design: i tombini di Roma fanno tendenza e litigare al museo. Tappetino Home Sweet Home v. Chiusino
Che Roma abbia molte icone è cosa evidente a cominciare dalle fontane pubbliche chiamate "Nasoni", ma anche i tombini di Roma hanno il loro perché. Il Comune di Roma non ha pensato di difenderli come ha fatto Berlino con il suo caratteristico Ampelmännchen, l'omino del semaforo, ed ora i designer se ne sono appropriati e litigano al museo MAXXI.
Il caso di specie riguarda il tappetino a forma di tombino “Home Sweet Rome” lanciato sul mercato a settembre/ottobre 2014.
Si tratta di un tappetino per la casa che riproduce in maniera fedele per forma, colore e dimensioni, il tombino stradale di Roma.
Home Sweet Roma è un oggetto di design ironico e paradossale che vuole sorprendere, ideato da Studio Algoritmo e pensato per chiunque voglia portarsi a casa un pezzo di Roma o desideri camminare tra i vicoli della città eterna pur stando nella propria abitazione.
L’oggetto è piaciuto molto ed è stato distribuito da Electa-Mondadori nei bookshop di alcuni musei romani, tra i quali il MAXXI. Non ha una grossa tiratura, ma ha avuto la sua visibilità ed è stato più volte recensito.
Proprio al MAXXI è in corso una mostra dal titolo: LOCAL ICONS. Greetings from Rome. Si tratta di una piccola collezione ispirata a Roma e alla ricchezza del suo immaginario culturale, storico e popolare. All’interno dell’esibizione fa bella mostra un oggetto ideato dalla designer spagnola Patricia Urquiola che si chiama “Chiusino”.
Si tratta di un porta tablet a forma di tombino.
Siamo di fronte a due oggetti assai simili, con diverse funzionalità ma, si potrebbe obiettare, l’idea alla loro base non è così originale: il vero creativo è chi si è inventato il tombino e la scritta S.P.Q.R.
Sicuramente però non è stata una svista, anche perchè il tappetino di Home Sweet Rome è venduto proprio all’interno dello stesso museo. Dovrebbe essere uso comune tra creativi controllare sempre, prima di iniziare a creare, che non esista qualcosa di simile a quello che si sta producendo perché la somiglianza rende necessario richiedere una liberatoria per l’utilizzo a chi per primo è autore dell’oggetto ideato.
Con il termine plagio, nel diritto d’autore, ci si riferisce all’appropriazione, tramite copia totale o parziale, della paternità di un’opera dell’ingegno altrui. E’ possibile che i due designer abbiamo pensato allo stesso tombino ma sicuramente quello ideato da Studio Algoritmo è stato creato prima e distribuito pure nello stesso book-shop del museo.
Quindi qualcosa non torna.
Specialmente, è molto singolare che, volendo organizzare una mostra su Roma e mettendone in bella mostra gli oggetti che la ricordano (anche quelli di strada), non si sia scelto di dare spazio a designer italiani, come quelli di Studio Algoritmo, che peraltro avevano già un lavoro pronto sul tema, e si sia preferito invece portare in mostra il lavoro di una designer certamente più nota ma sulla cui ispirazione certamente ci sono alcune perplessità.