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GROSSETTI ARTE INAUGURA DOMANI A VENEZIA DUE MOSTRE. “Fiori dipinti da me e da altri al 201 %” ED “I


Felipe Cardeña: “Fiori dipinti da me e da altri al 201 %” Andrea Zucchi: “Impressioni Satellitari” Inaugurazione: sabato 17 giugno 2017 dalle 18.30 Dal 17 al 29 giugno 2017

La galleria Grossetti Arte presenta due mostre personali che si terranno in contemporanea a Venezia nelle sale al piano terra dello storico palazzo Brandolin Rota, proprio a fianco del Ponte dell’Accademia. Le mostre sono “Fiori dipinti da me e da altri al 201 %” di Felipe Cardeña , e “Impressioni Satellitari” di Andrea Zucchi. “Fiori dipinti da me e da altri al 201%” è un omaggio dichiarato da parte di Felipe Cardeña, artista spagnolo dalla biografia incerta e fantasmagorica, a uno dei grandi pittori italiani del Novecento, Tancredi Parmeggiani, e alla sua ultimissima produzione, che segnò un passaggio importante dell’arte dei primi anni Sessanta, tutta incentrata sul tema della Natura e dei fiori.

Piccolo romanzo futurista, 2010 collage on canvas 50x40

Così presenta la mostra il curatore Umberto Zampini: "Inno polifonico alla creatività, alla vita, alle relazioni complesse che rendono umana la vita degli umani. "Fiori Dipinti da me e da altri al 201 %" immerge nella complessità della vita svelata dall'Arte. Felipe Cardeña inscena una sorta di teatro dei conflitti. Elementi di "cultura alta" provenienti dal mondo intero usato nella sua totalità senza remore o timori, ma sempre con amore, mescolati, sovrapposti, assaliti, accompagnati dalla straordinaria fioritura di altrettanti brani di cultura popolare. Arte felice che non subisce la sua e le altrui storie, ma che, con grazia pop, smaglia e allarga la concezione stessa di stile artistico, di arte contemporanea, sovvertendo la concezione dialettica di alto (culturalmente) e basso, di occidentale e non, di soggetto e sfondo, di finito e in corso d'opera, di opera e allestimento. Sovversione che inizia sin dal titolo (dichiarato omaggio a Tancredi) in cui Cardeña accoglie assieme a sé gli altri, e lo si vedrà in mostra: quegli "altri" che aiutano, anche fisicamente, manualmente l'artista a restare in contatto col mondo, a rimanere in contatto e ad interagire, a fuggire dall'egocentrismo per restituirci una visione di nuovo sociale del nostro vivere ed agire, consapevole che se siamo ciò che siamo lo dobbiamo solo all'organizzazione solidale tra esseri viventi."


The Chinese Dragoon, 2009 collage on canvas 40x50

A fare da ideale fil rouge alle due mostre – quella di Tancredi del ’ 62 e quella di Cardeña di oggi – sono, oltre al luogo in cui entrambe sono ospitate, la tecnica utilizzata (il collage, che Tancredi mescola al linguaggio pittorico, inserendo fiori dipinti da altri artisti nei suoi dipinti, e che Felipe utilizza da sempre come mezzo privilegiato delle sue composizioni) e il tema dei fiori, a cui l’artista veneto era tornato negli ultimi anni della sua esistenza con un impeto di vitalità, di desiderio di naturalezza e di rifiuto delle ipocrisie sociali , e che per Cardeña è , analogamente, un mezzo per esprimere un afflato di “Peace and Love” universali, in una riproposizione iperbolica e contemporanea dell’estetica Flower Power degli anni Sessanta.

Ganesh Bon Chic Bon Genre, 2010 collage on canvas 80x80

In mostra, oltre a un curioso allestimento fatto di stoffe provenienti da ogni parte del mondo che ricoprono per intero le pareti d’ingresso del palazzo, mescolate a collane, monili, fiori di stoffa e di carta, sono esposti una decina di quadri a collage, col motivo floreale tipico dell’artista (che Gillo Dorlfes ha battezzato come perfetto esempio di “kitsch elitario e consapevole”), sui quali campeggiano divinità indu, cattoliche e pagane, e poi decorazioni orientali, personaggi dei cartoni animati e icone pop, oltre a immagini rubate ad altri artisti che si nascondono all’interno del fittissimo pattern colorato dell’artista. Un mix di citazioni e di rimandi, di “furti” e di riferimenti, che si sposano perfettamente col provocatorio titolo della mostra: benché dipinti da lui o dal altri, i fiori di Felipe sono infatti sempre realizzati, parafrasando Tancredi, “al 201%”.



