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STORIA DEI FALSARI: SPACCIATORI DI BELLEZZA - seconda puntata

La storia dei falsari in arte è lunga come l'arte stessa; sono storie curiose di uomini mossi dall'interesse, qualche volta anche dalla burla e qualcuno fu anche inconsapevole (rari) vittima di mercanti senza scrupoli, tutti dotati di talenti artistici eccellenti. Alcuni copiavano, altri inventavano di sana pianta.

In questa storia c'è di tutto: chi fu "socio" di Duchi, chi da artista affermato e "arrotondava" con copie di altri, chi si spacciò per morto, chi rifilò a studiosi per anni lettere da Giovanna d'Arco a Giulio Cesare a Cleopatra (ma questa era scritta in francese...), chi fondò anche una scuola di falsari, chi lavorò per lo Stato per non finire in galera, chi si inventò un movimento pittorico e chi, forse ironicamente si faceva chiamare "Barone".

Hanno avuto come vittime Re e Regine, musei, storici, e collezionisti importanti e chi sa quante delle loro "opere" sono ancora nei musei di tutto il mondo.

Questi sono i falsari spacciatori di bellezza.


Johann Georg Paul Fischer: tedesco (1786-1875) Pittore di corte e restauratore del duca di Baviera 'modernizzò' opere come quelle di Albrecht Dürer per renderle più in sintonia con il gusto del suo tempo. Ad esempio rielaborò la pala d'altare della famiglia Paumgartner (ora all'Alte Pinakithek di Monaco) che era stata dipinta da Albrecht Dürer durante il periodo rinascimentale del Nord tra il 1498 ed il 1504. Piuttosto che restaurare semplicemente il dipinto, cancellò il vessillo del Santo, sostituendolo con un cavallo e cambiò il fondo scuro, dipinto da Dürer, con un paesaggio. Aggiunse poi anche un elmetto sul cappuccio del cavaliere. Johann era figlio di un incisore e, originariamente, allievo del ritrattista tedesco Heinrich Ramberg. Trasferitosi in Inghilterra nel 1810, lavorò principalmente a Londra eseguendo ritratti dell'aristocrazia inglese, tra cui la regina Victoria e la regina Charlotte. Ora, è più conosciuto per le sue miniature-ritratto. Nella foto la pala modificata e l'originale di Dürer.


Castellani: orafi italiani (1827-1909) Fortunato Pio (1794 - 1865) nel 1814 aprì un proprio laboratorio a Roma specializzato nella creazione di gioielli imitanti quelli antichi che venivano alla luce nelle necropoli dell'Etruria e negli scavi di Pompei ed Ercolano. Il sodalizio col duca Michelangelo Caetani, cultore di belle arti e disegnatore egli stesso di gioielli, permise a Fortunato Castellani di divenire in breve l'orafo delle più illustri famiglie aristocratiche romane ed europee. I figli Augusto e Alessandro continuarono l'attivita; il figlio Guglielmo, invece, si dedicò alla ceramica. La parte creativa fu affidata ad Alessandro e a Michelangelo Caetani, mentre Augusto si interessò soprattutto degli aspetti economici. Nel 1859 i Castellani si dedicarono per cinque mesi al restauro e alla catalogazione della Collezione Campana; ebbero l'opportunità pertanto di perfezionare le loro osservazioni sulla tecnica della granulazione e della filigrana e di giungere ad un accettabile livello di riproduzione.

Nella foto sopra Oreficeria etrusca, collezione Campana, British Museum.

