STORIA DEI FALSARI IN ARTE: DAI ROMANI AL 700,
Arte frode e contraffazione vanno di pari passo con la storia dell'umanità. Da quando è iniziata la commercializzazione delle creazioni estetiche, è stato il mercato stesso a richiedere un numero sempre maggiore di opere. Così, di pari passo, è aumentata la creazione di falsi e copie, alimentata da mercanti senza scrupoli e artisti della contraffazione, che hanno saputo ingannare anche gli esperti più qualificati o presunti tali. Così, nel corso dei secoli, si è accumulata in tutto il mondo presso privati, collezioni e musei, una quantità inimmaginabile di preziosi tesori artistici di valore commerciale e storico-artistico.
Un lavoro per truffatori, certo, ma spesso dotati di grande talento artistico e non solo tanto che qualcuno ha fatto anche il suo "falso autoritratto..." e non sorprendetevi se tra i loro nomi troverete Michelangelo, Rubens, il Pollaiolo, Luca Giordano... Qui vi presentiamo, organizzata cronologicamente, una breve storia della falsificazione artistica, con tutti i suoi principali protagonisti
I Romani
Furono i primi falsari, copiando assiduamente sculture greche, molte delle quali sono state vendute come originali. Plinio il Vecchio e Fedro denunciarono alcuni artigiani del loro tempo che alteravano, dolosamente, sculture in marmo e manufatti d’argento, firmandole con i nomi dei maestri greci Prassitele e Mirone.
I Cinesi L'abitudine di falsificare date e opere d'arte, in Cina, risale almeno alla dinastia Sung (960-1280) quando i ricchi iniziarono a collezionare opere d'arte. Realizzare dipinti falsi, principalmente ad opera di studenti che cercavano di imitare i maestri, era una pratica molto comune. Creare opere false, quindi, è diventata una tradizione tramandata fino ai giorni nostri.
Le reliquie cristiane (Medioevo) Nel Medioevo furono le reliquie cristiane ad essere ricercate con tale accanimento che la domanda superava largamente l’offerta; furono tanti, quindi, i falsari di reliquie che produssero una quantità inesauribile di schegge e chiodi della Croce, ossa dei Santi, sacre culle di Gesù Bambino e sante spine, alcune delle quali ancora oggi si venerano nella religiosità popolare della vasta provincia italiana. (nella foto la Sacra culla di Gesù)
Intagliatori di pietra italiani, XIV secolo Gli intagliatori di pietre diedero il via al commercio della falsificazione: creavano opere d'arte imitando sculture greche e romane, che poi vendevano ai ricchi come autentici pezzi d'antiquariato. In un certo senso seguivano le orme dei loro antenati romani.
Jacopo di Poggibonsi: italiano (1418-1449) Jacopo di Poggibonsi non è mai esistito, si tratta di un parto nella fantasia di sette studenti dell'Università del Michigan che, ai giorni nostri, hanno inventato la sua vita e le sue opere, illustrandole con immagini create al computer, proposte in un sito web dedicato a questo artista fittizio. (qui a fianco il finto autoritaratto) Questo, a detta degli studenti, per incoraggiare il pensiero critico e prudente, ma anche per servire come introduzione agli studenti che si avvicinano alla storia dell'arte rinascimentale italiana: "Abbiamo tentato di far risaltare una serie di questioni attinenti allo studio dell'arte: imitazioni, copie, falsi e contraffazioni, la personalità artistica e le nozioni di genio artistico, la realizzazione di uno studio e di una critica autorevole; così come alcune questioni sollevate negli ultimi anni dallo sviluppo della tecnologia digitale: quando un'immagine è autentica? Come i mezzi digitali possono alterare le immagini? Possiamo davvero fidarci di quello che leggiamo? Insomma, quanto sono attendibili i pareri autorevoli? Il punto del progetto è stato quello di incoraggiare gli spettatori a essere prudenti quando si avvicinano alle informazioni disponibili online e sui cataloghi.
Colantonio - fusione dei nomi Niccolò-Antonio: italiano (1430c.-1460c.) Sul finire del ‘400 il pittore napoletano conosciuto anche come Colantuono fu apprezzato come imitatore dei maestri fiamminghi e dei disegni di Dürer. Fu maestro di Antonello da Messina.
