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ARTE E CONDIVISIONE: SE TU HAI UNA MELA... ECCO COME SI INVESTE IN FANTASIA


La creatività ha bisogno sempre di nuovi stimoli e di nuove fonti alle quali ispirarsi e rivolgersi, nuovi percorsi e situazioni arrivano sempre a decretare l’inizio di un viaggio mentale ed emozionale che si tramuta poi nell’opera d’arte. Come si sviluppa la creatività? Come si investe nella fantasia? Non c’è un metodo per poter accrescere le idee, non tutto arriva semplicemente accomodandosi e aspettando, non ci sono sprazzi geniali e improvvisi che folgorano la via e poi squarciano le menti. No, la creatività ha bisogno di essere vezzeggiata, ricercata e soprattutto stimolata e studiata, è importante il sapere, lo studio e il confronto con il mondo esterno.


Non si deve mai temere di essere contaminati dalla creatività altrui, anzi, il piacere della ricerca aumenta sempre più quando si è a contatto con altri esempi e soluzioni. Come abbiamo detto in un altro articolo, tutto è stato inventato già, tutto è stato già fatto. Vi ricordo la frase di Picasso, inventore di uno dei piu innovativi movimenti artistici come il cubismo, affermava "I mediocri imitano, i geni copiano" e non era certo un modesto da considerarsi mediocre, quindi... traete voi al sua conclusione. Non bisogna nascondersi dietro un dito; senza prendere ispirazione e reinterpretare direttamente non esiterebbe l'arte ne il progresso. Come siamo geneticamente simili ai nostri genitori, ma non per questo siamo delle copie, così le opere a tema sacro di Leonardo da Vinci non sono la copia pittorica dei testi sacri.

Le proprie idee, se condivise, maturano e sviluppano nuove forme creative e ulteriori nuove visioni, senza temere che quest’ultime vengano rubate o tolte al proprio percorso.


La diffusione dei social network ha contribuito in maniera notevole alla diffusione delle immagini e delle idee, in tempo reale il mondo si connette e propaga forme e colori entrando di prepotenza nell’immaginario collettivo e insinuandosi poi nell’io creativo di ognuno. Come in tutte le cose, come tutti gli strumenti essi sono di per se potenzialmente utili, ciò che li rende "realmente" utili è l'uso che se ne fa e qui entra il valore aggiunto dell'uomo o se preferite dell'artista. Questa opportunità va saputa gestire; le idee che ci vengono offerte in numero massiccio e contrastante dai nuovi mezzi, sono spesso ridotte a mere informazioni, spunti, stimoli ed è da qui che interviene la qualità del singolo che poi si confronta con altri singoli nell'approfondire, capire, studiare, interpretare grazie al confronto ed allo scambio. Mi direte che è un lavoro non semplice e pieno di insidie? Certamente! Ma condividere porta risultati a te, non puoi pretendere che gli altri facciano anche il lavoro al posto tuo. Se non scambiate nulla di utile per gli altri, seminerete il nulla e nessun frutto a voi utile potrà mai maturare e darete la colpa alla aridità altrui.


Come è possibile immaginare che Salvador Dalì abbia mai potuto dipingere il Cristo di San Giovanni della Croce (qui sopra) senza essersi confrontato con tutta la storia dell'arte a lui precedente e come mai avrebbe potuto dargli la sua inconfondibile impronta senza confrontarsi con il tempo a lui contemporaneo? É invece piuttosto credibile che Dalì sia rimasto affascinato ad esempio dal Cristo Morto del Mantegna (qui sotto) in cui e facile riconoscere una affine drammaticità ed una esaltazione prospettica, ma questo nulla toglie a Dalì, anzi aggiunge. La storia dell’arte stessa insegna come i grandi maestri del passato hanno sempre cercato la contaminazione e la diffusione delle idee, ne sono dimostrazione i circoli artistici, i salotti, i ritrovi stessi in associazioni e movimenti, con relative influenze od omaggi compiuti all’arte e alla creatività dell’artista citato.


Dai primi giotteschi che si rifanno, appunto, allo stile di Giotto cercando poi di trovare una propria cifra stilistica a Michelangelo che ricopia e studia gli affreschi di Masaccio, alle copie rivisitate dell’Ultima cena di Leonardo da Vinci che si disseminano in tutta Europa, alle nature morte seicentesche dei pittori fiamminghi e olandesi, fino ad arrivare alle ricerche via via fatte negli anni sulla forma e sulla visione passate dal Realismo all’Impressionismo.


La serie di esempi potrebbe poi continuare nel mondo contemporaneo con le dimostrazioni in campo pittorico Paul Klee e Wassily Kandinskij (insieme nella foto qui sopra) si stimavano esplicitamente e dichiaravano di prendere ispirazione l'uno dall'altro si scambiavano idee che poi trasferivano nelle loro opere quasi in un costante omaggio reciproco (come nelle due opere qui sotto dello stesso periodo), senza scordare poi il contributo di Pablo Picasso nei confronti della storia dell’arte mondiale quando rifà i capolavori del passato omaggiandoli con il suo inconfondibile stile, via via fino ad arrivare agli esempi della Pop Art con Andy Warhol e Roy Lichtenstein, per pervenire ai giorni nostri con le citazioni sia cinematografiche che pubblicitarie, e gli esempi si ritrovano in ogni campo dal fumetto con Milo Manara e Hugo Pratt al campo letterario che conta i figli e i nipoti o gli antesignani di romanzi fantasy quali Il Signore degli anelli o Harry Potter.


Wassily Kandinskij

Tutti gli esempi sopra citati aiutano a capire come la diffusione delle idee avvenga senza timore di perdere qualcosa, ma di sicuro si allargano invece gli orizzonti e i pensieri che si trasformano poi in nuove espressioni. Per questo, rinchiudersi nel proprio fantastico mondo senza spingersi oltre l’isolato metro quadro vitale porta solo a recar danni esaltando il proprio ego, autoconvincendosi che il proprio operato è unico e irripetibile con punte egoistiche che sfociano in assurde paure come quella di essere copiati, plagiati o peggio ancora derubati della propria creatività. L'artista che si rinchiude ottiene l'effetto contrario: perde di originalità e di autenticità, manca di stimoli e di confronto



Paul Klee

Esplosivo e costruttivo è lo scambio culturale, ma mai a senso unico, rimangono invece in circolazione le idee e lo scoppio della creatività, perché? Perché quando si finisce per diffondere quello che si pensa, quello che si riceve non è mai una parte sola di ciò che si è dato, ma un insieme che torna indietro moltiplicato ed è qui, se si ha talento, (ma altrimenti parleremo di nulla).

 

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