“Impressioni Satellitari” 2010 di Andrea Zucchi

La seconda mostra ospitata, in contemporanea a quella di Felipe Cardeña, nelle sale al piano terra di Palazzo Brandolin Rota, è “Impressioni Satellitari” di Andrea Zucchi. Nato a Milano nel 1964, dove vive, Andrea Zucchi lavora da anni sul crinale che separa iconico e aniconico, con modalità e tecniche di volta in volta differenti, dalla pittura a olio al disegno a biro all’installazione. L'intero lavoro pittorico di Zucchi è punteggiato da riflessioni sul senso più profondo del fare arte, e specificatamente del praticare il mezzo pittorico, rispetto alle immagini che il mondo e la natura ci offrono oggi, anche attraverso gli infiniti media di cui la contemporaneità si è dotata. Dal riferimento al neoplasticismo di Mondrian in relazione alla figurazione del paesaggio naturale, al ragionamento sul condizionamento che i nuovi codici digitali offrono alla nostra percezione del reale, fino all’utilizzo di comuni cartoni da imballaggio come supporto privilegiato per la creazione di sculture astratto-geometriche dai colori accesi e dalle suggestioni pop, l’artista ha cercato sempre un possibile punto di mediazione tra la tradizione aniconica e la raffigurazione del reale.


“Impressioni Satellitari” di Andrea Zucchi



In questa mostra, Zucchi presenta un nuovo ciclo di opere, tutte dedicate ai “paesaggi satellitari”, nei quali la raffigurazione di lembi di terra vista dal satellite assumono, ancora una volta, l’aspetto di composizioni astratte, svincolate da qualsiasi preciso riferimento iconografico. Le “impressioni satellitari” di Zucchi, rielaborate con colori acidi e assolutamente innaturali, divengono così ancora una volta un pretesto per una riflessione sul fare pittorico, sull’ambiguità della forma e sulla forza pura del colore, indipendentemente dalla sua aderenza al dato reale. Nel gap che si instaura tra l’idea di paesaggio che la nostra mente e la nostra visione hanno saputo elaborare grazie alle più moderne tecnologie satellitari, e il senso di stupore verso il “sublime” naturale che è connaturato all’uomo fin dalla notte dei tempi, si nasconde il senso più profondo del nuovo ciclo di lavori dell’artista milanese.

“Impressioni Satellitari” di Andrea Zucchi

“Fiori dipinti da me e da altri al 201 %” di Felipe Cardeña, e “Impressioni Satellitari” di Andrea Zucchi appartengono a un ciclo di mostre studiato dalla galleria Grossetti Arte in occasione della 57. Esposizione Internazionale d'Arte di Venezia, per il periodo di giugno-luglio 2017, inaugurato con “Threads”, bi-personale degli artisti Carla Mura e Dado Schapira. A seguire, nello stesso spazio, si terrà “The Mistery of Form”, collettiva che riunisce quattro artisti cinesi (Ma Lin, Zhao Lu, Liao Pei, Li Zi), il cui lavoro si situa sul sottile crinale tra astrazione e figurazione, che sarà aperta dal dall’1 al 20 luglio 2017. VADEMECUM: Felipe Cardeña: “Fiori dipinti da me e da altri al 201 %” Andrea Zucchi: “Impressioni Satellitari” a cura di Umberto Zampini Inaugurazione: sabato 17 giugno 2017 dalle 18.30 Dal 17 al 29 giugno 2017 Orari: lunedì – sabato, 10:00 – 19:00 (orario continuato) Informazioni: galleria@grossettiart.it – Tel. + 39 344 2046825 Palazzo Brandolin Rota Rio Terà Foscarini 878 30123 Venezia (fermata vaporetto Accademia)



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