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5) VADEMECUM DEL COLLEZIONISTA - I NUMERI ED IL MERCATO


Quali sono le dimensioni e i volumi economici che caratterizzano il mercato dell’arte?

Ogni anno, verso marzo, al TEFAF (The European Fine Art Fair) di Maastricht viene presentato un rapporto sullo stato del settore e che MADE ha pubblicato integralmente per voi nel precedente articolo che potrete trovare qui.

Nel 2016 il mercato commerciale, rappresentato da gallerie, aste, antiquari, e operatori vari è stato di 64 miliardi di dollari, in calo del 7% rispetto ai 68 miliardi dell’anno precedente

Anche i volumi delle vendite, attestati a 38 milioni hanno evidenziato un ribasso del 2%.

La continuazione della pesante crisi economica, iniziata nel 2008, sta avendo riflessi anche sui settori dei beni voluttuari, che sino a qualche anno fa sembravano non risentire della recessione.

L’incertezza ed il rallentamento dell’economia a livello mondiale e di grandi paesi emergenti quali Cina, Russia, Brasile, hanno inciso nell’alimentare un clima di incertezza sul business dell’arte, dove i prezzi e i volumi avevano raggiunto prezzi e volumi difficilmente sostenibili.

E’ in atto un rallentamento che non deve allarmare, ma si può definire quasi fisiologico ed aiuta a tenere i piedi per terra.

Il mercato americano, perde per la prima volta il suo primato con un 28% del mercato a livello mondiale, ma rimane leader per i volumi delle vendite che ammontano al 43% del totale complessivo.

Al primo posto vi è la Cina con 18,5 miliardi di dollari e detiene il 38% degli scambi globali.

Al terzo posto vi è la Gran Bretagna, che nel 2016, ha subito una decisa contrazione delle vendite del 17% per un ammontare di 11,8 miliardi, mentre la sua quota di mercato è scesa dal 22% al 17%.

La composizione della torta di mercato è la seguente: Il 53% del valore totale delle compra-vendite riguarda operazioni effettuate da galleristi, mercanti d’arte e case d’aste, mentre il restante 47% è relativo alle vendite in asta.

Il 40% dei ricavi dei mercanti d’arte provengono da vendite effettuate nelle fiere d’arte, che rimangono uno dei principali veicoli di diffusione dell’arte.

In crescita, favorito dall’utilizzo esponenziale dei social media, il settore online, con un giro d’affari complessivo di 4,7 miliardi di dollari, , che costituisce ormai un 7% del mercato globale.


L'Europa, nel suo complesso resta il leader mondiale del mercato.

Il 57% delle complessive vendite tramite asta è stato realizzato da opere da oltre 1 milione di dollari, anche se in termini di volumi rappresentano solo l’1%, mentre le opere vendute a più di 10 milioni sono state il 28% del totale negoziato.

Si può affermare che le vendite delle opere di fascia alta e altissima, oltre a registrare incrementi in termini di prezzo, hanno rappresentato l’unico fattore di vera crescita nel 2015.

Basterebbe, in tal senso, citare due delle più prestigiose aggiudicazioni avvenute l’anno scorso in asta: “Les Femmes d’Alger” di Picasso, battuta da Christie’s a New York per 179 milioni e “Nu Couché” di Modigliani, anch’essa passata tramite Christie’s e venduta per 170 milioni, per capire i prezzi stratosferici raggiunti da alcuni capolavori.


Nel solo decennio 2005-2015, la crescita delle vendite di alta gamma è aumentata del 400%, superando di quattro volte la crescita del segmento medio-basso.

Testimonianza palese che i grandi capolavori costituiscono non solo un bene rifugio o un’alternativa d’investimento, ma anche un vero e proprio tesoro patrimoniale per chi li possiede.

L'arte contemporanea rappresenta solo il 12% del mercato complessivo ma è quella che ha dato negli ultimi anni il miglior rendimento finanziario, seguita dall'arte del dopoguerra e poi dall'arte dei periodi precedenti; ciò ha la sua logica nella storicizzazione delle opere piu antiche che sono piu consolidate, quindi meno volatili; volendo fare un parallelo finanziario, l'arte contemporanea offre mediamente rendimenti superiori perchè assimilabile ai titoli azionari, mentre i così detti Old Masters rappresentano una sorta di obbligazioni.


 

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