Nella seconda metà del XIX secolo le oreficerie Castellani conquistarono un ruolo di primo piano nel mercato europeo. Alessandro, che era riparato in Francia per motivi politici nel 1860, aprì con grande successo nuove sedi anche a Parigi e a Napoli, nelle quali si commerciavano antichità, soprattutto etrusche. Fra i clienti si annoveravano anche Napoleone III, il Museo del Louvre e il British Museum diretto da Newton. Analisi chimiche recenti su alcuni reperti antiquari venduti dai Castellani, al museo di Berlino, hanno permesso di stabilire che Alessandro Castellani talora ha venduto anche dei reperti falsi. Morto Alessandro (1883) dal temperamento avventuroso, gioventù patriottica e progressista per cui fu anche arrestato, il fratello Augusto trasformò la bottega in una specie di museo privato. L'attività continuò ancora con i nipoti Alfredo e Torquato, figli rispettivamente di Augusto e di Alessandro; il primo fu orafo, il secondo ceramista. La morte di costoro, avvenuta negli anni trenta del novecento, rappresentò la fine dell'attività. I Castellani hanno conservato e donato allo stato italiano i gioielli da loro creati nel corso della loro attività centenaria e rimasti in loro possesso. Ora esposti nel Museo nazionale di Villa Giulia. Augusto, che aveva donato al Museo Capitolino e al Museo artistico-industriale di Roma una grande collezione di pezzi rari, lasciò alla sua morte al figlio Alfredo la sua collezione di vasi greci, italioti ed etruschi, di bronzi, di avori, gioielli e monete. Alfredo, ultimo discendente maschio dei Castellani, donò la quasi totalità della collezione allo Stato italiano con due sole eccezioni: una coperta di evangeliario in oro, zaffiri, perle e avorio, e una corona votiva in oro, perle e rubini lasciate, per volontà testamentarie, alla Basilica di San Pietro in Vaticano ove sono esposte presso il Museo del Tesoro della Basilica.


Pietro ed Enrico Pinelli: italiani (XIX secolo) Scalpellini abilissimi, riprodussero magnificamente il Sarcofago etrusco di Cerveteri, datato al 500 a.C. e a loro dire ritrovato all’interno di una necropoli, che venne acquistato a caro prezzo dal British Museum di Londra. Fu ammirato per anni nella sala ad esso dedicata, sino a quando si scoprì che quello splendido reperto archeologico era in realtà falso e, per questo, fu in gran fretta relegato e dimenticato nei sotterranei del museo. (nella foto) Enrico, era un restauratore dal Louvre. Un giorno nel 1893, casualmente informò gli esperti del British Museum, che un sarcofago egiziano esposto nella collezione del museo, era stato fatto da lui e suo fratello, che poi l'avevano sepolto a Certeveri. I due hanno inondato con grande successo il mercato italiano con capolavori di argilla.


Reinhold Vasters: tedesco (1827-1909) Era un maestro orafo e restauratore, che lavorò ad Aquisgrana dal 1853 al 1890. È opinione diffusa che fosse il creatore di molti falsi, presentati come inestimabili gioielli rinascimentali. Nel 1979, più di 1.000 disegni dal laboratorio di Vasters furono scoperti negli archivi del Victoria & Albert Museum di Londra. L'esame degli esperti ha mostrato che si trattava di pezzi falsi che erano stati venduti alle collezioni come gioielli rinascimentali. Tra i falsi che gli vengono attribuiti: la Coppa Rospigliosi (nella foto), a volte indicata come la Coppa del Cellini (visualizza l'ingrandimento), attribuita a Jacopo Billivert; la tazza d'oro St. Hubert e il ciondolo col drago di smeraldo, venduti da Rothchilds, come opere spagnole della fine del XVI secolo .


Paul Désiré Trouillebert: francese (1829-1900) Era un bravo pittore della scuola di Barbizon, ma fu anche un copista e imitatore di Corot, sua la firma nella foto. Fin da quando vennero esposte le prime opere di Corot, Trouillebert ne fu molto interessato e iniziò ad emularne la tecnica. Il suo stile era così simile a quello di Corot che se la sua firma veniva cancellata e sostituita con quella di Corot, i suoi lavori aumentavano considerevolmente di valore. Tutto sommato, la produzione di falsi Corot era aggravata da Camile Corot stesso, che firmava molte opere riprodotte da altri artisti quando lo richiedevano, semplicemente perché si sentiva onorato di essere copiato.