Piero del Pollaiuolo: italiano (1443-1496) Realizzò pastiches (copie) di opere di artisti quali Sandro Botticelli come quella illustrata qui a fianco: "profilo di una donna" copia del "ritratto di una donna" (La Bella Simonetta). Questa riproduzione ora è ospitata nel Museo Poldi-Pezzoli di Milano.
Michelangelo di Ludovico di Lionardo di Buonarroti: italiano (1475-1564) È opinione diffusa che lo scultore più famoso al mondo, Michelangelo, quando era studente, abbia forgiato un Cupido di marmo "antico" per il suo patrono, Lorenzo de' Medici. E' noto che abbia anche prodotto molte repliche dei disegni del pittore Domenico Ghirlandajo (1449–1494), talmente perfette da ingannare lo stesso Ghirlandaio Vasari su Michelangelo ha scritto: "Ha anche copiato disegni di antichi maestri così perfettamente che le sue copie non potrebbero essere distinte da quelle originali, poiché ha fumato e colorato la carta per dargli un aspetto di età. Era spesso in grado di mantenere gli originali e restituire le copie in loro vece".
Marcantonio Raimondi: italiano (1480c. - 1534) L'interesse per l'incisione tedesca, unitamente a motivi commerciali, lo spinse ad incidere su rame numerose xilografie di Albrecht Dürer. Secondo Vasari fece 17 copie di Dürer vendendole come originali, a Venenzia, nel 1506. Recatosi nel 1510 a Roma vi risiedette fino al sacco del 1527, lavorando soprattutto su disegni di Raffaello, dopo la morte dell'urbinate, in collaborazione con Giulio Romano e Baccio Bandinelli. A causa di incisioni licenziose tratte da disegni di Giulio Romano finì per qualche tempo in carcere. Dopo il sacco si rifugiò a Bologna.
Giovanni Cavino e Pirro Ligorio: italiani (1500-83). Cavino nasce a Padova nel 1500. Era un orafo che falsificò monete e medaglie. L'antiquario Alessandro Bassiano fu un suo collaboratore. Anche Ligorio si dedicò alla falsificazione di monete del XVI secolo, una delle prime forme di falsificazione e frode. Le monete, infatti, sono state contraffatte fin da quando vennero introdotte da Gyges re di Lidia nel 670 A.C., anche perchè era abbastanza facile farlo.
Hendrik Goltzius: olandese (1558-1617) Era un maestro artigiano incisore olandese, disegnatore e pittore che ha prodotto copie di opere di altri artisti leggendari dimostrando il suo grande talento. Secondo Hollstein, è responsabile di 388 riproduzioni di grandi opere d'arte.
(nella foto un suo autoritratto)
Tommaso della Porta (il Vecchio): italiano (1568†) Fabbricava di nascosto teste greco-romane spacciandole per autentiche. Vasari scrive: "...Ha lavorato di marmo eccellentemente, e particolarmente ha contrafatto teste antiche di marmo che sono state vendute per antiche; e le maschere l'ha fatte tanto bene che nessuno l'ha paragonato ed io ne ho una di sua mano, di marmo, posta nel camino di casa mia d'Arezzo, che ogni uno la crede antica ..." (VII, p. 550). I suoi unici lavori originali sono le statue della Fede e della Religione per la tomba di Paolo IV in S. Maria sopra Minerva (oggi nel corridoio della sacrestia, nella foto).
Pieter Brueghel il giovane: fiammingo (1564-1627) Pieter Brueghel, seguì le orme del padre e inizialmente fu conosciuto come copista di parecchie opere rare di suo padre, copie di qualità particolarmente elevata, di scene di vita contadina. Un quadro di paesaggio in particolare, ora nella collezione Delporte a Bruxelles, è una copia di un dipinto paterno del 1565. Questo è uno dei dipinti più popolari di Pieter Breugel il vecchio ed è stato riprodotto da molti artisti, soprattutto da suo figlio che lo copiò più volte.
Peter Paul Rubens: fiammingo (1577-1640) E' stato un artista preminente del XVII secolo e la sua posizione nella storia dell'arte è consolidata. Tuttavia meno noto è il fatto che in realtà abbia fatto ricorso alla copiatura e alla rielaborazione di molte composizioni e di opere create da altri. Tra i lavori copiati ci sono quelli originariamente eseguiti da Giulio Romano, dal 1499 al 1546. Prima del Rinascimento copiare dipinti creati da altri era una parte necessaria di qualsiasi apprendistato degli artisti e non costituiva contraffazione.
