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CAPIRE UN OPERA: GLI 8 ELEMENTI DELL'ARTE, COSA SONO E PERCHÈ SONO IMPORTANTI


Spesso quando ci interroghiamo su quali siano gli elementi che costituiscono un opera d'arte siamo portati a ricercare definizioni immateriali, quali ispirazione, idee, emozioni, bellezza e via dicendo. Tutto giusto e tutto vero, ma così facendo dimentichiamo che in fondo l'opera per esprimere tutto questo e molto altro è "costruita" attraverso ad alcuni elementi materiali, fisici e tangibili. Il loro ruolo è essenziale al contenuto stesso dell'opera e non solo alla sua materialità. Ai piu esperti sarà capitato di leggere in una scheda o targhetta museale di un'opera oltre al titolo, l'anno e l'autore anche quello che viene definito "media", cioè il materiale e la tecnica fisica usata per realizzarla: olio su tela, marmo, acrilico ed anche mixed media che vuol dire piu materiali e tecniche insieme. Il termine "media" ci suggerisce la sua importanza quale strumento scelto dall'artista per la mediazione, per connettersi, che permette la comunicazione del contenuto all'osservatore; e se lo guardiamo da questo punto di vista, il media utilizzato non è secondario all'apprezzamento di un opera oltre al fatto che ogni tecnica meglio si adatta a determinate comunicazioni ed ognuna presenta difficoltà diverse di uso e resa.


Gli elementi dell'arte sono una specie di atomi in quanto tutti servono come "elementi costruttivi" per creare qualcosa. Sai che gli atomi combinano e formano altre cose, giusto? A volte essi combinandosi tra loro creano una molecola semplice, come quando l'idrogeno (H) e l'ossigeno (O) formano la semplice e comune acqua (H2O). Ma se all'idrogeno e all'ossigeno ci aggiungiamo il carbonio (C), insieme formerebbero qualcosa di più complesso, ed un po meno comune come una molecola di saccarosio (C 12 H 22 O 11 ).

Un'attività simile avviene quando si combinano gli elementi dell'arte. Invece di elementi come l'idrogeno, l'ossigeno, il carbonio, nell'arte si hanno questi elementi:

  • forma

  • linea

  • struttura

  • colore

  • spazio

  • movimento

  • valore

  • texture

In questa fase tralasceremo le sotto categorie che spesso si incontrano in particolari tecniche artistiche, perchè comunque riconducibili a queste otto categorie principali come i pixel nella video arte o il suono nella performance art.

 

Gli artisti manipolano questi sette elementi, li mescolano con i principi del disegno e compongono un pezzo d'arte. Non ogni opera d'arte contiene tutti questi elementi, ma almeno due sono sempre presenti.

La Forma

La forma nasce dall’incontro di una o più linee che si intersecano. Osservando un dipinto noteremo la forma della tela ma anche quella degli elementi raffigurati. La forma inoltre, delimita uno spazio che può essere sia bidimensionale (composto solamente da lunghezza e larghezza) che tridimensionale (forme che comprendono uno sviluppo in altezza come coni, cubi, cilindri).


Forma


Per esempio, uno scultore, per impostazione predefinita, deve usare sia la forma che lo spazio in una scultura, perché questi elementi sono per loro natura tridimensionali. Ma questi due elementi possiamo trovarli anche in opere bidimensionali attraverso l'uso di prospettive e ombreggiature.



La linea


Letteralmente è un segno tracciato su una superficie. Una linea può essere continua o tratteggiata, retta o sinuosa, continua o spezzata; può essere utilizzata come elemento per esprimere sensazioni astratte o per comporre delle figure; l'arte non esisterebbe senza la linea. Ci appare come l'elemento piu semplice di tutti, perchè istintivamente siamo portati a cercare una linea in ogni cosa come punto di riferimento iniziale.


La sua reale complessità la si può però dedurre dal fatto che a volte viene descritta come "un punto in movimento". In alcune espressioni dell'arte anche l'assenza di una linea a suo modo ha un grande impatto espressivo proprio per la scelta scioccante per i nostri codici visivi come nel caso delle opere di Malevich (qui sopra), ma siamo poi sicuri che per istinto non siamo portati a cercare una linea anche in un'opera come questa per esempio nei suoi lati? Ma attenzione, così facendo, cerchiamo una linea nella forma... del quadrato.