Costantino Simonidis: greco (1820-1890?) Era un avventuriero greco, famoso come falsario di documenti dell'antichità greca. Nel 1837 lavorò nella stamperia di un libraio, quindi fu ospitate dallo zio Benedictos, che era abate in un monastero russo sul monte Athos. Lì venne a contatto con gli antichi manoscritti greci, apprendendo i segreti dei copisti: tra i suoi primi falsi vi furono alcuni testi medioevali, ma anche icone. Nella foto il papiro di Artemidoro che secondo molti è opera di Simonidis. Nel 1850 pubblicò una descrizione dell'isola di Cefalonia corredata da 205 mappe, da lui "ritrovate", realizzata dal geografo Eulyros, che sarebbe vissuto nel IV secolo a.C. L'esame dello stile e del contenuto ne dimostrano la falsità. Dopo il 1850 si trasferì a Costantinopoli dove conosceva diplomatici e dignitari che gli resero possibile la partecipazione agli scavi dell'Ippodromo. Nel 1853 si recò in Inghilterra con manoscritti veri e falsi e, nel 1855, raggiunse Lipsia. Cercò di vendere per 2000 talleri (che però non incassò mai) 70 fogli di una falsa Storia egizia composta dal re Uranios, al classicista Wilhelm Dindorf, che li rivendette per più del doppio all'Accademia delle scienze berlinese. La truffa fu smascherata da Alexandros Lykourgos e Konstantin von Tischendorf. Simonidis fu quindi espulso dalla Prussia. In seguito fuggì in Egitto facendo perdere le proprie tracce. Si spacciò per morto di peste il 19 ottobre 1867 ad Alessandria, dove invece continuò il suo lavoro fino alla morte naturale, sopraggiunta verso il 1890. Lo storico Jacob Burckhardt, nel 1882 scrisse che Simonidis apparteneva alla categoria dei falsari spinti da un irresistibile impulso, da un mirabile virtuosismo più che dalla sete di denaro. Morì povero.


Denis Vrain Lucas: francese (c. 1830) E' stato il maggior falsario francese di autografi: ha eseguito falsi di Galileo, Cartesio, Newton, Rabelais e Luigi XIV. E' stato calcolato che in otto anni di attività abbia prodotto e venduto non meno di 27.000 manoscritti autografi, tra cui una lettera di Giuda Iscariota a Maria Maddalena. Fu scoperto per una sua colossale ingenuità: creò una lettera di Cleopatra a Giulio Cesare, ma in francese, come nella lettera a fianco in cui si legge: "Cléopâtre, royne, à son très cher ami Marc-Antoine triumvir...".

Ostendando titoli e pompose apparenze, nel 1867 rifilò a Michel Chasles, brillante matematico francese, 1.000 lettere autografe di personaggi illustri del passato, tra cui Aristotele, Giulio Cesare, Vercingetorige, Cleopatra, Pitagora, Giuda, Lazzaro e San PietroI maneggi occulti erano stilati rigorosamente in francese del XVI secolo su carta novella made in FranceTra siffatti capolavori, spiccano per merito di attendibilità storica:Una lettera d'amore da Pitagora a SaffoUna reclamo di Lazzaro risorto a San PietroUna lettera di minacce indirizzata a Abele da parte di CainoUn'epistola di Blaise Pascal in cui dimostrava di aver scoperto la legge di gravitazione universale 20 anni prima di Isaac NewtonProprio per quest'ultima il brillante erudito spese 150,000 franchi, per poi sottoporla all'Accademia Francese delle Scienze alimentando un' esilarante querelle che coinvolse per anni studiosi e luminariIl caso fu processato dal Tribunale penale della Senna nel 1870, ricordato come il“Processo Burlesque”Quando si seppe che Chasles aveva acquistato da Vrain-Lucas, a colpi di milioni, un paio di calzini appartenuti ad Alessandro Magno, il collegio sembrò piuttosto avvinto a ridicolizzare tale creduloneria che a punire il colpevole delle fraudiRidotto a mal termine, Chasles fu sbeffeggiato dall'intero municipio accademico e Denis sparì, libero da pena, dopo aver accumulato una ricchezza significativa e gettato nel caos tutti gli studiosi di Francia“Certo assai vedrai sommerso nel falso il creder tuo”Cavalier d'insidiose malizie " Onore, per istima, e fama acquistata per virtù"


