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ENJOY! SULLA GIOSTRA DELL'ARTE AL CHIOSTRO DEL BRAMANTE


ENJOY. L’ARTE INCONTRA IL DIVERTIMENTO

Fino al 25 Febbraio 2018

ROMA

Si sorride, si ride, ci si diverte, ci si interroga, si ritorna bambini, ci si abbandona a sensazioni che credevamo sopite, confrontandosi con grandi artisti internazionali, al Chiostro del Bramante dove si è aperta la mostra “Enjoi – L’arte incontra il divertimento”. L’austero Chiostro, canone della più raffinata architettura rinascimentale, che il cardinale Carafa commissionò nel ‘500 a Donato Bramante, il rivale di Michelangelo, si trasforma per l’occasione in una foresta incantata popolata da immagini estranianti, instabili, ambienti che ricreano l’ebbrezza di un’ubriacatura con mobili che si aggrappano alla parete, sedie che si dilatano, volti che, come colorati insetti, proliferano sulle pareti, effetti sonori come una contagiosa risata accompagna lo spettatore nel passaggio da un piano all’altro, proiezioni illusorie, dispositivi ottici, creazioni cinetiche, sculture che si animano.


Martin Creed, Work No. 1584 Half the air in a given space, 2013, Palloncini rossi, Parti multiple, ogni palloncino 28 cm di diametro, dimensioni variabili | Courtesy of l’artista e Galleria Lorca n O’Neill


L’artista qui non chiede solo ammirazione, ma coinvolge il visitatore in un gioco globale, in cui tutti possono diventare opera, basta sostare su una pedana, infilare un braccio in un foro, indossare un cappello e il gioco è fatto, chiunque può diventare una scultura vivente, un piacere sottile che interroga sul senso stesso dell’arte, sulla sua funzione, sulla necessità quotidiana di leggere la realtà come l?arte, se chiunque può diventare un’opera allora – questa la considerazione di fondo – tutto ciò che ci circonda può essere arte. Un’arte che non è altro-da-sé che vuole coinvolgere fisicamente oltre che mentalmente lo spettatore, che abbandonando virtualmente la parete e abolendo ogni distanza mentale, chiede un contatto fisico con il pubblico, chiede di essere toccata e manipolata, invita il pubblico ad appropriarsene e a sentirla propria.


Ryan Gander, You walk into a space, any space, Or, Poor little girl beaten by the game, 2009, Statua in bronzo, base in legno e 37 oggetti dipinti in metallo, Dimensioni variabili | Courtesy of the artist and Zabludowi cz Collection | Image Ken Adlard © Ryan Gander


Malgrado il peso di una retorica romantica, intenta a dipingere l’artista avvolto dai fumi della disperazione, della povertà, della malattia e dell’allucinazione, – spiega Danilo Eccher, curatore della mostra – malgrado il profumo decadente di un Simbolismo notturno che ha nell’”Isola dei Morti” di Arnold Boecklin il suo manifesto, malgrado il biancore cadaverico di un aulico neoclassicismo che rifiutava l’evidenza storica del colore nella Roma imperiale, malgrado infine l’alito acido di un deforme esistenzialismo che ha corroso una parte del Novecento.


Mat Collishaw, The Centrifugal Soul, 2016, Acrilico, alluminio, acciaio, luci LED, motore, circuito elettronico, resina, vernice, 335 x 335 x 180 cm | Courtesy of l’artista e Blain Southern | Foto: Peter Mallet, 2017

L’Arte non ha mai voluto rinunciare al piacere del suo gioco e del suo divertimento. Lo sono le ambigue composizioni di Arcimboldo, i paesaggi psichedelici di Hieronymus Bosch, i nudi provocanti di Rubens, i “Giochi di Bambini” o il “Banchetto nuziale” di Pieter Bruegel il Vecchio, le mele marce nelle “nature morte? di Caravaggio, il sorriso divertito di Paolo Veronese nel mettere personaggi buffi e inadeguati nella scena della “Cena a casa di Levi”, lo è Annibale Caracci che in una sala di Palazzo Farnese dipinge sulla volta, un putto che in un angolo, dietro una colonna, fa la pipì dall’alto, sulla testa di possibili principi e cardinali raccolti nel salone.