Terenzio Terenzi - Terenzio da Urbino: italiano (1575–1621) E' stato un pittore del tardo Rinascimento e del manierismo. Nato nei pressi di Pesaro, è noto anche come Terenzio da Urbino o Rondolino. Fu allievo del pittore Federigo Barocci. C'è una pala d'altare di Terenzi nella Cattedrale di Sant'Andrea, un battesimo di Costantino nella quadreria di San Costanzo e un'assunzione della Vergine nella Chiesa dei Cappuccini a Roma. In base al Baglione, Terenzi ha visitato Roma, dove godette della protezione del Cardinal Montalto, nipote di Papa Sixtus V. Dopo aver ingannato diversi acquirenti, ci provò anche con il suo benefattore, spacciando suoi dipinti per lavori di Raffaello, scoperto cadde in disgrazia. 8nella foto il suo Battesimo di Costantino)
Hans Hieronymus Imhoff: fiammingo (1569-1629) Nipote di Hans Imhoff e dell’umanista Pirckheimer che fu amico intimo di Dürer, in occasione della vendita di alcune opere di sua proprietà a un mercante d’arte di Leida, nel suo diario leggiamo: «*Nostra Signora col bambino, dipinta su pergamena... Fu dipinta per mio antenato Hans Imhoff ad Anversa; l’ho descritta ad Overbeck (il mercante d’arte) come un’opera di Lucas van Leyden; “an sit, dubitatur a multis”; stimata talleri 100. ** Nostra Signora, dipinta su legno ad olio, piccola. Mio padre di benedetta memoria fece sì che ci fosse apposta la firma del Dürer, ma non ci sono motivi sufficienti per ritenere che Dürer l’avesse dipinta. Per talleri 40». Minore fortuna incontrò Imhoff in successive vendite all’estero, forse perché questi acquirenti erano meno inclini a riconoscere come autentiche le opere da lui smerciate.
Nella foto il presunto ritratto di Hans Imhoff, nonno di Hans Hieronymus, eseguito da Dürer.
Pietro Della Vecchia alias Muttoni: italiano (1603 – 1678) Nel 1984 Bernard Aikema ha dimostrato che il vero cognome del pittore è Della Vecchia, mentre 'Muttoni', con il quale è stato conosciuto a partire dal XIX secolo, è il risultato di una errata interpretazione che Luigi Lanzi fece di un lavoro di F. Bartoli (Le pitture, sculture ed architetture della città di Rovigo, 1793), in cui è citato un quadro dell'artista in Casa Muttoni a Rovigo. La peculiarità del cognome originale ha spinto alcuni ad interpretarlo per tutto il XIX e XX secolo come un soprannome derivato dall'attività di restauratore del Della Vecchia, nonché dalla sua predisposizione alla replica e copia di dipinti di artisti delle generazioni precedenti come Giorgione. Nella foto Pietro della Vecchia: Socrate e due studenti, Prado.
Luca Giordano: italiano (1634 -1705) È conosciuto anche con il soprannome di "Luca Fapresto" ("Luca fai presto"), datogli mentre stava lavorando nella chiesa di Santa Maria del Pianto a Napoli, quando dipinse in soli due giorni le tele della crociera. Il soprannome derivava anche dalla sua sorprendente velocità nel copiare i maggiori pittori della sua epoca o di quella immediatamente precedente: Bassano, Rubens, Tintoretto. Però c'era un priore, che non credeva fosse capace di rifare un Dürer. Giordano allora dipinse il Dürer, facendolo acquistare per vie traverse al priore per seicento scudi. Il falso venne scoperto, il priore gli intentò causa, ma perse: i giudici del Consiglio reale spiegarono che la ragione stava dalla parte di Giordano, perchè il pittore aveva dimostrato straordinaria valentia e capacità nel suo mestiere. Luca Giordano non copia e non assembla motivi; il suo scopo non è commerciale, ma è il rispecchiamento conoscitivo del suo virtuosismo, del far presto, dell'estro inesauribile dell'artista. Con le opere di Luca Giordano non si potrà parlare più di allusione raffinata nel senso degli oggetti pseudo antichi del Rinascimento. Nella foto: Luca Giordano autoritratto.