Giovanni Bastianini: italiano (1830-1868) Ha prodotto numerose opere neo-rinascimentali, soprattutto busti e bassorilievi con lo stile di Donatello, Verrocchio, Mino de Fiesole e altri antichi maestri italiani. La maggior parte dei quali sono stata venduti come pezzi originali, anche a celebri musei come il Victoria and Albert Museum di Londra e il Louvre.

Da ragazzo faceva lo scalpellino, ma, incoraggiato da Francesco Inghirami, si recò a Firenze dove lavorò presso gli scultori Pio Fedi e Girolamo Torrini. Iniziò presto una produzione di copie di sculture e rilievi quattrocenteschi che vendeva per somme modestissime. Più tardi – pare verso il 1848 – s'impegnò a lavorare esclusivamente per conto di Giovanni Freppa, noto antiquario fiorentino, che vendeva le sue opere come originali del sec. XV. Occasionalmente il B. ricevette anche commissioni per opere eseguite a proprio nome, ma acquistò fama internazionale soltanto poco prima della morte. Un busto in terracotta rappresentante Girolamo Benivieni, eseguito nel 1863 per conto del Freppa, fu venduto per 700 franchi ad un collezionista parigino. Il busto, esposto a Parigi nel 1865, fu molto ammirato come opera del Rinascimento italiano e l'anno successivo venne acquistato per il Louvre, in un'asta, al prezzo di 13.250 franchi. Una nota sulla Chronique des Arts (15 dic. 1867) ispirata dal Freppa, che rivendicò al B. la paternità della terracotta, fece sensazione, pur trovando scarso credito. J. Charvet (L'âne qui prend la peau du lion, Paris 1868) ne difese l'autenticità. Un altro antiquario fiorentino, Alessandro Foresi, rivelò che il B. era autore di altre famose opere d'arte "rinascimentali".

Mentre si protraevano ancora lunghe e accanite discussioni, il B. morì a Firenze il 29 giugno 1868. Nella foto: Giovanni Bastianini, Buste de femme "Aloysa Strozzi"


Mosè Shapira: israeliano (1830-1884) Antiquario a Gerusalemme e procacciatore di falsi artefatti biblici come false pergamene e documenti in ebraico. Uno in particolare riguarda un manoscritto su pelle di pecora che doveva provenire da Moabite, sulle colline ad est del Mar Rosso. Shapira ha provato a convincere il mondo che era una variazione iniziale del libro del Deuteronomio datato intorno al IX secolo A.C., l'epoca di Mosè (nella foto). Nel corso della sua vita fu accusato di molti falsi e, perseguitato dallo scandalo, si è a sparato all'Hotel Bloemendaal di Rotterdam il 9 marzo 1884.



Reuben Lyon of Holborn - Charles Twinam: inglesi (XIX secolo) Nel 1898, la Goldsmiths' Company scoprì che falsa argenteria antica era stata venduta da Reuben Lyon di Holborn. Quando la polizia ha perquisito il suo locale, sono stati sequestrati oltre 300 pezzi e Lyon è stato multato di 3.000 sterline. Nell’aprile dell'anno seguente presso l'Old Bailey, di Londra, Charles Twinam, un argentiere di Latham Street, è stato dichiarato colpevole della fornitura dei falsi e condannato a cinque anni. Venne trovato in possesso di una grande collezione di punzoni con le iniziali di vari argentieri del XVIII secolo, tra cui George Smith, John Manby e William Shaw (nella foto) tra gli altri, insieme ad argenteria moderna punzonata con questi marchi. Nonostante l'evidenza, Twinam si è dichiarato non colpevole e ha sostenuto che i punzoni erano stati lasciati da un "uomo del Devonshire" 14 anni prima. Dopo la prova, i beni confiscati sono stati fusi e i lingotti risultanti usati per coprire i costi. Tuttavia, alcuni di questi falsi di qualità possono essere in circolazione ancora oggi.


