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1) vademecum del collezionista – Arte come forma d’investimento


Quali analogie e connessioni esistono tra gli investimenti finanziari e l’investimento in arte?

I due settori appaiono a prima vista profondamente diversi, ma ad un esame più approfondito le differenze diventano meno marcate ed accentuate.

Anzitutto un investimento in arte nasce da un passione personale e una sensibilità verso un mondo particolare e deve procurare piacere per l’opera o per l’artista; senza questi fattori riferibili alla sfera emozionale non avrebbe senso l’acquisto.

Alla base di un investimento finanziario, invece, l’obiettivo primario è quello di un incremento del capitale nel tempo in termini di accumulazione o per avere una rendita futura.

Le motivazioni sembrerebbero divergere in maniera sostanziale, ma le periodiche crisi economiche e l’alta volatilità dei prezzi sui mercati, con particolare riferimento alla grave crisi del 2008 che ha prodotto gravi perdite nei risparmi degli investitori, ha enfatizzato ancora di più il concetto di diversificazione ed ampliato quello di bene rifugio, tra cui possiamo inserire l’arte.

Da anni, infatti, le maggiori banche d’investimento italiane ed estere che gestiscono i grandi patrimoni per conto della loro clientela (private banking), hanno introdotto anche un servizio di “art advisory”.

L’art advisory è un servizio accessorio ed innovativo che completa la gestione della clientela di fascia più alta (primary).

Gestione patrimoniale che avviene tramite un consulente personale (personal banker) che segue un numero limitato di clienti non solo dal punto di vista finanziario, ma fiscale, successorio e legale. Ne interpreta le esigenze specifiche e li segue nella sua evoluzione economica e personale, con tale servizio, l’arte è entrata ufficialmente nei canali d’investimento delle grandi major internazionali, come prodotto specifico che risponde all’esigenza, sempre più sentita, di dare una risposta al processo di diversificazione, oggi alla base di qualsiasi investimento.

Il settore dell’arte torna ad occupare quindi un posto tra i grandi patrimoni mondiali, come lo era stato già dai tempi del rinascimento in poi per le grandi famiglie e concorre a formare una parte delle loro ricchezze.

Un ritorno all’antico in momenti di grande incertezza economica caratterizzati da forte instabilità sui mercati finanziari con rischi di perdite elevate dei capitali investiti e di bassissimi rendimenti derivanti dai titoli di stato e dalle obbligazioni, che costituiscono la base di ogni portafoglio.

Inoltre, chi predilige lasciare la propria liquidità sui conti correnti bancari o nei conti deposito in genere, ottiene interessi pressoché azzerati e rischia di pagare spese ed imposte di tenuta conto pesanti che penalizzano di fatto l’investimento.

Oggi in un mondo globalizzato contenere e diversificare i rischi è fondamentale e l’arte può costituire un’alternativa agli investimenti tradizionali purché si osservino alcuni principi fondamentali che rimandano al buon senso.

Questi sono i presupposti da cui non si può prescindere per chi ricerca una valenza d’investimento nell’arte.

In un mondo globalizzato economicamente e finanziariamente l’arte può costituire un’alternativa agli investimenti tradizionali purché si tengano presenti alcuni principi basilari come: 1) il non superare percentuali troppo elevate rispetto al proprio patrimonio, 2) è un bene sostanzialmente illiquido e in caso di necessità di smobilizzo i tempi possono essere lunghi e i prezzi di vendita produrre delle perdite, infine 3) in questo settore è condizione ancora più fondamentale essere accompagnati da un intermediario competente e di fiducia.

Dal punto di vista del puro investimento patrimoniale, l’arte rappresenta un prodotto che si colloca tra i beni mobiliari e i beni rifugio.

I beni mobiliari sono per eccellenza: titoli di stato, obbligazioni, azioni, fondi d’investimento, sicav (fondi di diritto internazionale), e tutti quegli strumenti negoziati e regolamentati nei mercati borsistici.

I beni mobiliari hanno una caratteristica fondamentale a loro vantaggio che è quella della liquidità, in quanto possono essere acquistati e venduti in qualsiasi momento anche per volumi ingenti su vari mercati di riferimento.

La liquidità assieme alla trasparenza delle quotazioni ed alla facilità di negoziazione, garantiscono ai titoli la facilità degli scambi e la loro vasta distribuzione tra i risparmiatori.

I beni rifugio sono invece rappresentati da: oro, diamanti, terreni, abitazioni residenziali.

Caratteristica di questi beni è la conservazione del patrimonio; da essi non ci si aspetta una rendita periodica, come invece per i beni mobiliari, ma una rivalutazione nel tempo a difesa del capitale investito.

I beni intermedi si inseriscono tra le due categorie sopracitate e sono rappresentati dagli immobili non residenziali, i beni mobili registrati quali automobili e le barche, le opere d’arte, la filatelia e la numismatica.

Beni accumunati dalla scarsa possibilità di essere liquidati in tempi brevi, e di bassa omogeneità di prezzo sia nella fase d’acquisto che in vendita.

Caratteristica peculiare di questi ultimi investimenti, che riguardano un settore considerato d’élite, è nella maggior parte dei casi il piacere, spesso edonistico, del loro possesso e solo secondariamente una necessità di diversificazione.

Un investimento in arte, infatti, rappresenta per molti collezionisti un interesse personale, una sensibilità verso un mondo particolare legato al piacere che procura un’opera o un interesse per un artista, senza tale interesse non avrebbe senso il loro acquisto, che in vari casi richiede un esborso di capitale importante. Tali investimenti sono detti investimenti per passione.

Una regola aurea di buonsenso e di equilibrio legata alla corretta gestione dei propri asset asserisce che per tali beni non si dovrebbe superare il 15-20% del proprio patrimonio per non immobilizzarsi oltre misura. Ma come si sa tutte le regole hanno le loro eccezioni e variano nel tempo.

Spendere con oculatezza, un consiglio facile a dirsi, ma di difficile applicazione di fronte al fascino dell’arte a cui è difficile sottrarsi e alle tante sirene e pericoli che caratterizzano tale settore, dove pochi oligopolisti dettano regole e impongono prezzi ad un mercato poco trasparente.

Un settore che affrontato senza cautela e competenza può causare più dolori che gioie, ma il cui fascino accompagna ed esprime da sempre l’evoluzione e lo sviluppo della civiltà umana.

La distribuzione della ricchezza tra la clientela primaria gestita dalle banche e dalle principali società finanziarie a fine 2015 era così suddivisa: 45% in liquidità e beni mobiliari; 36% in beni immobili, oro e terreni; 19% beni di lusso, arte e gioielli.

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