William Sykes: inglese (XVIII secolo) Lo scrittore Horace Walpole ce lo descrive come noto falsario. Nel 1722 convinse il duca di Devonshire a comprare un falso van Eyck, in forza di un’iscrizione, da lui stesso creata, sul retro del dipinto. Il lavoro in questione: “Incoronazione di S.Romold di Malines” (immagine a fianco) ora è esposto nella Galleria Nazionale d’Irlanda.
Georg Friedrich Schmidt: tedesco (1712-1775) - Alias: Georg Fridrich Šmidt Intorno al 1639, il grande artista olandese Rembrandt van Rijn fece un'incisione parzialmente finita di un vecchio uomo barbuto con un berretto floscio. Forse distratto da altri progetti, Rembrandt lasciò circa l'80 per cento dell'immagine vuota, ad eccezione di poche righe imprecise che indicavano come avrebbe continuato. Un secolo dopo la sua morte, nel 1669, uno stampatore e incisore denominato Georg Friedrich Schmidt, ha riempito le aree vuote con lo stile di Rembrandt e fatto una serie di stampe, che gli ignari acquirenti potevano acquistare come autentiche.
Le due versioni dell'acquaforte, l'incompiuta lavorata a mano del maestro e quella completata da Schmidt: sono esposte fianco a fianco in Detroit Institute of Arts.
Anton Raphael Mengs: tedesco (1728-1779) Winchelman (il grande storico dell’Arte antica e propugnatore del Neoclassicismo) scrive, nel 1764, nella sua “Storia delle arti e del disegno presso gli antichi ”:”…tornò alla luce un giorno del settembre 1760… una pittura che oscurava tutte le pitture Ercolanesi allora conosciute” E' un’affermazione assoluta e piena di entusiasmo e si riferisce a un encausto rappresentante Giove e Ganimede (immagine). Ma con il passar del tempo Winchelman iniziò ad avere qualche sospetto. Infatti in occasione di una nuova edizione della sua Storia delle Arti, pregò l’editore di sopprimere il passo relativo a Gaminede. Nel 1766, ruppe l’amicizia fraterna che lo legava ad Anton Raphael Mengs, uno dei maggiori pittori del periodo Neoclassico. Sappiamo poi che, nel 1779, sul letto di morte, lo stesso Mengs confessò che il famoso Ganimede era opera sua. La falsificazione apparve allora perfetta: l’imitazione dei residui d’intonaco del muro dal quale l’encausto era stato strappato, le screpolature dello stesso, i restauri “che denunciavano chiaramente una mano diversa da quella dell’esecutore antico…” .
Giuseppe Guerra, italiano (XVIII secolo) A Napoli nel 1750, si offrì a re Carlo di Borbone in qualità di restauratore delle pitture antiche degli scavi di Ercolano. L'esiguo compenso accordatogli lo indusse però a rifiutare l'incarico e a trasferirsi a Roma, dove intraprese la più lucrosa attività di falsario di pitture pompeiane. Nella foto una falsa pittura pompeiana di Giuseppe Guerra Vendette i suoi falsi a illustri personaggi quali il cardinale Alessandro Albani, il re d'Inghilterra Giorgio II, il barone Christian Heinrich Gleichen, ambasciatore danese a Napoli, e ad altri prestigiosi collezionisti presenti a Roma per il grand tour. Aperto uno studio come pittore-restauratore nelle stalle di palazzo Chigi, perpetrava l'inganno dichiarandosi abile nel mondare le pitture che, clandestinamente in carri di fieno, giungevano da Pompei. Si trattava di falsi realizzati con la tecnica dell'encausto su un intonaco molto duro e un arriccio piuttosto bianco, secondo un procedimento che aveva indotto Johann Joachim Winckelmann, l'abate Carlo Fea e il conte de Caylus a dubitare della loro autenticità. Le perplessità erano avvalorate dai misteriosi caratteri, derivati né dal greco né dal latino, inseriti a commento delle figure. Tra il 1754 e il 1755 Guerra fornì ai gesuiti, per il Museo Kircheriano di Roma, oltre quaranta opere, due delle quali sono oggi ancora conservate al Museo nazionale romano. L'abate Mattia Zarillo, custode del Real Museo di Capodimonte e accademico ercolanense, trovandosi a Roma, fu invitato dai gesuiti a stimare il valore di tali rarità. Giudicatele autentiche, Zarillo informò il governo borbonico delle esportazioni clandestine da Pompei verso lo Stato pontificio. Il