Tadeu Hasdeu - Bogdan - Petriceicu-Hasdeu: Rumeno (1836-1907) (Pseudonimo) Scrittore e filologo rumeno, pioniere nello studio della storia e della lingua rumena, era in grado di parlare 26 lingue. Probabilmente fu responsabile della realizzazione delle lastre di piombo dette 'Daci' o 'Sinaia' 8nella foto), scritte in una lingua sconosciuta (greco con addizione di nuovi caratteri) che raccontavano la storia dei Daci, probabilmente fabbricate a sostegno del nazionalismo della cultura rumena. Si pensa che le lastre di piombo siano in realtà copie realizzate presso la fabbrica di Sinaia nel 1875 circa, dagli originali, che erano in oro. Fecero la loro apparizione quando 200 piastre di piombo furono scoperte nel magazzino del Museo di antichità, a Bucarest, alla fine del XIX secolo. Fino ad ora, sono state ampiamente ignorate e considerate false perché sembravano nuove, non mostrando tracce di corrosione. Un secolo più tardi gli studiosi hanno mostrato un rinnovato interesse per questi manufatti misteriosi.



Eugene Boban: francese (c. 1840) Eugene Boban era un collezionista francese di manufatti precolombiani. Archeologo nominato alla corte di Massimiliano e antiquario di successo, che gestiva un lucroso business a città del Messico, tra il 1862 e il 1880. Fu inviato in Messico da Napoleone III nel 1860 a capo di una Commissione scientifica per raccogliere le opere d'arte che dovevano essere esposte nel 1867 presso il Museo del Trocadero. Gli esperti ritengono che Boban sia stato il protagonista nell'ingannare il British Museum nell'acquisizione (da Tiffany nel 1897) del "teschio di cristallo atzeco" (nella foto) che è stato dimostrato essere un falso, come pure l'altro in mostra a Parigi al Musée de l'Homme. Un'indagine effettuata dall'archivista, Jane Walsh allo Smithsonian nel 1992, ha portato alla luce documenti che rivelano che era stato Boban a cedere il teschio a Tiffany nel 1897. Ha anche scoperto prove che Boban, alcuni anni prima, aveva cercato di venderlo allo Smithsonian, e che sempre Boban, aveva venduto un teschio di cristallo simile a un collezionista che poi lo donò al Musée de l'Homme di Parigi. Si pensa che Boban abbia acquistato i teschi in Germania, dove nel XIX secolo vennero spedite grandi quantità di cristalli di quarzo brasiliano. Intorno a queste opere, nel corso del tempo, si sono costruite vere e proprie leggende esoteriche, che hanno dato vita a credenze, libri e film, che possono essere riassunte nella frase: "Colui che rivelerà il segreto di questo teschio di cristallo... morirà".


Oxan Aslanian: tedesco (1887-1968) Era un falsario di arte egizia. Emigrò in Siria ed Egitto e poi in Germania, dove aprì un negozio di antiquariato a Berlino. Nella sua opera di falsario, si concentrò sul periodo di Amarna. I suoi prodotti di alta qualità hanno straordinariamente soddisfatto la richiesta di molti eminenti collezioni e musei in Europa. Questo gli ha meritato il soprannome di "maestro di Berlino". Ha creato alcuni falsi eccezionali, che talvolta ingannano ancora gli esperti. Morì all'età di 80 a Monaco di Baviera. Nell'immagine a fianco: testa di re, realizzata da Aslanian nel 1925 c., in granito. Spacciata per opera di artista egiziano anonimo del 664–525 B.C.E., o Nuovo Regno, 1570–1085 B.C.E.



