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RIEMERGE DOPO IL RESTAURO IL NETTUNO DI BOLOGNA

Manca davvero poco per l’inaugurazione della Fontana del Nettuno, l’iconico monumento di Bologna che da un anno e mezzo è imprigionato in una gabbia di impalcature causa restauro. Per gli abitanti del capoluogo emiliano è semplicemente al Zigànt (il Gigante), un colosso di bronzo alto 3 metri e 20 centimetri del peso di ben 22 quintali che sovrasta Piazza del Nettuno, prolungamento della Piazza Maggiore.


Non molti sanno che della fontana esistono diverse copie, come quella a Laeken, sobborgo di Bruxelles, voluta dal re Leopoldo II, quella a Palos Verdes Estates in California e quella a Batumi in Georgia. Un calco in gesso della statua del Giambologna, realizzato nel 1907, è invece custodito all'interno del Museo civico archeologico di Bologna.



Popolare tra le lavandaie e gli ortolani del vicino mercato, che per secoli ne utilizzarono la vasca per sciacquare panni e verdure nonostante la pena di “cinquanta staffilate” prevista dal governo papale, il grande Nettuno è oggi il talismano degli studenti, cui la tradizione suggerisce di girare attorno al piedistallo per due volte in senso antiorario alla vigilia di ogni esame, come fece lo scultore fiammingo Jean de Boulogne prima di accingersi alla fortunata opera.

La fontana fu voluta da Pier Donato Cesi, vicelegato pontificio a Bologna, per abbellire la nuova piazza del Nettuno (aperta dopo l'abbattimento di un gran numero di piccole costruzioni) con un'opera che simboleggiasse la munificenza del buon governo pontificio di Pio IV. La commissione venne assegnata il 2 agosto 1563 al fonditore bolognese Zanobio Portigiani, all'architetto palermitano Tommaso Laureti (al quale venne delegata l'esecuzione della struttura architettonica dell'opera) e infine al Giambologna, incaricato di realizzare la statua bronzea del Nettuno e le parti scultoree con una retribuzione di mille scudi d'oro.

Ai lati della vasca di marmo ci sono inoltre quattro iscrizioni in latino, tese a illustrare le finalità della fontana: Fori Ornamento (fatta per ornare la piazza); Aere Publico (fatta con soldi pubblici); Populi Commodo (fatta ad uso del popolo); MDLXIIII (eseguita nel 1564; la data, in realtà, è errata siccome l'opera fu portata a compimento nel 1566).

Sulla fontana sono incisi anche i nomi dei committenti, riportati in lettere capitali latine nei quattro cartigli posti tra le sirene: Pius IIII Pont. Max (Pio IV Pontefice Massimo); Petrus Donatus Caesius Gubernator (Pier Donato Cesi, Cardinale Vice Legato); Carolus Borromaeus Cardinalis (Carlo Borromeo, Cardinale Legato); S.P.Q.B. (Senatus Populusque Bonononiensis, ovvero il Reggimento di Bologna).


Se Giulio Carlo Argan lo definì “un soprammobile da piazza” a causa dello stile teatralmente manierista, i fratelli Maserati si ispirarono proprio al tridente del Gigante per lo stemma della loro prima vettura, la Maserati Tipo 26, in seguito adottato come logo della casa automobilistica.

Imponente, scenografico e che la goliardia cittadina vuole anche "scandaloso" (basta posizionarsi in piazza, sulla cosiddetta “pietra della vergogna”, per scoprirne il motivo in una goliardica illusione ottica), Nettuno è pronto a spargere ancora le sue acque dal 22 dicembre, insieme alle nereidi e ai quattro putti che simboleggiano i fiumi Gange, Nilo, Danubio e Rio delle Amazzoni.

Il Nettuno Belga

Il restauro è terminato: bronzi e marmi di Verona sono tornati a splendere dopo la rimozione dei sedimenti e dei prodotti della corrosione, l’impianto idraulico ha riacquistato un’efficienza perfetta e sono stati risolti anche alcuni problemi di staticità imprevisti. Il Gigante è di nuovo stabile sul suo piedistallo, maestoso, volitivo e munifico come lo volle quasi 500 anni fa papa Pio IV

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