MAPPARE IL MOVIMENTO DELLE OPERE D'ARTE NEI SECOLI? IL NUOVO PROGETTO DELLA BOSTON UNIVERSITY
Che i grandi capolavori dell'arte nel corso dei secoli abbiano affrontato lunghissimi, rocamboleschi viaggi, percorrendo strade insidiose, fiumi, mari, oceani al fine di raggiungere le dimore dei loro committenti o le avide mani dei collezionisti, attraversando Paesi lontanissimi con i mezzi più disparati, è cosa risaputa. Da sempre sculture, dipinti, ceramiche, cammei, libri miniati, oggetti rari e preziosi sono passati di mano in mano, cambiando proprietario.
Sarebbe emozionante poter vedere tracciati sulla carta geografica gli itinerari intrapresi da questi oggetti del desiderio che non hanno mai smesso di incantare principi, dittatori, facoltosi collezionisti di ieri e di oggi. Ora, grazie al progetto della piattaforma web Mapping Paintings, ideata da Jodi Cranston, docente della Boston University, sarà possibile farlo. Potremo vedere riportate su una mappa le traiettorie percorse nel tempo e nello spazio da ogni singola opera d'arte e controllare le varie provenienze. “Talvolta, vedere dove un'opera d'arte è inaspettatamente finita, è più suggestivo che leggerlo in un lungo elenco nelle pubblicazioni” ha affermato Jodi Cranston. Il data base è ancora in fase progettuale. La prima mappatura del progetto riguarda le tele dalla attribuzione certa del più grande pittore veneziano del Rinascimento, Tiziano Vecellio (Pieve di Cadore, 1488/1490 – Venezia, 1576), ognuna schedata con l'indicazione delle provenienze e dei diversi passaggi di proprietà.
Parmigianino, ritratto di Pier Maria Rossi di sansecondo attualmente al Prado di Madrid
Le opere d'arte, infatti, possono cambiare proprietario. Basta pensare alle ultime eclatanti acquisizioni da parte di facoltosi collezionisti e musei americani le cui raccolte si sono arricchite di capolavori di Pontormo e Parmigianino che dall'Inghilterra sono finiti negli Stati Uniti. Ad esempio, se volessimo sapere dove si trova “Il Ratto d'Europa” (foto inizia articolo) di Tiziano (1560-1562) e quali viaggi ha dovuto affrontare nei secoli questa preziosa tela in origine dipinta per Filippo II di Spagna, è sufficiente cliccare sull'immagine del quadro ed ecco comparire il filo d'Arianna, la route map del capolavoro. Scopriamo così che dall'attiva bottega del pittore a Venezia il quadro viaggiò fino a Madrid per entrare nelle collezioni di Filippo II, per poi finire a Parigi all'inizio del XVIII secolo dove cambiò più volte mani.
Il viaggio di "Europa" di Tiziano
Successivamente il dipinto, tutt'altro che piccolo (178 x 205 cm), attraversò la Manica e giunse a Londra per entrare nelle disponibilità del ricco finanziere di Luigi XV e Luigi XVI François Louis Jean-Joseph de Laborde de Méréville. Verso al fine del XIX secolo il Ratto di Europa paradossalmente finì per simboleggiare il grande esodo dei dipinti antichi italiani dal Vecchio al Nuovo Mondo che raggiunse il suo acme nei primi decenni del secolo passato. Una vera e propria razzia perpetrata attraverso la complicità di influenti critici d'arte e grandi marchands d'art. Nel 1896, infatti, la tela di Tiziano venne acquistata dal mercante d'arte Colnaghi che a sua volta, attraverso l'intermediazione del critico d'arte Bernard Berenson, la rivendette per 100.000 dollari a Isabella Stewart Gardner, facoltosa collezionista che diede vita a uno dei primi musei d'arte antica americani, l'Isabella Stewart Gardner Museumdi Boston.
Sandro Botticelli Storie di Lucrezia 1500-1504 tempera su tavola 80×130 cm
Fu solo uno dei tanti capolavori che durante la prima metà del Novecento attraversarono con ingegnosi sotterfugi l'Oceano Atlantico per formare le raccolte museali e le collezioni private americane, rendendo di fatto gli Stati Uniti il Paese più ricco di dipinti antichi italiani, dopo l'Italia naturalmente. Nell'Isabella Stewart Gardner Museum di Boston entrarono poco alla volta gemme straordinarie scelte da Berenson come “La tragedia di Lucrezia” di Sandro Botticelli e il “Concerto a tre" di Johannes Vermeer (rubato nel 1990 insieme altre 12 opere), il secondo dipinto del maestro di Delft a finire in America.
Jan Vermeer "concerto a tre" 1666-1667 circa - olio su tela - 72,50×64,70 cm
L'ambizioso progetto di Cranston è finanziato dalla Boston University e dallaKress Foundation di New York, prestigiosa raccolta che conta oltre 3.000 opere d'arte europee formata dall'imprenditore statunitense Samuel Henry Kress durante la prima metà del Novecento. Il progetto di mappatura, infatti, coinvolgerà presto la Kress Collection che vanta molti dipinti straordinari di Beato Angelico, Sandro Botticelli, Luca Signorelli, Carlo Dolci, Bernardo Bellotto e Canaletto.