Charles Weisberg: americano (1945†) Ha falsificato manoscritti, lettere e firme di celebrità e personaggi storici come Francis Hopkinson e manoscritti di Walt Whitman e Stephen Collins Foster. Inoltre creò presunte lettere e documenti di George Washington (nella foto) e Abraham Lincoln. Weisberg fu arrestato nel 1935 a New York per contraffazione. Più tardi fu accusato in Pennsylvania per la vendita di documenti falsi e autografi attraverso la posta. La sua ultima falsificazione fu un'iscrizione della scrittrice Katherine Mansfield in una copia del "Nido delle colombe," un libro che era stato pubblicato postumo. Weisberg sommò così due pene detentive negli anni quaranta e morì il 4 maggio 1945 nel carcere di Lewisburg in Pennsylvania.


Alfred André: francese (1839-1919) Orafo parigino e restauratore, che ha lavorato anche per la famiglia Rothschild. Nel 1994 Rudolph Distelberger, curatore del Museo austriaco, ebbe dei dubbi sui gioielli che erano stato dati alla National Gallery di Washington dal milionario americano Peter Widener. Le sue ricerche lo portarono alle officine André. Lì, Distelberger scoprì cassetti pieni di calchi in gesso e modelli in cera dei suoi falsi. Alla vendita Rothschild di Sotheby's, nel 2003, sono stati battuti tre dei falsi di André, tutti dichiarati e contrassegnati. "André non ha solo restaurato sapientemente pezzi originali del Rinascimento," dice il catalogo. "Ha anche la creato pezzi nello stile rinascimentale, per soddisfare la forte domanda dei collezionisti di questo periodo". Nella foto ciondolo a forma nave del MetropolitanMuseum of Art


Claude Émile Schuffenecker: francese (1851-1934) Implicato con Wacker nello scandalo dei falsi van Gogh. Una teoria indipendente proposta da Ben Landais, un francese che viveva in Olanda, e dal suo collega Antonio de Robertis, che ha suscitato una grande la polemica nel mondo dell'arte, suggerisce che i "Girasoli", dipinti da Vincent van Gogh ad Arles nel 1889, siano un falso realizzato da Schuffenecker. Un opuscolo pubblicato da Landais, infatti, afferma che il dipinto non è affatto di Van Gogh, ma è in realtà un falso, creazione di Emile Schuffenecker, che fu suo proprietario, che lo esibì presso Bernheim nel giugno del 1901. I "Girasoli" poi erano passati a suo fratello minore, il rivenditore Amédée Schuffenecker, che li vendette alla Galerie Druet di Parigi. Nel 1910 vennero acquistati da Paul von Mendelssohn-Bartholdy, un collezionista di Berlino. Negli anni trenta il dipinto passò alla Galerie Paul Rosenberg a Parigi. Edith Beatty comprò i "Girasoli" nel 1934. Successivamente lo passò a suo figlio e sua moglie. Il 30 marzo 1987 Helen Beatty cedette il dipinto a Christie che lo aggiudicò in asta a Yasuo Goto, titolare della Yasuda Fire and Marine Insurance Company of Japan, che lo espone al Yasuda Memorial Museum of Modern Art di Tokyo, per la cifra record di 24,75 milioni di sterline. Una delle teorie attribuisce il dipinto a Gauguin, che era un grande amico di Schuffenecker. Va ricordato che esistono cinque quadri di girasoli (in realta' sono undici ma quelli indicati di seguito rappresentano i piu' importanti) universalmente attribuiti a Van Gogh: esattamente tre raffiguranti 14 girasoli e due raffiguranti 12 girasoli che si trovano nei musei di Amsterdam, Londra, Tokio, Filadelfia e Monaco di Baviera. Le diverse teorie sulla provenienza delle varie versioni dei "Girasoli" sono state vivacemente dibattute al Simposio su Van Gogh tenuto presso la National Gallery di Londra, dove gli esperti non sono riusciti a raggiungere un accordo. Louis van Tilborgh, capo curatore presso il Museo di Van Gogh, ha ammesso che dopo aver sentito cinque o sei diverse teorie: "Abbiamo bisogno di prendere tempo e studiare più da vicino i vari argomenti".