La linea non è qualcosa che si trova nella natura, è assolutamente essenziale come un concetto per raffigurare oggetti e simboli e definire forme ed alle volte la non forma; una linea di per se ha solo la forma di una linea e rappresenta solo se stessa.


La struttura


É l'area in cui andiamo ad intendere la distribuzione degli elementi costitutivi dell'opera sulla stessa. La struttura è un altro elemento, come forma o spazio, che può essere reale (la simmetria, o l'asimmetria), oppure legata al punto di vista dello sviluppo (cencentrico e centripeto, dal basso all'alto, da destra o sinistra) oppure può essere creata (pensiamo alle tele impastate di van Gogh) in cui la distribuzione degli elementi segue una logica non matematica. La struttura è un elemento fortemente caratterizzante in un'opera.


Esistono opere che si affidano fortemente alla struttura; esempio tipico è l'artista Escher in cui attraverso la progressiva metamorfosi un singolo modulo si trasforma per esempio da pesce in oca e viceversa, oppure nella serie di opere della fotografa tedesca Claudia Rogge (qui sopra) in cui un unico modulo ben identificabile (la bambina) se ripetuto piu volte fa assumere all'insieme dell'opera un significato ed un senso completamente inatteso.

Volendoci addentrare un poco di più, la struttura è un elemento chiave delle composizioni, non solo artistiche ma anche architettoniche e naturali esiste una chiave universale: se vi dicessi Φ= 1,6180339887… non saprei quanti di voi riconoscano questo numero, ma chi non lo ha riconosciuto sarà sorpreso di quanto spesso lo incontra nella vita di tutti i giorni (vi basti pensare che, ad esempio, il rapporto dei lati delle carte di credito è pari a Φ).



É un numero che deriva dalla geometria e che ha affascinato non solo i matematici ma anche biologi, artisti, musicisti, storici, architetti, psicologi, perfino mistici. Questo numero viene chiamato numero aureo ed é associato alla sezione aurea, detta anche, in passato, proporzione divina. É un numero irrazionale, cioè non si può esprimere con una frazione, e ha infinite cifre decimali senza sequenze ripetitive. Sono le successioni di del matematico Fibonacci si ritrovano esattamente nella sezione della spirale di molte conchiglie. Esiste una proporzione negli avvolgimenti della conchiglia che è chiamato numero aureo. La proporzione aurea (qui sopra) fu impiegata dagli antichi Greci come rapporto armonico nelle costruzioni architettoniche, le ritroviamo nelle piramide egizie e nel Partenone, e nelle rappresentazioni scultoree, per esempio nelle proporzioni delle Cariatidi che reggono l’Eretteo. Anche Leonardo nelle dimensione del volto della Gioconda sembra aver usato la sequenza di Fibonacci.


Anche la dimensione dell'opera è un elemento mai casuale; un opera di piccole dimensioni ci lascia libero un ampio spazio visivo il che ci induce all'azione di avvicinarci ad essa ed a coglierne meglio i dettagli, mentre un'opera di grandi o grandissime dimensioni occupa completamente il nostro spazio visivo e la sensazione che ne ricaviamo è quella che la parte attiva sia l'opera ad avvolgerci. La dimensione non è solo legata alle misure dell'opera, ma anche degli elementi materiali e raffigurazioni che la compongono, micro o macro elementi.




Il Colore


il Colore è di certo il primo elemento consapevole che ci colpisce in un'opera, ma cerchiamo di capire che valore ha questo elemento all’interno di un’opera, come si ottengono i colori e come possono essere utilizzati. I colori primari sono tre e, a partire da questi, si possono comporre tutti gli altri. Possono essere distinti in freddi e caldi e possono variare per tonalità ed intensità. In un’ opera il colore, contribuisce in maniera determinante a creare la sensazione cercata dall'artista, ed alle volte si parla anche di assenza di colore, il che non è vero, ma assume tonalità sbiadite, al confine tra una gamma di colori e per tanto resta indefinibile, quindi non che é sia realmente inesistente. I colori hanno una grande efficacia sulla trasmissione del messaggio, perchè siamo portati ad associare determinanti colori ad altrettante determinate sensazioni.