marchese Bernardo Tanucci, primo ministro del Regno, ordinò di aprire un'inchiesta che, in breve tempo, identificò in Guerra lo spacciatore delle pitture. Sottoposto a interrogatorio, ammise la truffa dichiarandosi autore dei falsi. L'accaduto fu causa di un incidente diplomatico tra la corte napoletana e la Curia pontificia. Alle pressanti richieste d'incarcerazione del colpevole mosse da Tanucci, si oppose la ferma volontà del cardinale Alberico Archinto, segretario di Stato di papa Benedetto XIV, di insabbiare la vicenda e di proteggere il Guerra, per il quale si rivendicava il diritto di imitare gli antichi maestri. Ancora nel settembre del 1760, padre Paolo Maria Paciaudi scriveva a Caylus: "Guerra fa ogni giorno delle pitture di diverse grandezze, secondo i desideri de' compratori. Tutti lo sanno ma lui sostiene fermamente che le ha trovate fuori di Roma in alcune ruine che sono a sua sola conoscenza". Giuseppe Guerra riuscì a creare e a vendere delle false pitture antiche così perfette da essere arrestato come ladro e non come falsario, essendo stato accusato di averle rubate negli scavi di Pompei. Per dimostrare di non essere un ladro ed ottenere la clemenza del re di Napoli Ferdinando I, replicò in carcere i due falsi dipinti antichi per i quali era stato condannato. Definito da De Dominici "uomo dabbene e di esemplari costumi", Guerra morì, a Roma, probabilmente nel 1761.
Wolfgang Küffner: tedesco (1760-1817) Nel 1799, un autoritratto di Albrecht Dürer venne ceduto in prestito dal Municipio di Norimberga a Wolfgang Küffner. Il pittore eseguì una copia dell'originale e restituì il falso al posto dell'originale. Qui a sinistra un'immagine del falso autoritratto di Dürer eseguito da Kuffner.
William Henry: irlandese (c. 1775) Creò molti documenti falsi, certificati e cimeli che ha attribuito a William Shakespeare. Si avvicinò alla contraffazione dopo aver constatato l'ossessione di suo padre nel raccogliere cimeli originali di Shakespeare. Il primo falso fu un contratto di locazione per un immobile a Blackfriars, poi uno strettamente basato su uno dei pochi manoscritti genuini disponibili al momento, recante la firma legittima di Shakespeare. La loro accettazione da parte del padre (che era un esperto) fu così gratificante, che presto ne seguirono altri, eseguiti con maggiore abilità e velocità. Così William Henry realizzò manoscritti e lettere di e per Shakespeare, tra cui anche una lettera d'amore di Anne Hathaway con un una ciocca dei suoi capelli. William divenne anche un falsario d'arte, utilizzando un disegno colorato che aveva comprato da un antiquario locale, trasformandolo in una rappresentazione di Shakespeare, che interpretava il ruolo di Bassanio nel mercante di Venezia, completo di firma. Suo padre era felicissimo per tutti questi reperti che raccolse in una pubblicazione del 1796 " Miscellaneous Papers and Legal Instruments under the Hand and Seal of William Shakespeare". Questo però attirò l'attenzione degli studiosi che ben presto denunciarono i falsi. Nella foto un falso ritratto di Shakespeare di William Henry.
Vistosi scoperto William Henry confessò, ma molti critici, tra i quali suo padre, non credettero possibile che un giovane avesse contraffatto così bene quei documenti. Suo padre morì nel 1800 pienamente convinto che i documenti fossero autentici.
Franz Wolfgang Rawsmell (o Rohrich): tedesco (1787-1834) Fu un pittore tedesco, nato a Norimberga dove morì. È più famoso come falsario che come pittore. Ha imitato Lucas Cranach e Dürer. Nella foto: Franz Wolfgang Rohrich: Carlo V d'Olanda e sua madre Giovanna la pazza.Ha studiato pittura presso l'Accademia di belle arti di Monaco di Baviera dove, nel 1809, è registrato, sotto il nome di Rorich. Con la vendita di falsi ispirati ad antichi maestri tedeschi, tra cui numerose copie, pare circa trenta, della duchessa Sofia di Sassonia nello stile di Cranach, sembra avesse guadagnato 1.500 fiorini quando era ancora studente all’Accademia.
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