoluzione dei proti franchi

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Una foto d'epoca del porto franco di Ginevra


I Freeport hanno avuto origine nel 19° secolo quando servivano per conservare temporaneamente merci come cereali e tè. Negli ultimi decenni, una manciata di loro (compreso quello di Ginevra) sono diventati sempre più gli armadietti per il business di alta fascia.

Situati in paesi e città esenti da imposte, i porti offrono risparmi e sicurezza che i collezionisti e i commercianti trovano irresistibili. Questo trattamento di tassazione speciale è possibile perché le merci nei porti sono tecnicamente in transito, anche se in realtà i porti sono utilizzati più come "residenze" permanenti per tutto ciò che è conservato al loro interno, non di rado un'opera cambia di proprietario, ma non si sposta di un millimetro dal suo porto franco, a muoversi per lei sono i soldi ed i documenti.

Oltre ad offrire un enorme potenziale di risparmio fiscale, i freeport hanno anche climi controllati che garantiscono che le opere degli acquirenti di valore elevato siano protette in ambienti climatizzati, solitamente sotto sorveglianza video e dietro muri resistenti al fuoco, assicurate e vigilate per un costo relativamente modesto.


Per alcuni collezionisti, l'arte viene considerata come un capitale fisso nel loro portafoglio. Stanno diventando più esperti dal punto di vista finanziario e i porti liberi sono diventati un pilastro di questo sistema.

L'idea che i porti diventino fondamentalmente giganteschi scrigni del tesoro è stata una pioneristica iniziativa degli svizzeri, ne esistono solo in Svizzera sei, tra cui Chiasso, Ginevra e Zurigo. Quello di Ginevra è il più grande di tutti e ospita beni di lusso in due siti con uno spazio equivalente a 22 campi da calcio.


Poiché la maggior parte degli oggetti d'arte in questa struttura viene portata dentro e fuori dagli spazi di stoccaggio senza nessun clamore, è difficile sapere con precisione quali opere siano effettivamente conservate nel porto franco di Ginevra. Per ragioni professionali siamo venuti a conoscenza con certezza di alcuni pezzi che sono attualmente detenuti in questo porto franco.


Ci sono i rari sarcofagi etruschi, tesori archeologici che nessuno mosse dagli anni '70. La collezione stimata di 2 miliardi di euro del miliardario russo Dmitry M. Rybolovlev, che include almeno un Mark Rothko, un Vincent van Gogh, un Pierre-Auguste Renoir, Gustav Klimt, di El Greco e Pablo Picasso.


Circa 19 opere di Pierre Bonnard, sono di proprietà della famiglia Wildenstein che preferisce conservare questi pezzi a Ginevra. I documenti legali suggeriscono anche che esiste un ritratto di Picasso della seconda moglie, Jacqueline, insieme a 78 sue altre opere, la figliastra dell'artista, Catherine Hutin, li ha portati nel porto di Ginevra nel 2012.


Container impilati nella zona del porto franco di Ginevra



La fama dei freeport

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Stabilito quindi che il porto franco, con le sue peculiarità fiscali, di riservatezza e di sicurezza a che fare con il mondo dell'arte per il suo indispensabile aspetto di business ed in particolare finanziario, segue le vicende storiche legate a questo mondo e quindi non stupisce che il porto franco di Ginevra è stato utilizzato in passato da "inquilini indesiderati" (ufficialmente) per condurre traffici illeciti. Ultimamente qualcosa è cambiato in linea con le politiche bancarie della Confederazione Elvetica e così alla polizia italiana è stato dato l'accesso per ispezionare la struttura. Il sospetto iniziale della polizia si è rivelato giusto, trovando casse contenenti antichità romane ed etrusche saccheggiate.


Il 14 gennaio 2016 la procura del Cantone di Ginevra ha annunciato la restituzione all'Italia di due sarcofagi di terracotta etruschi trafugati 30 anni fa dalla zona di Cerveteri e nel dicembre dello stesso anno, i magistrati svizzeri hanno confiscato altri nove reperti archeologici provenienti da Palmira, in Siria, dallo Yemen e dalla Libia, depositati anch'essi nel porto franco di Ginevra tra il 2009 e il 2010; ma che sia chiaro che le opere sono state trovate, ma i nomi dei "depositari" no.


 Il latitante Matteo Messina Denaro

Il fatto fu imbarazzante, ma creò anche speculazioni sul fatto che il porto di Ginevra potesse essere una base inconsapevole non solo per custodire illeciti affari di beni artistici ma anche per altre azioni illegali, con sospetti su ciò che potrebbe esserci all'interno della struttura che va dai narcotici alle cospirazioni terroristiche.

Il rischio fu quello di vedere il tracollo (non solo di fiducia) di una struttura che per il mondo del commercio internazionale ha un ruolo importante e comunque non solo per operazioni illecite. La soluzione fu che furono rapidamente create nuove regole, che miravano a fermare i guadagni illeciti nel porto, ma sulla loro efficacia molti operatori dubitano, considerandole idonee piu ad evitare il tracollo di fiducia che altro.


Yves Bouvier


I fatti furono comunque tali da costringere l'artefice del successo del freeport di Ginevra ad abbandonare la piazza ginevrina. A novembre, infatti, Yves Bouvier ha venduto la Natural Le Coultre, la società acquistata dalla sua famiglia nel 1983 e diventata il principale operatore specializzato in opere d'arte del porto franco di Ginevra.