I fratelli Gokhman & Israel Rouchomovsky: russi (1860-1934) Il falsario inconsapevole e i mercanti disonesti. Israel Rouchomovsky era un brillante orafo ebreo nato a Mozyr, una piccola città vicino a Minsk in Russia. Creò uno squisito artefatto d'oro che, senza che lui lo sapesse, è stato venduto come un'antica tiara greca, meglio conosciuta come la "Tiara di Saitapharnes" al Museo del Louvre a Parigi (nella foto). Gli esperti l'hanno fatta risalire al terzo secolo A.C. Il lavoro, un diadema, recante una dedica in greco sotto forma di un'iscrizione che in seguito ha permesso di stabilire che il manufatto, ritenuto antico, era in realtà molto più recente. È venuto alla luce che fosse stato creato a Odessa in Russia solo due anni prima, nel 1880, realizzato dal giovane Rouchomovsky per i rivenditori conosciuti come i fratelli Gokhman. Costoro portarono la tiara a Parigi, ai curatori del Louvre, lasciando intendere che a quel capolavoro erano molto interessati anche gli esperti del British Museum. I francesi procedettero all'acquisto per una quantità enorme di denaro, circa 200.000 franchi oro. Fu solo molto più tardi, quando l'archeologo tedesco Rudolf Furtwanglerfirst la giudicò falsa, che il museo iniziò a dubitare e, dopo sette anni, annunciò al pubblico che la tiara era un falso, togliendola dall'esposizione. Per rimediare il Louvre ha comprato altri artefatti ignorando che anche questi erano lavori dalla bottega dei Gokhman a Ochakov dove magicamente si creavano tesori in oro e argento, grazie all'abilità di orafi e artigiani compiacenti. I due mercanti crearono anche un'estesa rete di agenti, in particolare Anyuta, una donna di Peroutino, un villaggio sul sito dell'antica città di Olvia, che effettuava visite ai musei, offrendo storie altamente plausibili di come erano stati scoperti i tesori sepolti, riesumati da una tomba o uno scavo. Ernst von Stern, direttore del Museo Archeologico di Odessa ha commentato: "Il laboratorio di Gokman saprebbe contraffare qualunque cosa!"


Earl M. Washington: americano (1862-1952) Falsario di stampe e artista esperto di xilografia ha usato i disegni di altri artisti per creare nuovi blocchi incisi che ha spacciato come ritrovamenti. Ken Martens, un avvocato e collezionista di stampe dal Canada, sostiene che le stampe di Earl M. Washington non abbiano alcun significato storico, ma siano piuttosto le realizzazioni di un giovanotto del Michigan, che sta cercando di ingannare gli acquirenti dicendo che queste stampe sono state prodotte nella parte iniziale del XX secolo dal suo bisnonno. Nella foto Earl Washington Xilografia



Icilio Federico Joni: italiano (1866-1946) Conosciuto come il principe di falsari senesi. Molto del suo successo era dovuta al fatto che ha imitato soprattutto le opere di pittori minori come Sano di Pietro, ingannando anche i critici esperti. È opinione diffusa che sia responsabile di una Madonna con bambino e angeli presumibilmente di Sano di Pietro nella raccolta del Cleveland Museum of Art (esposte nel 1948), un trittico nella galleria Courtauld Institute (nella foto) e una Madonna & bambino, Santa Maria Maddalena e San Sebastiano in stile di Neroccio di Bartolomeo Landi nella collezione Lehman del Metropolitan Museum of Art di New York. Vedi approfondimento