É per noi facile assenganare al BLU, l'associazione al cielo, al mare e quindi alla serenità ed alla profondità, oppure davanti al VERDE siamo portati ad identificarlo come il colore della natura e del rinnovamento della vita. Ma se un artista dipinge il cielo verde e il prato blu, questo altera i nostri codici percettivi che vengono stimolati. Consideriamo poi altri due aspetti relativi al colore entrambe di tipo tecnico: è facile dire "è Verde", ma devono esserci almeno 84.000 tinte e toni di verde ed altrettanto vale per il Blu e gli altri colori. Il secondo aspetto è che i colori hanno una diversa relazione con la luce, alcuni la assorbono di più altri meno il che riveste una importanza determinante per le sfumature. Prendiamo ad esempio l'opera dell'artista americano Paul Jenkins (qui sopra); è evidente che il colore ne è una caratterizzazione fondamentale, ma provate a guardare meglio e converrete che la vera determinante è la sua luce, espressa attraverso l'uso dei colori, e poi condivisa questa considerazione, provate a contare quanti colori siete in grado di individuare, sfumature comprese e ne riparliamo quando tra qualche giorno vi sarete arresi.




Lo Spazio


Per spazio si intende generalmente l'elemento dello spazio raffigurato. Si possono distinguere spazi positivi, cioè tutto ciò che forma un oggetto creato dall’artista (ad esempio, la raffigurazione di una casa e di tutti i suoi componenti), e spazi negativi, cioè tutto ciò che è situato attorno all’oggetto disegnato (ad esempio l’ambiente attorno alla casa). La rappresentazione dello spazio è uno dei temi di ricerca più importanti delle arti figurative e un problema molto sentito dagli artisti, a causa della difficoltà nel trasferire sul piano bidimensionale del foglio e della tela l’immagine della realtà tridimensionale percepita dall’occhio.

Uno degli esempi tipici dell'uso di questo elemento è la prospettiva che offre una sensazione illusoria della profondità. I cubisti come Picasso, affrontarono questo elemento scomponendo le figure in piu punti di vista e poi ricomponendole sovrapponendoli.



Ovviamente nell'ambito della scultura, che per definizione è tridimensionale, lo spazio assume un valore diverso ma essenziale, sia in relazione allo spazio che essa occupa e la maggiore o minore necessità di avere "volumi" intorno a se e di occuparli per essere percepita, sia in termini di spazio come distribuzione di volumi nella costruzione stessa dell'opera come ad esempio il rapporto tra testa, corpo e mani nel David di Michelangelo, (qui sopra un dettaglio) in cui queste ultime appaiono appena sovradimensionate rispetto al resto non per un errore dell'artista (e che artista!) ma per una espressa volontà di questo di esaltare e rappresentare non tanto la bellezza, ma la forza e la fierezza della piccola Firenze (David) rispetto alle grandi potenze europee del tempo (Golia) forza e fierezza esprimibili attraverso la sottolineatura appunto dei volumi dei muscoli e delle mani.


Il piu noto artista che ha fatto dell'elemento spazio il centro del suo lavoro è Lucio Fontana che negli anni Quaranta del Novecento ha fondato il movimento artistico denominato appunto «Spazialismo». Fontana abbandona la rappresentazione illusoria della profondità per sfruttare unicamente lo spazio concreto della tela. L’artista, infatti, nelle serie dei «tagli», dei «concetti spaziali» e dei «teatrini», (qui sopra) lacera con buchi slabbrati o con tagli decisi la superficie del quadro, che si apre e si piega divenendo spazio reale e tridimensionale. In questo modo la ricerca di Fontana fonde pittura e scultura e riesce a superare la lunga tradizione artistica occidentale legata alla rappresentazione illusoria dello spazio.



Il Movimento



Da sempre l’arte visiva si è interrogata sulla possibilità di esprimere il senso del movimento. Riuscire a dare la percezione di un corpo che si muove attraverso la pittura o la scultura è sempre stato un cruccio di molti artisti, il movimento, e' quindi il primo e fondamentale valore espressivo delle forme. Una forma verticale esprime un movimento dal basso verso l’alto o dall’alto verso il basso e puo' esprimere elevazione oppure caduta. La forma orizzontale esprime un movimento moderato o la quiete totale. Le forme oblique esprimono un movimento accentuato e tendono ad esserevissute come se si allontanassero dall’osservatore. Le curve esprimono un movimento sciolto, fluente. Le forme spezzate esprimono un movimento repentino, fatto di continui scatti.