Da queste righe non leggerete mai falsi moralismi, perchè siamo consapevoli che il mercato ha le sue regole e l'arte è un bene che costa soldi e tanti. I reati sono tali e come tali vanno perseguiti da chi di dovere ed ognuno ha un ruolo, il che non significa che uno storage debba avallare gli illeciti ma nemmeno fare l'investigatore ne che l'investigatore debba violare la proprietà e condizionare il libero mercato.


A prescindere da quanto impegno sia stato messo nella prevenzione di tali scenari, resta il fatto che, a causa della natura stessa degli affari di gestione dei freeports, ci saranno per certo alcune proprietà illegali tra un milione di opere d'arte conservate a Ginevra. Questo dà al sistema dei freeport nel loro insieme, non solo a quello di Ginevra, un po 'di cattiva reputazione, ma ovviamente non impedisce ai ricchi di spedire i loro investimenti in questi luoghi senza tanti compromessi.



Quali effetti hanno i Freeport sul mondo dell'arte

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Alcuni sostengono che i freeport, con le loro caratteristiche, siano una sorta di scrigni che danneggiano l'arte, nascondendola alla vista del pubblico. Concettualmente questa interpretazione è giusta tanto quanto ovvia, ma a nostro parere è velleitaria e spesso espressa da chi è appassionato e riveste il ruolo di pubblico e non di collezionista od operatore. Se da un lato l'arte nasce per essere vista, altrimenti perde il suo senso, dall'altro è vero che l'arte stessa non esisterebbe senza soldi, investimenti e mercato, con tutto quel che ne segue. Sin dai tempi delle opere commissionate di ritratti, monumenti e sculture, l’arte è stata venduta e rivenduta, spostata, depredata, conservata e restaurata.


Gli artisti stessi, vivono della propria arte; seguendo questa interpretazione non dovrebbero farsi pagare per il semplice fatto di voler donare la loro arte al pubblico. Se mai fosse stato così non avremmo ad esempio la Cappella Sistina per cui Michelangelo ottenne 1.020 fiorini, una cifra enorme per l'epoca e che non tenne certo nel porta monete.

Non siamo d'accordo quindi con chi sostiene semplicemente che trattare l'arte come una merce e nasconderla nei magazzini sia qualcosa di immorale; da sempre molti dei capolavori della storia dell'arte hanno vissuto al di fuori della visione pubblica, sepolti nelle profondità di scantinati di musei o nascosti nelle ville private dei ricchi acquirenti; anzi molto di rado erano a beneficio pubblico e quasi sempre commissionate per un uso privato dei committenti.


Vi immaginate forse la statua di Paolina Borghese, nuda, sorella di Napoleone Bonaparte moglie del Principe Camillo Borghese esposta ai passanti? Capiamo comunque che tra questo e l'essere segretamente nascosta in una cassa nel profondo di un porto franco potrebbe essere troppo.

Se a questo ci aggiungiamo che non sempre le strutture pubbliche sono in grado di custodire tecnicamente in modo idoneo per le generazioni future le opere che detengono, ecco che gli impianti specializzati dei porti assumono una nuova luce anche agli occhi dei puristi come un male minore. 

Quando un pezzo entra nel protocollo di un freeport, diventa semplicemente non disponibile per tutti tranne ad una persona che, alla fine della giornata, a differenza di Camillo Borghese, certamente non ne godrà nemmeno e probabilmente la considererà  come nient'altro che un investimento; certo, dispiace, ma la realtà è questa.



A nostro avviso il sistema dell'arte dell'arte, nel suo complesso, ha altri elementi che ne condizionano il rapporto con i freeport. L'effetto che questo stoccaggio all'ingrosso ha sull'arte stessa, discende dalla considerazione che i pezzi che si trovano da qualche parte in un porto franco e che siano trattati come l'investimento di qualcuno e che quindi come ogni altro bene passino di mano in mano senza mai muoversi di un millimetro, rappresentati da pezzi di carta pressochè anonimi potrebbero anche essere di proprietà di qualcuno che non esiste. Questo sì che influisce sul sistema dell’arte.

O viceversa, i freeport possono rappresentare uno scudo per nascondere e “vendere" opere che non esistono ( o non esistono più) che sulle carte che le rappresentano.



In Conclusione

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Il regista del Louvre, Jean-Luc Martinez, descrivere in questo video i freeport come i più grandi musei che nessuno vede, ed è difficile dargli torto. Dobbiamo quindi tutti tenere in considerazione il fatto che l'arte è stata una merce per molto, molto tempo, anche se da appssionati è difficile accettare che alcune delle più grandi opere d'arte siano diventate una sorta di stock commerciale che non ha mai bisogno di vedere la luce del giorno.

Nel peggiore dei casi, i freeport rappresentano un sistema finanziario in cui gli investitori non hanno alcun legame con l'arte che acquistano, ma sono veramente interessati a loro quando i pezzi si spostano dal bilancio del patrimonio di un proprietario ad un altro. Possiamo discutere del significato dell'arte tutto il giorno, ma questo sicuramente non è nell'interesse di nessuno e probabilmente non lo è nemmeno per l'arte se prescindiamo da una sua componente essenziale di cui i freeport rappresentano una importante componente: l'arte è valore, certo ma anche denaro.

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