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ARTEFIERA 2018: BILANCIO POSITIVO DI UN DECLINO. Le condizioni per il rilancio secondo IAM


La 42esima edizione di Arte Fiera, inaugurata il primo febbraio alla presenza di autorità, collezionisti, istituzioni e stampa, chiude registrando 48.000 presenze e sono numerosi i dati che confermano il successo della scelta curatoriale intrapresa nel 2017 e consolidata quest’anno da Angela Vettese, che ha rinnovato la più longeva fiera d’arte moderna e contemporanea d’Italia.


In particolare vanno letti come risultati importanti: l’aumento dei premi destinati ad artisti e gallerie, la nascita di un Fondo Arte Fiera da parte della Fondazione Carisbo che con quest’atto andrà ad arricchire le Collezioni d’Arte e di Storia della Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna, e la acquisizione da parte della Fondazione MAST di alcune opere fotografiche. Inoltre, la Fiera ha visto una particolare flessibilità d’iniziative tra performance, percorsi di opere installate in città, stand con focus su artisti specifici, esposizione di libri rari, e un convegno sul rapporto tra fiera e mostra che ha coinvolto numerose riviste e università.

Gli eventi che hanno fatto da contorno alla fiera bolognese ArtCity e l'indipendente SetUp, la notte Bianca dell'arte, i musei e le gallerie aperte hanno registrato un successo di pubblico significativo. Vitalità cittadina come non accadeva da anni nei percorsi Polis e Art City, grazie all’azione congiunta di BolognaFiere e Comune di Bologna. Polis quest’anno è stato articolato nelle declinazioni Polis/Artworks,Polis/Cinema a cura di Mark Nash, Polis/Special Projects: Performing the Gallery a cura di Chiara Vecchiarelli e Polis/BBQ. Feste private in alcune case di collezionisti e nelle fondazioni private, ma anche migliaia di persone in città per Art City White Night, a confermare Bologna capitale italiana dell’arte moderna e contemporanea.


Valutata così ArteFiera segna un nuovo successo eppure la nostra sensazione è che qualcosa non vada e potrebbe andare meglio, anzi dovrebbe andare meglio. Complessivamente le gallerie straniere continuano a non venire piu alla fiera bolognese e le gallerie italiane vi approcciano come ad un supermercato "del fuori tutto" o propongono spesso, troppo spesso magnifici lavori di moderni, ma non era la fiera del contemporaneo?


Quindi se i conti di pubblico (sicuramente) e di vendite (forse) tornano ma la fiera non convince, c'è un problema di formula della fiera stessa che va ripensata ed aggiornata, perchè continua a non convincere galleristi e collezionisti, soprattutto quelli del settore contemporaneo, che hanno lamentato una fiera sottotono, costruita secondo logiche che non funzionano più e di scarsa qualità. Negli ultimi dieci anni circa la fiera - una delle più antiche in Europa - ha perso attrattività, le grandi gallerie italiane d'arte contemporanea non vi partecipano più, gli stranieri sono completamente assenti, si sente la concorrenza delle altre fiere italiane, Miart, Artissima, e ora anche ArtVerona.



Non convince soprattutto il mix di gallerie di primo e secondo mercato, seppure ci sia più respiro tra gli stand rispetto al passato. Anche a livello di pubblico quest'anno molti hanno avuto l'impressione che ci sia stato un calo, sebbene i dati ufficiali parlino di 48mila presenze, in linea con i dati dichiarati l'anno scorso. In molti sostengono che sia necessario ripensare completamente la fiera e darle una direzione precisa, perché quella attuale è in discesa. E non si tratta di una questione di vendite, perché secondo quanto riportano i galleristi le vendite ci sono state, ma non possono essere quelle il metro di giudizio della fiera. Mancano la qualità e l'energia.



Non a caso rispetto alle gallerie di contemporaneo si sono dette molto più soddisfatte le gallerie di moderno, ma anche da parte loro ci sono delle riserve: gallerie con in stand opere con un prezzo medio tra 50mila e 100mila euro, hanno venduto alcune opere ed hanno incontrato molti collezionisti, ma spesso già conosciuti, alcuni nuovi.



Certo la fiera di Bologna ha perso di centralità rispetto a qualche anno fa; Angela Vettese ha fatto un ottimo lavoro, ma non è supportata da un management adeguato per fare concorrenza alle altre fiere, sia italiane che non. I progressi che ha fatto Miart in questi ultimi anni sono sbalorditivi rispetto alla apatia di Bologna, una fiera che si è troppo seduta sugli allori e, con una gestione affidata ai politici e ai burocrati, ha perso molte posizioni nel ranking. Ma il mercato è vivo e questa è la cosa più importante!

Anche per il pubblico, i visitatori, una 4 giorni di full immersion saltando da una parte all'altra non aiuta certo a capire, a vedere e scegliere ed a godere. E di certo non si può salvare una Fiera con la biglietteria.



Bologna non è Milano per spazi espositivi ma per servizi, tradizione, esperienza può fare concorrenza, ma si deve ripensare per essere attrattiva e competitiva. A nostro avviso alcune proposte potrebbero davvero non solo risollevare la fiera bolognese, ma lanciarla oltre la dimensione italiana. La nostra proposta è quella di pensare la fiera come uno spazio senza confini, come d'altronde è l'arte e convolgere nella fiera stessa musei (non solo bolognesi), case d'asta, operatori del settore internazionale del mercato dell'arte. Non dimentichiamo che con la Brexit, alcuni servizi ed eventi che in passato erano ospitati nella capitale inglese con fondi europei tra un poco dovranno trovare collocazione e Bologna e la sua fiera hanno tutto per potersi proporre.


Aprire le porte agli operatori dell'arte e non solo alle gallerie come musei internazionali, case d'asta, banche con servizi finanziari legati all'arte, progetti speciali internazionali porterebbe a Bologna il gotha dell'arte in tutte le sue sfumature e con questo gallerie importanti, artisti di primo piano, e collezionisti di alta gamma.

Certo non è cosa facile da fare in poco tempo, ma nulla è facile se si vuole sopravviere e rilanciarsi e Bologna può.

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