Umberto Giunti: italiano (1886-1970) "Il falsario del calcinaccio " Nel 1930 il visconte Lee di Fareham, celebre collezionista britannico fondatore delle Gallerie Courtauld di Londra, acquistò un Botticelli da un giovane mercante d’arte italiano di nome Luigi Albrighi. Era una incantevole “Madonna del velo” (foto) per la quale pagò ben venticinquemila dollari. Come d’abitudine, Lee verificò l’autenticità del quadro aiutato da un team di esperti. Fu il critico Kenneth Clark ad avere i primi dubbi. Ma si dovette arrivare agli anni Cinquanta, con i progressi delle tecniche radiografiche, per concludere che si trattasse di un falso, non di uno qualsiasi, ma di un capolavoro di Umberto Giunti, identificato da Federico Zeri come il “Falsario del calcinaccio”, uno dei più abili contraffattori di inizio novecento. Giunti, che per il viso della Madonna si era ispirato alla sua bellissima nipotina, dai tratti botticelliani, era stato allievo del più grande falsario toscano della sua epoca, Icilio Joni (sempre lui).


Fulvio Corsini: italiano (1874 - 1938), Fu smascherato e sospeso dall'insegnamento nel 1927, per poi divenire uno dei falsari più utilizzati dallo Stato italiano, che gli commissionava statue "in stile" per riempire i vuoti nelle facciate di chiese e monumenti.

Maestro e amico di Ranuccio Bianchi Bandinelli, dopo aver appreso nella bottega paterna l'arte dell'intaglio, perfezionò alle Accademie di Belle Arti di Roma e Firenze l'utilizzo di materiali e tecniche legate alla tradizione artigiana. La padronanza della scultura in legno, terracotta, bronzo e marmo, gli valse la cattedra all'Accademia di Belle Arti e all'Istituto d'Arte di Siena. Scultore versatile è ricordato anche in qualità di restauratore. A lui furono commissionate, nel 1905, le nuove statue – nello stile di Giovanni Pisano- dei santi Bartolomeo e Marco, nell’ambito del progetto ministeriale di integrazione della statuaria mancante sulla facciata del Duomo di Siena. In collaborazione con Federico Joni (ancora lui), Igino Gottardi e Ricciardo Meacci realizzò nel 1928 le statuette bronzee in stile donatelliano nel Carroccio del corteo storico del Palio di Siena. Nella foto un autentico Corsini; la statua bronzea della contrada della Chioccia a Siena


Pavel Jerdanowitck, alias Paul Jordan Smith: americano (1885-1971) Un misterioso pittore di origine russa, Pavel Jerdanowitch, nel 1925 presentò un dipinto intitolato Exaltation ad un mostra d'arte di New York. I critici d'arte ammirarono il lavoro e Jerdanowitch venne invitato ad esporre in un'altra mostra a New York, nel 1926. Lì propose un dipinto intitolato "Aspiration", spiegando che era il fondatore della scuola "Disumbrazionista". L'anno seguente presentò altri due dipinti "Adoration" e "Illumination". I suoi lavori "pionieristici" suscitarono interesse e Jerdanowitch fu salutato come un visionario. Presentò altri dipinti (in tutto 7) anche a Chicago, ottenendo anche ottimi riscontri su due riviste francesi specializzate. Ma in realtà "Pavel Jerdanowitch " era Paul Jordan- Smith, un latinista che odiava la tendenza astratta e modernista nell'arte. Quando un critico d'arte criticò la pittura realistica di sua moglie come "sicuramente della vecchia scuola", nel 1925, decise di dimostrare che i critici avrebbero lodato tutta la pittura che non riuscivano a capire. "Ho chiesto a mia moglie vernice e tela", ha raccontato dopo aver ammesso la burla. "Non avevo mai provato a dipingere qualcosa nella mia vita". Così è nata la scuola "Disumbrazionista". Smith ha ammesso l'inganno al Los Angeles Times nel 1927, ma la confessione ha solo alimentato l'interesse per il suo lavoro. Dal 2006 si tiene l'International Pavel Jerdanowitch Painting Contest che premia il peggior quadro dipinto nell'anno. Ad onore del vero, piu che un falsario Jerdanowitck fu un burlone che si prese gioco della critica dell'arte.


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