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CARO NEW YORKER, IL VALORE ESTETICO DEI MONUMENTI NON CONTA NULLA?



Ancora polemiche o meglio tentativo di polemiche, in occasione del «Columbus Day» di quest’anno. Il New Yorker, celebre magazine statunitense, prova a portare la "guerra delle statue" anche in Italia. Il periodico è stupito che nel Belpaese siano rimasti e siano visibili diversi simboli di era fascista, da monumenti a scritte a opere architettoniche, e si chiede come mai non siano stati negli anni eliminati. In un articolo pubblicato il 5 ottobre sull'edizione online, a firma di Ruth Ben-Ghiat, docente di storia e studi italiani presso la New York University, si sottolinea in particolare che mentre in altri paesi ci sia stata una certa determinazione nel rimuovere i segni di un regime in Italia molte di queste testimonianze sono state mantenute.


Si fa poi particolare riferimento al Palazzo della Civiltà Italiana all'Eur, che viene descritto come «una reliquia di un'aberrante aggressione fascista», e si nota come «lungi dal prendervi le distanze in Italia viene celebrato come una icona modernista», rimarcando quindi come nel 2004 fu riconosciuto come «sito di interesse culturale», nel 2010, fu completata una parziale ristrutturazione e cinque anni dopo la casa di moda Fendi vi trasferì il suo quartier generale.

Ministero all'EUR


E siamo alle solite, sorprende che la Professoressa, proprio in quanto tale, dimentichi che uno degli assunti della storiografia è che la storia passa, gli uomini muoiono, ma le opere rimangono. Sorprende anche perchè il tentativo di polemica viene da un Paese come gli Stati Uniti, in prima fila alla lotta contro l'isis che fa scempio dei simboli del passato.

Le opere costruite nel ventennio Fascista, come quelle di qualunque altro periodo storico (e l'Italia in particolare ne ha vissuti molti), hanno lasciato un segno indelebile sul volto del nostro Paese. Dietro le manie di grandezza di Benito Mussolini, si nasconde una corrente architettonica tra le più interessanti e innovative del panorama europeo.


la sede della Federal Reserve


A metà tra neo classicismo semplificato (arte romana) e attitudine al funzionalismo, il Fascismo ha ridisegnato i centri direzionali e i palazzi pubblici con il risultato di sospendere nel tempo interi quartieri ed edifici. Sulla scia di diverse correnti artistiche come l'Art Déco, ma anche insospettabili influenze Bauhaus o altre ben più prevedibili come il contemporaneo Razionalismo italiano, il regime dei gerarchi fascisti ha edificato innumerevoli monumenti alla propria grandezza.


i mosaici della piscina del Foro Italico


E se perdonate il parallelo, non solo in Italia, ma proprio negli Stati Uniti il palazzo della Federal Reserve è un interessante esempio di questa stessa filosofia architettonica ed anche dello stesso messaggio: la grandezza e la potenza, con tanto di aquilotto (foto sopra).

L'articolo di Ruth Ben-Ghiat su “The New Yorker” dimostra come ormai il populismo non sia solo più appannaggio della politica, ma è entrato, con la formula subdola del politicamente corretto, anche nel giornalismo di qualità.


La casa del Fascio a Bergamo

L'autrice infatti è professore di storia e di Italian studies alla New York University, ma paradossalmente sembra ignorare, nelle sue argomentazioni contro la presunta “architettura fascista”, le note tesi del Prof. Renzo de Felice, storico romano, secondo cui il fascismo nella prima fase della sua affermazione avesse goduto di un'adesione popolare e soprattutto di una simpatia manifesta di buona parte delle culture d'élite, dato che non dovrebbe sfuggire proprio ad una docente in storia italiana.


Casa di civile abitazione 1938


Inutile tornare sulle esternazioni della presidente della Camera Laura Boldrini, che ha smentito di aver dichiarato di voler abbattere questi monumenti, ma resta il fatto che Mussolini fu l'ultimo urbanista di Roma e non solo della Capitale; si obbietterà, ed a ragione, che ne aveva le condizioni di potere per esserlo, ma è indubbio che intendendo ridisegnare l'intera penisola affidò all'urbanistica un ruolo strategico e sopratutto di visione e riordino complessivo che è mancato negli anni successivi, è forse in questo che il Dittatore esprime piu il suo ruolo, e certamente piu che con lo stile dei monumenti, collocandosi nelle file degli atri due periodi storici in cui Roma ebbe una visione urbanistica: l'Impero Romano ed lo Stato Pontificio: a modo loro entrambe delle dittature, ma che nessuno ha mai pensato di negarne il valore delle opere, pur ripudiandone i regimi.


La Presidente Laura Boldrini davanti ad un'opera di Mario Sironi nel suo studio


In quei 20 anni, grazie a condizioni e visioni particolari è indubitabile che si imboccò per ragioni si politiche ma anche sociali, la strada della arte urbana invadendo con affreschi, bassorilievi e statue strade e piazze d'Italia. Mario Sironi (uno dei nostri massimi pittori del XX secolo) e Terragni, entrambe di comune fede fascista, ma anche capaci di trascendere il simbolismo politico ed attingere all'espressione di una più generale condizione umana

.


La professoressa Ben-Ghiat non è sola e trova in Italia ovviamente i suoi emuli: il metodo, tutt’oggi in voga e quanto mai efficace, sublimato dalla cosiddetta Legge Fiano, provvedimento dal contenuto fascistissimo che mira a vietare con la galera non solo la detenzione di mezzibusti col mascellone (chi non crede ai propri occhi può tranquillamente leggere il testo della norma in questione). In pratica una cancellazione ope legis di ogni simbolo verso un pezzo della storia italiana, con l'unico risultato possibile e prevedibile di fornire, e gratuitamente argomenti che non c'erano, a i sempre presenti cretini che battezzano una spiaggia come fascista per fascisti.



L'idea che la storia sia una tabula rasa che si può ridisegnare secondo i criteri del politicamente corretto del momento, purtroppo è diventata la regola di dittatori e populisti democratici in cerca di legittimazione. Non ci vuole molto infatti a capire che dietro le parole del New Yorker si celi l'ennesima versione del funesto principio dell'esportazione della democrazia, che tanti dissesti ha creato nelle coscienze e nella geopolitica di questo inizio secolo.


L'EUR


La stessa definizione di "architettura fascista", usata dalla Professoressa, oltre che provocatoria è superficiale e superata dal mondo accademico e della cultura con più politicamente corretti (in questo caso si) "architettura razionalista", o "architettura tra le due guerre"


Accademia Nazionale di Scherma al Foro Italico di Roma


Opere come L'EUR, la Stazione Termini di Roma, con quella sua pensilina che sfidò le leggi della fisica piazza della Vittoria a Brescia, via Roma a Torino, le città di Sabaudia , Aprilia, Guidonia, ecc nell'agro pontino, la stazione di Firenze, la casa del Fascio di Como, gli edifici delle Poste di Angiolo Mazzoni, di Giuseppe Vaccaro, di Mario Ridolfi o di Adalberto Libera, a Bergano, a Palermo, a Napoli, a Roma sono tutto oggi alcune delle migliori interpretazioni del tema dell'edilizia pubblica e sono prima di tutto opere di valore estetico se come abbiamo detto: la Storia passa, gli uomini muoiono, le idee vengono sconfitte ma le opere restano e restano come tali: opere

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