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LA FOTOGRAFIA É MORTA, É STATO LO "SMARTPHOTOING". Lo dice Wim Wenders


In occasione dell'esposizione di alcune delle sue polaroid, il regista Wim Wenders ha espresso in un video di un minuto e mezzo prodotto dalla BBC News sull'attuale situazione della fotografia. Il cineasta, drammaturgo, scrittore e fotografo Wim Wenders ha affermato che i telefoni siano i colpevoli della morte dell'arte della fotografia. "Penso che ora tutti siano fotografi, facciamo miliardi di foto, quindi la fotografia è più viva di quanto non sia mai stata, e allo stesso tempo più morta che mai", afferma Wenders.

Non possiamo non condividere questa opinione ed aggiungere che questa morte è il frutto della dinamica ormai irreversibile per cui tutti noi scattiamo fotografie, ne accumuliamo in quantità enorme e la gran parte di queste sono prive di un reale significato, una dinamica in cui è insito il meccanismo per cui l'attenzione e la cura alla stessa foto ed all'immagine ritratta è minima, istantanea, fulminea. Ne consegue un accumulo, quantitativo e senza significato; scatti e momenti che il più delle volte non rivedremo nemmeno più. E non parliamo di stamparli su carta.


Già il mercato delle macchine fotografiche, dopo un breve rilancio con la conquista delle compatte mirror less, segna una crisi profonda non riuscendo ad inseguire le rapidissime evoluzioni di quello che è di fatto un mercato concorrente quello appunto degli smatphone, che da tempo, nella comunicazione, hanno smesso di porre l'accento su quello che era il loro core business, la fonia puntando sulla fotografia. Un tentativo di sottrarsi alla dinamica dell'inseguimento le case di macchine per la fotografia lo avevano tentato con il geotagging, ma anche in questo sono state raggiunte e superate. Una dinamica in continua evoluzione, vista la proliferazione di filtri e applicazioni, ad uso esclusivo degli smartphone. Chiunque abbia dimestichezza con professioni creative sa per esperienza che meno si ha, più creativi si può diventare.

Ad esempio l'eccesso fotoritocco ha fatto perdere alla fotografia il suo significato originale: quello di mostrare la realtà come un ulteriore passo verso la pittura. Siamo tutti consapevoli del fatto che ogni volta che vediamo una foto, c'è dietro un'opera digitale. Questo non sarebbe un male in se, se la manipolazione digitale fosse consapevole, nel senso non di un "aggiustamento" a canoni automatici preimpostati, ma frutto di una serie di scelte, di un percorso creativo che partendo da una idea di fondo, ricerchi ed usi gli strumenti, le lavorazioni utili al raggiungimento del risultato. Troppo spesso, nell'uso di applicazioni e di filtri, la dinamica risponde alla unica domanda "vediamo come viene" invece del piu creativo "voglio venga cosi"


In sostanza per salvare la fotografia sarebbe utile distinguerla dalla attività di scatti compulsivi, tanto simile alla fotografia, ma che non è Fotografia; un buon inizio per creare un distacco potrebbe essere quello di dargli un nome diverso, che ne esprima il senso diverso; proponiamo "smartphotoing" che non sarà musicale, ma rende l'idea. Ma se a voi lettori viene in mente una idea alternativa fatecelo sapere.


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