Ricordiamoci sempre che ogni movimento è sempre in relazione a qualcosa d'altro, così in fisica e così nell'arte: la Terra è ferma rispetto a noi, ma è in movimento rispetto ai pianeti, come un cielo è in relazione ad un terreno.



Il sistema più semplice per rappresentare il movimento di una figura consiste nel bloccare un istante dell’azione del soggetto. In questo modo è possibile riprodurre lo stesso effetto che si ottiene scattando una fotografia a un soggetto in movimento. Ciò è evidente nelle pitture rupestri dove gli uomini sono rappresentati con le gambe aperte nell’atto di correre. Uno secondo livello per immettere un fattore temporale, dinamico, nella rappresentazione visiva, è la ripetizione delle figure in moto: viene cioè rappresentata, nella stessa scena, una sequenza di figure simili, ciascuna delle quali visualizza la singola, distinta fase di un movimento più generale. E’ questo il medesimo principio su cui si basa la rappresentazione cinematografica: la proiezione accelerata dei singoli fotogrammi determina nell’osservatore l’impressione dello svolgersi dell’azione.

Giacomo Balla, futurista, ne il dinamismo di un cane al guinzaglio (immagine sopra) raffigura un cagnolino sembra muovere realmente la coda e le zampe, poiché queste sono state rappresentate in diverse posizioni all’interno della stessa immagine. E’ stato così riprodotto l’effetto che nella realtà percepiamo quando vediamo qualcosa muoversi velocemente, senza riuscire a distinguerne con precisione i contorni e le forme. Altri artisti, sopratutto in fotografia, usano la scia per rappresentare il dinamismo, ossia la traccia della tensione percettiva prodotta dal movimento di un corpo, come nei fumetti viene arricchita l'immagine di alcune linee per rappresentare il volo si Superman.



Particolare attenzione al movimento fu inserita dall'arte barocca, votata all’estrema accentuazione del movimento, presenta numerosi esempi di opere plastiche e pittoriche strutturate su assi dinamici, linee di forza ad andamento prevalentemente curvo o obliquo. Osservate l'opera di Rubens, "le conseguenze della guerra" (qui sopra) non solo la struttura costruttiva della composizione, ma anche la stesura pittorica è diretta ad accentuare il dinamismo della scena: Rubens si avvale infatti di pennellate veloci, che non descrivono analiticamente la forma, ma la traducono in una vivace trama di macchie colorate. Proprio a partire dalla pittura barocca si comincia ad apprezzare la rapidità esecutiva, che lascia intuire, attraverso il dinamico alternarsi delle pennellate, dei grumi di colore, delle trasparenze, la sicura gestualità dell’artista.



Nel novecento questa accelerazione dei movimenti del pittore durante l’esecuzione del quadro raggiungerà i suoi esiti estremi con la pittura d’azione.

Nella scultura, che come abbiamo detto, la terza dimensione ha rappresentato una opportunità in piu; come possiamo vedere nelle immagini qui sopra, nell'arte egizia, il movimento è del tutto assente come elemento, viene introdotto nell'arte greco - romana, fino a giungere nel, (non a caso futurista) Umberto Boccioni alla rappresentazione dell'effetto del movimento che supera la rappresentazione della forma.



Valore


Supponiamo di avere davanti un quadro. Innanzitutto diremo se è un “bel quadro” o un “brutto quadro”, se è “profondo” o “superficiale”, se è “ben eseguito” o “fatto male”, se è “emozionante” o “freddo” – non necessariamente in quest’ordine. Ma cosa abbiamo considerato in queste fasi? Il “valore estetico” di un’opera, il suo “valore espressivo”, la sua forma o il suo contenuto?

Partiamo innanzitutto da un concetto filosofico: il concetto di estetica. Fu il filosofo Alexander Gottlieb Baumgarten a creare la parola “estetica” nel ‘700 intendendola come quella parte della filosofia che esamina la conoscenza che ci perviene dai sensi. L’estetica del quadro è quello che noi proviamo dalla sua osservazione, sia in termini emotivi che in termini razionali, sia col cuore che con la mente.