Leandro ERLICH Changing Rooms 2016

Ma è soprattutto a cominciare dal primo Novecento che l’idea del gioco e del divertimento prende sempre più il sopravvento nella produzione artistica, anche come reazione alle tragedie di due guerre mondiali, all’avvento di cupe dittature, al dramma inumano della Shoah che Marc Chagall, ebreo, sorvola con la leggerezza della fantasia infantile.


Il chiostro del Baramante

L’altrove, l’altro da sé, il perdersi nei meandri dell’arte e dell’inconscio è ciò che accomuna il gesto di tutti gli artisti presenti in Enjoy, le cui opere guidano il visitatore in un percorso invisibile ma fortemente tracciato, che prende vita in un incessante rapporto interattivo e giocoso, dove le diverse percezioni del “fuori da sé” avranno un ruolo fondamentale.


Alexander Calder, Grande Mobile Rosso, 1961, Lamiera e tondino di ferro, 160 x 400 cm, Collezione GAM, Torino | Courtesy of GAM - Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea, Torino | Su concessione della Fondazione Torino Muse

Enjoi aggiorna questo gioco eterno dell’arte con i suoi spettatori ai giorni nostri. E colloca accanto a nomi consolidati come Alexander Calder e Piero Fogliati un nucleo di artisti internazionali, che rispondono ai nomi di Jean Tinguely, Leandro Erlich, Martin Creed, Ernesto Neto, Mat Collishaw, Tony Oursler, Erwin Wurm, teamLab, Hans Op De Beeck, Gino De Dominicis, Ryan Gander, Michel Lin, Studio 65, protagonisti sulla scena del terzo millennio.



Tutti accomunati da un filo sotteso, il divertimento, assunto nell’accezione etimologica della parola, ovvero portare altrove, l’altro da sé, perdersi nei meandri dell’arte, e invitati a Roma a studiare come inserirsi nelle austere architetture rinascimentali del Chiostro del Bramante. L’esito è a dir poco sorprendente. Non fu forse Sigmund Freud a riconoscere al gioco un’importante funzione cognitiva e formativa? Ed ecco allora che in questo impalpabile paesaggio fioriscono opere bizzarre, estreme, un nuovo mondo dai confini liquidi, dove tutto diviene inafferrabile, in cui l’immagine svapora in altre immagini, dove le dimensioni del quotidiano assumono dilatazioni ben oltre le loro proporzioni fisiche


Leandro Erlich, Changing Rooms, 2008, Pannellatura, cornici, specchi, sgabelli, tende, luci, Dimensioni variabili, Particolare, Opera Site specific

Così il giardino incantato si popola con le sculture leggere di Alexander Calder, un mobile sospeso che si anima al passaggio delle persone, così il visitatore può perdersi nel labirinto infinito di specchi di “Changing rooms” di cui l’artista argentino Leandro Erlich, attraverso un abile uso dell’illusione ottica si serve per indurre lo spettatore a una riflessione sulla percezione dell’opera d’arte e su come l’esperienza artistica e il contatto con l’opera possano modificare la vita di ognuno di noi.


Yayoi Kusama


Ci si può quindi immergere (e riemergere) nelle installazioni ludico-concettuali di Martin Creed inoltrandosi in una stanza chiusa oppressa da centinaia di palloncini rossi che vogliono viceversa far riflettere sulla mancanza d’aria, o vivere l’esperienza dei raffinati giochi di luci illusorie di team Lab evoluzione digitale di un vero dipinto dove la rappresentazione della vita biologica dei fiori visibili sul grande schermo è sempre diversa: i fiori germogliano, crescono, fioriscono, si seccano, perdono i petali svaniscono attivati senza fine da un raffinatissimo sistema tecnologico che fa vivere l’opera in continuo contatto con il pubblico e che ne modifica l’intensità sulla base della percezione del pubblico presente in sala.


Michael Lin al Chiostro del Bramante, Roma, Enjoy. L’Arte incontra il divertimento, Dal 23 settembre 2017 al 25 febbraio 2018

D’altra parte è proprio Paul Klee che ci dice: “L’arte non riproduce ciò che è visibile, ma rende visibile ciò che non sempre lo è”.




VADEMECUM:


Dal 23 Settembre 2017 al 25 Febbraio 2018 Chiostro del Bramante - Roma

INFO: E-Mail: infomostra@chiostrodelbramante.it - Web: www.chiostrodelbramante.it - Tel.: +39 06 68809035

BIGLIETTO: Intero 13 € | Ridotto 11 €

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