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ARTE E BOMBARDAMENTI VISIVI. INTERNET, I SOCIAL E L'IMMEDIATEZZA DEL CONTEMPORANEO


Sempre più circondati da immagini, stimoli e visioni l’uomo contemporaneo è sollecitato ogni giorno dai sistemi più disparati che diffondo culture, pensieri e idee attraverso forme e colori. Internet in primis, i social network, le videocamere negli smartphone, l’immediatezza con cui si fissano e diffondono le immagini stesse, sono veicolo di una grande memoria globale a cui tutti hanno accesso e catalogare la miriade di stimoli quotidiani risulta praticamente impossibile.


Tanti input portano spesso alla confusione e al caos perché sobbarcati di troppe indicazioni e un po’ si perde la spontaneità del momento così come si arriva a tralasciare la creatività e la fantasia con un bollato “già visto, già fatto”. Lucio Fontana (qui sopra) diviene "quello dei tagli che sapevo fare anche io" dimenticando che fu colui che per primo, grazie a quei suoi tagli, superò il confine tra pittura e scultura. Si, è vero, oggi forse tutto è stato detto, scritto, sperimentato, creato, ma questo non significa che si debba agire con noia o con la paura di essere tacciati di copiare e plagiare qualcuno, la comunicazione visiva nel mondo contemporaneo viaggia molto più veloce di qualche decennio fa, anzi, la trasmissione delle cose finisce, in questo modo, per trovare sempre più soluzioni diversificate a favore di un uso e consumo sempre più rapido e, a volte, poco classificabile e di facile ricordo futuro.


Si bruciano in questo modo le possibilità di confronto, non si ha il tempo di arrivare al cuore delle persone, si dimentica un passato recente a favore di un futuro prossimo e subito tutto si accavalla e si perde. Non si ha il tempo per fagocitare le cose, per sedimentarle e studiarle perché la notizia di oggi domani appare già superata. La provocazione subentra all’emozione, il citazionismo lascia al posto alla novità e, di esposizione in esposizione, di fiera in fiera, di Biennale in Biennale avanza il tempo e la creatività. Ecco allora che il passato appena trascorso lo si rivede oggi con la dovuta calma, respirando e non tirando il fiato, assaporando e non ingozzandosi di colori e forme nuove. Il sapore è un senso che si gusta dolcemente, piano piano senza ingurgitare per riempire gli spazi dello stomaco, la fame atavica porta a soddisfare un bisogno primario, ma il piacere di ciò che si assapora richiede tempo, cura e scelta accurata.


Andy Warhol aveva profetizzato che “In futuro ognuno sarà famoso per almeno 15 minuti”, ora basta poco meno, con il rischio di essere scordati. In un mare pieno di pesci la scelta diventa grande, ma anche dispersiva: pseudo artisti neo pop, improbabili concettuali, performance inconcludenti al limite del ridicolo, scopiazzanti autori di Avanguardie storiche, imbarazzanti scultori che fanno da pendant ad altrettanti pittori inutili quanto le loro tele imbrattate, esposizioni tacciate sotto il nome della cultura che non vanno oltre la sede e i “lavoretti” esposte nelle pro loco locali. Non si tratta di essere saccenti o dotati di cattiveria verso il prossimo, ma di obiettività nelle cose che si vedono e che invadono i nostri pensieri e visioni. Non tutto quello che si propone è da considerare arte, non tutto quello che appare è essenzialmente necessario, non tutto quello che si dice, pensa e crea è meritevole di essere condiviso, si tratta spesso di “inquinamento visivo” poiché si toglie così spazio alle immagini e alle idee che sono in ogni caso degne di nota, ma nascoste dalla moltitudine di “cartoline visive” che ottenebrano la visione.


Marcel Duchamp diceva: “Il grande nemico dell’arte è il buon gusto”, bearsi di saper fare arte, di essere artisti e di non essere obiettivamente capaci con se stessi perché “tanto-lo-fanno-tutti” è il primo errore che si commette. Seguire le mode del momento creando performance, disegnando sui muri, passando ad essere da pittori a scultori e viceversa, desume che non c’è una vera capacità critica in sé ma solo un voler a tutti i costi condurre una ricerca fatta di visibilità e non di struttura, a volte basta anche solo imparare a “guardare” e non sempre solo a “vedere”. Bombardamenti visivi a parte, situazioni in cui l’uomo si trova suo malgrado costretto a visionare lo spazio circostante in una costante globalità di aspetti visuali, importante resta la capacità di scernimento e di studio di ciò che si appresta al nostro occhio, essere curiosi e attenti ai cambiamenti, alle situazioni e alla miriade di immaginifiche e illimitate possibilità della creatività.


 

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