Dunque, per estetica, bisogna intendere quello che l’osservazione di un’opera suscita in noi. Dovendo fare un esempio, pensiamo al senso di dramma che mi comunica un quadro di Caravaggio: è una forma di conoscenza che arriva a noi dai sensi, è il dramma dal punto di vista di Caravaggio che io “conosco” non appena il mio “senso” della vista entra in contatto con un suo quadro; e più conosco il Caravaggio come uomo e come pittore, più sono in grado di apprezzarne anche intellettualmente le sue opere. Di conseguenza, quando parliamo di “valore estetico”, dobbiamo riferirci alla capacità che l’opera ha di farci conoscere qualcosa attraverso i sensi: una bandiera rossa ci dice che andare in mare è pericoloso. Ma essa può esprimersi ai nostri sensi solo attraverso la sua esteriorità, la sua espressione; attraverso, appunto, il suo “valore espressivo”, cioè il colore della bandiera. Per prima cosa è bene chiarire che non possiamo considerarli distintamente, soprattutto in ambito di arti visive, perché a seconda di come rappresento una data cosa automaticamente trasmetterò una data sensazione. Questo perché il “valore estetico” di un’opera è la sua capacità di trasmettere emozioni e idee attraverso la sua esteriorità, e il “valore espressivo” è la conformazione di questa esteriorità. Facciamo un esempio. Di Caravaggio sono famosi soprattutto l’uso del chiaroscuro (valore espressivo) e la drammaticità (valore estetico): Caravaggio, infatti, riesce a conferire un senso di dramma a ogni suo quadro, anche di soggetto non necessariamente drammatico.


Come fa? La risposta è che, anche se il soggetto non è drammatico, il modo in cui viene rappresentato è drammatico, perché l’uso del chiaroscuro riesce a esprimere il pathos. È, semplificando, come un semaforo: il semaforo (il soggetto) non cambia, ma – a seconda del colore che assume (valore espressivo) – cambia il suo significato (valore estetico).

Se abbiamo detto che, a grandi linee, il “valore espressivo” è il modo in cui io rappresento qualcosa e il “valore estetico” è la sensazione che io traggo nel fruire un’opera, potrebbe scappare a qualcuno la seguente equazione: il valore estetico è il contenuto e il valore espressivo è la forma dell’opera.


Ma sarebbe una forzatura troppo inadatta e troppo grossolana per essere esatta: si può avere un’opera formalmente perfetta ma che non coinvolge o un’opera magari zoppicante ma emozionantissima; opere che si fanno ammirare per la loro concettualità senza scatenare sensazioni o opere semplici ma avvincenti.

Fin qui tutto facile se ci riferiamo all'arte figurativa, in cui i codici visivi sono consueti, rappresentativi ma nell'arte astratta? Se guardiamo la foto di dettaglio dell'opera di Anselm Kiefer (qui sopra e sopra ancora), l'elemento estetico di impatto rappresentativo trasmette una espressività tragica ed un forte phatos.



Texture



Texture è la parola che si utilizza per identificare la trama o più letteralmente la “tessitura” di un’immagine..

La natura, come sempre, offre moltissimi esempi da cui trarre ispirazione, basti pensare al tronco ruvido e “rugoso” di un albero, ad una distesa di sassolini colorati o, perché no, alle strisce di una zebra! Tutte immagini che, in parole semplici, presentano delle superfici particolari: in alcuni casi regolari, in altri meno (i sassolini di diverse dimensioni, ad esempio).


Ma attenzione! Si può parlare di texture solamente quando siamo di fronte ad un’immagine, ad esempio una ripresa molto ravvicinata, che ci permette di riconoscere una “grana”, un rilievo. Le texture nell’arte e nell’architettura hanno avuto, ed hanno tuttora, un ruolo molto importante.

Molti edifici presentano facciate realizzate con trame che hanno reso tipico uno stile architettonico. Ad esempio, le piastrelle decorate con motivi geometrici presenti negli edifici costruiti nello stile islamico, ma anche i diversi tipi di opere murarie di età romana come l’opus quadratum o l’opus reticulatum, o ancora, i grattacieli dalle pareti ricoperte da lastre specchiate.


Anche il mondo dell’arte si è interessato all’utilizzo delle textures, tanto che alcuni artisti hanno dedicato buona parte della loro ricerca espressiva proprio in funzione della superficie e della materia del quadro.

La seconda metà del Novecento ha visto il periodo di massima espressione delle texture nell’arte. In un sottile confine tra pittura e scultura, gli artisti cercavano di ricreare, visivamente, sensazioni tattili e di tridimensionalità.

Alberto Burri (foto sopra) fu uno di questi. I suoi lavori esprimono perfettamente il concetto di texture. Frammenti di plastica bruciata o cellophane e superfici che ricordano i terreni aridi del deserto (ma che sono realizzati con materiali artificiali) sono solamente due esempi, tra i tanti possibili, della ricerca compiuta dall’artista.


In America invece, i dipinti di Jackson Pollock (qui sopra) e il suo dripping, ricreavano trame totalmente differenti ma altrettanto interessanti. Quasi ipnotiche, le trame di Pollock riflettono lo stato d’animo in cui sono state dipinte dall’artista che, come uno sciamano, danzava intorno alle grandi tele schizzando e rovesciando il colore con gesti ampi e dettati dal momento. Esplosioni di colori, tratti, linee che ricordano le sfumature dei marmi e dei graniti.



 

PERCHÉ GLI ELEMENTI DELL'ARTE SONO IMPORTANTI?

Gli elementi dell'arte sono importanti per diversi motivi. Innanzitutto, e soprattutto, una persona non può creare l'arte senza utilizzare almeno alcuni di essi. Nessun elemento, nessuna arte - fine della storia. E neanche parliamo di niente di questo, vero?

In secondo luogo, sapendo quali sono gli elementi dell'arte sono ci permette di descrivere ciò che un artista ha fatto, analizzare quello che sta succedendo in un pezzo particolare e comunicare i nostri pensieri e scoperte utilizzando un linguaggio comune.

I musicisti possono parlare della chiave di "A" e tutti i musicisti sanno che significa "un passo relativo a 440 oscillazioni al secondo di vibrazioni". I matematici possono usare l'algoritmo "molto" di base e sentirsi sicuri che la maggior parte delle persone sa che significa "una procedura passo passo per eseguire il calcolo". I botanici di tutto il mondo utilizzeranno il nome "rosa rugosa", piuttosto che il molto più lungo "quello rosa di arbusto antico - sai, quello che lascia i fianchi in autunno - con i fiori pet petali che possono essere gialli, bianchi , Rosso o rosa ". Questi sono tutti esempi specifici di un linguaggio comune che è utile per un discorso intelligente (e abbreviato).


Così è con gli elementi dell'arte. Una volta che sapete quali sono gli elementi, puoi usarli e leggerli, di volta in volta, e non mettere mai un piede sbagliato nel mondo dell'arte.

Prendete un dipinto a vostra scelta e poi cercate di leggerlo con queste informazioni e vedrete che capirete di piu e meglio ciò che vedete e potrete anche raccontarlo.

Hai trovato un lavoro non identificato nella mansarda di tua zia? Prova a "capirlo" attraverso l'uso che ne è stato fatto degli elementi, così avrai una prima idea della qualità, della ricerca che esprime, poi, quando descriverai il pezzo a qualcuno che potrebbe essere in grado di fornire ulteriori informazioni, potrai dirgli "È un'incisione, è su carta, ha movimento e c'è un lavoro sulle luci", se gli dicessimo solo se ci piace o meno non gli avremo detto nulla del dipinto, del quale non saprebbe nulla, al massimo potrà intuire i nostri gusti e di certo la nostra incompetenza.

L'uso degli elementi e sopratutto la loro comprensione ci aiuta a capire l'arte; quante volte davanti ad un'opera ci si lancia in interpretazioni pseudo psicologiche dell'artista, il che può starci, ma prima facciamoci aiutare dagli elementi dell'opera, dalla loro interazione, una volta fatto questo, allora ci sarà molto piu facile non dire strafalcioni e sostenere le nostre idee con dati oggettivi.

Avete visto come gli elementi dell'arte sono divertenti e utili? Ricordate: linea, forma, spazio, struttura, valore, texture e colore . Conoscere questi elementi vi permetterà di analizzare, apprezzare, scrivere e chattare sull'arte, oltre ad esservi di aiuto se si crea l'arte.

 

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